domenica 3 giugno 2012

No alla privatizzazione dei beni comuni - Le precisazioni del comitato pugliese


Sono giorni di fuoco questi, non solo per la calura estiva che finalmente pare arrivata. Ma anche per il botta e risposta indiretto e lontano tra il presidente della regione Puglia Nichi Vendola e il comitato pugliese Acqua Bene Comune. Pubblichiamo di seguito una nota di precisazione del comitato, con cui si cerca di spiegare le ragioni di una battaglia che non accenna a concludersi. Il popolo italiano ha votato in massa per la ripubblicizzazione dei servizi, ma la legge non prevede che all'esito referendario segua l'applicazione coatta. Per questa ragione e per l'immobilismo delle amministrazioni a tutti i livelli, queste ultime possono e potranno in futuro continuare a prevedere e a ottenere guadagni dall'offerta dei servizi pubblici essenziali. La regione Puglia è in tutto ciò il caso anomalo per antonomasia: il presidente Vendola, rivoluzionario gentile e cantore di un altro mondo possibile, nelle sue dichiarazioni nonché negli atti concreti non ha dato, e pare che non abbia intenzione, di dar seguito all'esito referendario. Intanto il suo comportamento provoca le ire del comitato e di tutti coloro lo hanno sostenuto e votato anche perché questi temi sembravano in campagna elettorale cari, anzi carissimi, anche a lui. Pertanto riteniamo importante continuare a dar spazio al pensiero del comitato, pubblicando la nota che segue.  

03.06.2012
Vito Stano

Riceviamo e pubblichiamo

Comunicato stampa 

Qualche giorno fa abbiamo espresso il nostro pensiero in seguito all’annuncio del Presidente Vendola circa l’imminente apertura ai privati dei servizi pubblici locali pugliesi, dai rifiuti, ai trasporti, all’acqua. Ieri il Presidente in una sua indiretta risposta, definisce il Comitato Pugliese Acqua Bene Comune “poco incline al pensiero”, affetto da “isteria ideologica” oltre che portatore di una “disinvolta ignoranza delle leggi”, privo di “rigore culturale e d’intelligenza politica”. Niente male per un governo che dichiara di volersi rivolgere ai movimenti! 
Del resto, per tutto l’anno scorso, nel corso dell'iter di approvazione del Disegno di Legge per la ripubblicizzazione dell’Acquedotto, il governatore ha pervicacemente ignorato ogni appello al dialogo giunto dal Movimento, né ha ritenuto di intervenire quando l’Assessore Amati ha risposto con pesanti insinuazioni a critiche mosse dal Comitato e rimaste sempre nel merito di quei punti della Legge sull'AQP poi dimostratisi fallimentari. Forse, i cittadini meritano un po’ di rispetto da chi è chiamato a governare, a loro nome, la cosa pubblica.
Non rientrando nel nostro stile comportamentale l’uso degli insulti (anche se confessiamo una certa preoccupazione quando a farlo sono coloro che rivestono ruoli istituzionali), intendiamo invece cogliere l’occasione per entrare nel merito della questione e aprire, seppure a distanza, quel confronto che chiediamo da più di un anno per affrontare - tecnicamente e politicamente - i “nuovi” nodi della questione.
Nonostante le “poco democratiche” politiche liberiste dettate da "poco democratici" organismi economici sovranazionali dell’Unione Europea, di cui il governo Monti è espressione, è ormai chiaro anche ai privatizzatori, che non c’è alcun obbligo comunitario a privatizzare i servizi pubblici locali. 
A nostro avviso anche il quadro giuridico nazionale non è blindato e, anzi, è notevolmente ambiguo e contradditorio, a cominciare dal fatto che il titolo dell’art. 4 del D.Lgs. 138/2011 -  “Adeguamento  della  disciplina  dei  servizi pubblici   locali  al referendum popolare e alla normativa dell’Unione europea”-  è  in contrasto con il suo contenuto, che, in realtà, va in tutt’altra direzione (era accaduto qualcosa di simile già nel settembre 2009 con il Decreto Ronchi che intitolava la norma privatizzatrice come “Adeguamento alla disciplina comunitaria”). Dobbiamo presumere che del nostro stesso avviso siano i giuristi che hanno elaborato il ricorso e la stessa Regione Puglia che lo ha presentato: altrimenti che senso avrebbe avuto ricorrere alla Consulta? Dunque, da un governo che accoglie la proposta dei giuristi dei quesiti referendari di presentare ricorso, non ci si aspetta certo che, fra le sue priorità, ci sia quella di arrivare preparato all’appuntamento “epocale” con i mercati e, così, arrendersi politicamente (e, ancor prima, culturalmente) al ruolo ritagliato ad hoc per il pubblico dal sistema liberista, ovvero esclusivamente quello di programmazione, regolazione e controllo. Come si può considerare questa prospettiva “un’occasione per il sistema pubblico”? 
Del resto, il fatto di predisporsi alla bocciatura dinanzi al giudice Costituzionale e di annunciarlo pubblicamente ancor prima che tale eventualità si sia verificata, ci sembra quantomeno prematuro. 
A noi non sfugge affatto che la privatizzazione (dei servizi idrici e non solo), oltre che essere incompatibile con l’idea di “bene comune”, possa solleticare appetiti criminali e mafiosi: difatti riteniamo che vada contrastata con ogni mezzo a disposizione. Per questo, come cittadini, interrogheremo, tutti i livelli istituzionali (compreso quello regionale) e continueremo a mobilitarci, con serenità e determinazione, perché le istituzioni rispettino la volontà popolare, così come si è espressa un anno fa con il voto referendario. 

Perché si scrive Acqua e si legge Democrazia

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

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