domenica 18 marzo 2012

Scatolette di tonno in trappola invadono Bari e l'Italia

Questa mattina, le scatolette di tonno di Greenpeace hanno fatto tappa in ventisei città italiane tra cui Milano, Roma, Palermo e Bari. A due giorni dal lancio della terza edizione della classifica “Rompiscatole” [1], i volontari baresi si sono travestiti da lattine di “Tonno in trappola” per denunciare i metodi di pesca distruttivi con cui troppo spesso viene pescato il tonno che finisce in scatola. Nel centro di Bari i volontari hanno distribuito i volantini con la nuova classifica “Rompiscatole” e hanno informato i consumatori sulla sostenibilità delle scatolette che mettono nel carrello della spesa. Rio Mare, il tonno più venduto in Italia, non si è ancora impegnato a utilizzare solo metodi di pesca sostenibili. Per spingerlo a cambiare, le scatolette di Greenpeace hanno chiesto agli italiani di firmare la petizione su www.tonnointrappola.it Sono già 21.000 le persone che hanno chiesto al leader del mercato italiano un sforzo concreto verso la sostenibilità. Al momento, Rio Mare non offre alcun prodotto sostenibile e si impegna solo a metà. Se vuole essere davvero il primo, deve eliminare dall’intera produzione metodi di pesca distruttivi, come le reti a circuizione con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), responsabili della cattura di esemplari giovani di tonno, e di numerose specie marine, tra cui squali, mante e tartarughe. Grazie alla campagna “Tonno in trappola” abbiamo dimostrato che i consumatori possono davvero fare la differenza. Se saremo in tanti a chiedere tonno sostenibile al 100 per cento, le aziende dovranno per forza cambiare. Tra i risultati più significativi registrati da Greenpeace l’impegno di molte aziende verso una maggiore trasparenza. Entro la fine del 2012, infatti, al posto della semplice scritta “Ingredienti: tonno”, ben dieci aziende delle quattordici in classifica riporteranno in etichetta nome della specie e area di pesca, e di queste, tre inseriranno anche il metodo di pesca. 
 Bene Asdomar, che rimane in cima alla classifica migliorando gli impegni e mettendoli in pratica. Offre in una parte dei propri prodotti il più sostenibile tonnetto striato pescato con canna e fornisce tutte le informazioni in etichetta. Lo segue Mareblu, per la decisione annunciata una settimana fa di utilizzare solo metodi di pesca sostenibili per il 100 per cento dei propri prodotti entro il 2016. Per entrare in fascia verde, però, servono fatti concreti applicati all’intera produzione.Callipo scende in classifica perché, nonostante dica di vedere nel 75 per cento dei propri prodotti tonno pescato senza FAD, non fornisce la sufficiente certificazione per garantirlo. Mentre agli ultimi posti troviamo Nostromo, MareAperto STAR, Conad e Maruzzella che non hanno adottato alcun criterio per garantire ai consumatori che il proprio tonno non arrivi da una pesca distruttiva.  



fonte: Greenpeace Bari

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