sabato 21 gennaio 2012

Il teatro naturale dell'Oklahoma. Il paesaggio americano dal mito della frontiera ai new topographs

LABORATORIO DEL MUSEO DI FOTOGRAFIA DEL POLITECNICO DI BARI

Martedi' 24 Gennaio 2012   Il teatro naturale dell'Oklahoma. Il paesaggio americano dal mito della frontiera ai new topographs"

Carlo Garzia  Aula Multimediale ore 17 ,15 – 19,00 Palazzo Politecnico Via Amendola 126/b 

Parcheggio libero del Politecnico alle ex Officine Scianatico Via Amendola 136 
Il Laboratorio aperto il 13 dicembre 2011 si chiuderà a fine giugno 2012

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In “America”, l’ultimo romanzo di Franz Kafka, il teatro naturale dell’Oklahoma è la tappa finale del viaggio che l’adolescente Karl Rossmann intraprende dalla nativa Praga, da cui è stato scacciato dai genitori, in America per cercarvi fortuna.
Da New York qualcuno lo indirizza verso la regione dell’Oklahoma, in cui esisterebbe un’area molto ampia dedicata al tempo libero e  allo spettacolo e dove sarebbe possibile trovare lavoro. Questo luogo, immaginato più che esperito concretamente, acusticamente suggestivo, rappresenta perfettamente l’idea di un certo mito dell’America di quegli anni. Kafka la immagina come un paese caratterizzato da due elementi fondamentali: la scala fuori misura delle merci e degli spazi, ma anche il paese in cui lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la crudeltà e il grottesco nei rapporti umani sono un elemento fondamentale della sua cultura. Il tema, molto complesso sarà svolto in due incontri articolati in quattro aree principali:
·         La fotografia delle origini, attraverso il mito del West e della frontiera.
·         L’America rurale che avrà la sua conclusione drammatica durante la grande crisi del ‘29 e che tanta importanza ha avuto per la storia della fotografia moderna attraverso la FSA e autori come Walker Evans, Dorothea Lange e Ben Shan.
·         L’umanesimo e l’impegno sociale che si esprimono nel lavoro delle grandi agenzie fotografiche, la Magnum soprattutto, con autori come W.E. Smith, B. Davidson, sino a Koudelka.
·         La rivoluzione visiva ma anche comportamentale nell’approccio al soggetto che parte dalla generazione di Woodstock e del pacifismo sino alla scelta topografica che caratterizza tutti gli anni 70 e 80 e che si fa conoscere attraverso la grande mostra “New Topographics” del 1975, e che arriva con poche trasformazioni sino ai giorni nostri, influenzando profondamente tutta la fotografia europea. Il carattere totale del man altered landscape non viene modificato nelle sue ragioni e pulsioni profonde e inaugura una nuova visione egemone in cui le immagini di autori come Adams o Caponigro risultano fatalmente nostalgiche e false.
In Italia questa tradizione visiva arriva molti anni dopo l’antologia “Americana” di Vittorini (1941), solo con la ricerca e l’opera di Luigi Ghirri, ideatore del progetto “Viaggio in Italia”, nel 1984 e la più specifica “Dialectical Landscapes”, curata da Paolo Costantini, allievo prediletto di Italo Zannier.
L’elemento costante che attraversa l’enorme corpus della fotografia americana di paesaggio è soprattutto l’uso consapevole e critico della macchina di grande formato, con un riferimento costante alla pratica straight dell’immagine che vuol dire grande qualità e ricchezza di dettagli perfettamente a fuoco e anche onestà intellettuale nel non alterare lo stato delle cose quali sono, senza però cedere al mito teoricamente insostenibile di un’immagine che sia “pura oggettività”.

Per il Museo di Fotografia del Politecnico di Bari, Carlo Garzia

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Pio Meledandri
Direttore Museo della Fotografia  del Politecnico di Bari
Via E. Orabona n.4 70125  Bari
3293174796    3207130805   080/5963415  Fax 080/5963348

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