La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue
il suo programma espositivo con Evil Sisters, la mostra personale di Giulia Caira, a cura di
Francesca Referza, la quale dice dell'artista: «conosco personalmente Giulia Caira (Cosenza, 1970) da diversi anni, nel corso dei quali ho
seguito l’evoluzione del suo lavoro con discrezione. Giulia Caira, torinese
d’adozione, utilizza soprattutto fotografia e video e, in venti anni di
carriera, ha modificato il proprio
linguaggio con la maturità acquisita nel tempo, senza tuttavia tradire
l’autenticità del messaggio originario. Inizialmente la Caira è ricorsa al
proprio corpo ambientandolo in luoghi fisici e psicologici, in cui l’aspetto autobiografico ed
autoironico veniva attutito per via di un approccio fortemente caricaturale».
L'immagine fotografica risultava particolarmente
accattivante per via di colori vitali e di una sensualità intuita piuttosto che
esibita. I soggetti di quei primi lavori, attraverso un sé spesso riprodotto su
superfici riflettenti, interpretavano tanto gioiosamente quanto
malinconicamente stereotipi femminili
tra i più comuni. Nel saggio scritto sulla serie Speculum della Caira del ’99,
Achille Bonito Oliva scriveva: ‘L'arte
di Giulia è, in breve, l'installazione dello specchio. […] La performance ha
come contesto il teatro domestico e gli oggetti di scena sono i materiali
appartenenti alla vita quotidiana della casalinga: la pellicola trasparente, il
foglio di stagnola, le borse della spazzatura e gli occhiali deformanti’.
In una recente intervista di Maja Pacifico pubblicata su
Andy Magazine, Giulia Caira ha dichiarato: «La mia casa era lo scenario ideale
per elaborare tale processo ed anche un modo per affrontarlo in assoluta
solitudine. Un percorso che considero concluso nel 2004 con il video Se stasera
sono qui, anno in cui mi sono spostata a
lavorare in un vero studio ed è stata l’occasione per ripensare tutto, cercando
strade nuove. Non volendo assumere il cliché dell'artista sempre munita di
carta stagnola e domopack, ho cercato
le stesse tensioni altrove, rinnovando il senso del mio lavoro con
l’introduzione di storie e luoghi dal mondo esterno».
In effetti la Caira, con le serie Domani felicità (2006),
Virago (work in progress dal 2008) e Terapia familiare (2009) sembra aver
acquisito una nuova consapevolezza, passando dalla messa in scena delle
conseguenze di una certa identità al femminile, alla più complessa analisi
delle cause. Ne Le parole nascoste (2009), lavoro con il quale l’artista ha
vinto il premio della tedesca Foundation Vaf nel 2012 (selezione 2011), Giulia Caira, con una
incredibile dose di trasformazione fisica, grazie a trucco ed abbigliamento e ad un’ottima
capacità interpretativa, ha affrontato la dicotomia tra l’essere e l’apparire
messa in discussione a partire dal classico tavolo di lavoro di forma ovale,
topos della mistificazione per eccellenza.
Dunque è
l’identità a 360 gradi al centro della ricerca dell’artista, la sua
complessità e fragilità alla prova dell’io soggettivo e di quello collettivo.
Nelle diverse interpretazioni di Virago (termine con cui si definisce una donna
che, per aspetto fisico e modo di pensare, ha caratteristiche più vicine al
modello maschile che a quello femminile), la Caira si è concentrata sull’analisi di una certa identità femminile.
In quest’ultimo progetto tornano quelle caratteristiche caricaturali dei primi
lavori dell’artista, che tuttavia da fotografici sono diventati quasi
cinematografici.
