Il viaggio ideale che abbiamo iniziato nella città di Taranto, la città più inquinata d'Europa (Carlo Vulpio) prosegue e dopo aver parlato di "Invisibili", libro scritto a due mani dal giornalista dell'edizione tarantina de La Gazzetta del Mezzogiorno Fulvio Colucci e l'operaio e scrittore Giuse Alemanno; dopo aver parlato con un operaio dell'Ilva; dopo aver parlato con Vito Galiano, sindacalista Cgil ed esperto di malattie degenerative legate agli ambienti di lavoro; dopo aver raccolto le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente Corrado Clini; continua con le dichiarazioni del già ministro e segretario del Partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero venuto a Bari il 14 novembre scorso per presentare i quesiti referendari e discutere del futuro politico-elettorale con la base e con i movimenti espressione della società.
A
cura di Vito Stano
Paolo Ferrero, segretario Partito della Rifondazione Comunista Foto Archivio Vito Stano |
Segretario l’Ilva ha annunciato la
decisione di chiedere da lunedì 19 novembre la cassa integrazione per 2mila
operai degli stabilimenti di Taranto. Si parte col piede sbagliato?
L’Ilva
non vuole spendere i soldi per fare quello che dovrebbe fare, cioè la
riconversione ambientale del ciclo (di produzione, ndr), mettere in sicurezza
le cose, coprire quello che c’è da coprire e mettere le tecnologie che servono.
L’Ilva sta ricattando i lavoratori perché cerca di non tirare fuori i soldi,
noi diciamo che lì all’Ilva c’è una cosa molto semplice da fare: l’azienda deve
usare i profitti che ha fatto negli anni scorsi per applicare tutte le
tecnologie che servono e fare tutti i lavori che servono per evitare che quello
stabilimento continui ad inquinare il territorio e ad ammazzare la gente che ci
lavora, questo è quanto. Di acciaierie c’è ne sono ovunque e del resto
l’acciaio serve. Quindi l’acciaio va prodotto senza riempire di diossina il
territorio.
Il ministro dell’Ambiente
Corrado Clini e il ministro della Salute Renato Balduzzi sembravano sorpresi del contenuto del “Rapporto Sentieri”, quasi fosse la prima volta che certi dati venissero
pubblicati. Lei crede che per certi errori madornali dovrebbero lasciare
l’incarico che ricoprono?
Spero
che siano degli errori, perché è evidente che il ministro dell’Ambiente (Clini,
ndr) ha nei fatti coperto l’Ilva per mesi, addirittura credo abbia denunciato
chi tirava fuori i dati, che poi si sono rivelati essere i dati veri. Che
l’Ilva inquinasse lo sapeva tutto l’universo e lo sapeva quindi anche il
ministro dell’Ambiente. Il problema è che questo governo è effettivamente
espressione dei poteri forti, quindi non tocca le banche, non tocca le imprese,
non tocca le grandi multinazionali e difende i loro interessi invece che la
popolazione.
Quindi che fare?
Io
penso che questo governo se ne dovrebbe andare e nello specifico il ministro
dell’Ambiente dovrebbe andare a casa, perché la vicenda dell’Ilva è scandalosa.
Il punto però è che l’Ilva è stata tollerata da troppi nel fare i suoi porci
comodi, perché non è da oggi che l’Ilva inquina è da anni e in questi anni eravamo
pochissimi a denunciare i superprofitti dell’Ilva che da un lato sfruttava i
lavoratori e dall’altro inquinava l’ambiente. Quindi c’è una responsabilità di
questo governo perché ha negato l’evidenza, non è intervenuto quando avrebbe
dovuto. Ma il problema più generale è che bisogna cambiare l’orientamento
politico del governo e del parlamento nei confronti delle grandi imprese; non
si può continuare a tollerare qualsiasi cosa succeda.
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