Il mio lavoro – afferma l’artista – nasce
dall'osservazione della condizione umana, esaminando storie provenienti da cronaca, letteratura, cinema, musica. Sono
interessata alle distorsioni della natura umana, quelle che esprimono le
contraddizioni del nostro tempo. In un certo senso ho delle visioni e cerco di
metterle in scena. Nei progetti più
recenti di Giulia Caira è possibile intravedere in nuce il tema oggetto del nuovo video Evil
Sisters (Perfide sorelle), il cui titolo riprende quello di un saggio del ’96
dell’americano Bram Dijkstra, in cui
l’autore analizza le motivazioni dell’affermazione, tra Ottocento e Novecento
dell’immagine, nell’arte e nella letteratura, di una donna vampiro, peccaminosa
e sessualmente pericolosa, in antitesi a quella rassicurante della donna madre.
Evil Sisters - spiega l’artista - è una doppia video-installazione e una serie
fotografica. Una visione poetica,
costituita da brevi segmenti di una storia su alcuni aspetti tipici delle relazioni tra donne: l'amicizia
e la complicità, da una parte,
l'invidia, la rivalità e il conflitto dall’altra. Un focus sulle problematiche di genere con la speranza di
stimolare una riflessione in chiave
autocritica sulla questione femminile.
Girato in una storica sala da ballo, il Dancing Lutrario
di via Stradella (ora Le Roi), che ancora
conserva gli splendidi arredi
originali ideati dall’architetto
Carlo Mollino nel ‘59, il video di
Giulia Caira prende spunto da un fatto di cronaca nera avvenuto nel settembre
2006 nella stessa via: l'uccisione di
una ragazza di 19 anni al quarto mese di gravidanza, trovata morta, nel suo
appartamento, con otto colpi di ferro da stiro e sette coltellate alla gola.
Per quell'omicidio l'unica responsabile è stata ritenuta la migliore amica
della ragazza assassinata. Il fidanzato dell’accusata, in un primo tempo
condannato, è stato assolto in quanto ritenuto succube della ragazza. Per la
difesa, infatti, ‘era finito nelle mani di una erinni’ che, nella mitologia
greca, sono le personificazioni femminili della vendetta. Nel cosiddetto
processo del ‘delitto del ferro da
stiro’, le erinni sono dunque state associate
all'imputata principale, che avrebbe ucciso l'ex amica del cuore per
ragioni da ricondurre, secondo gli inquirenti, al complesso rapporto fra le due
ragazze.
Colpita da questo episodio di cronaca, Giulia Caira ha
iniziato a riflettere sulla poco studiata questione della rivalità tra donne,
attraverso letture molto eterogenee, dal più ampio saggio storiograficodi
Dijkstra al più specifico testo di carattere psicologico di Renata Puleo, dal
titolo Donne, potere e conflitto fra donne.
Giulia Cairainfatti, dopo aver riflettuto sulla diffusione di un’immagine
delladonna amante tanto negativa come quella che è stata veicolata da
letteratura ed arte tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, si
chiede, sulla scorta delle riflessioni della Puleo, quali siano state le
effettive conquiste del più recente femminismo, se la rivalità tra donne continua
ad essere un tabù tra i più resistenti della società contemporanea.
In Evil Sisters, rinunciando per la prima volta alla
messa in scena del proprio corpo, Giulia Caira ricorre a quello di due attrici
dal fascino ombroso, Roberta Lanave ed Alice Spisa. Riprese in un dinamico
ballo a due, le protagoniste sono morbidamente illuminate dalle tante luci
colorate che seguono una spirale fino al centro della sala del Le Roi.
Tutt’attorno una corona di figure femminili danzanti, una
sorta di coro muto, testimone silenzioso dell’imprevedibile epilogo.
All’improvviso la scena cambia e ci si ritrova nel bel mezzo di una lotta
furiosa, senza esclusione di colpi tra
le due donne. Il clima inizialmente gioioso e divertito è ora via via più
violento e grottesco in un climax ascendente che coincide con il progressivo
spostamento delle due donne verso l’ingresso maiolicato del Le Roi. La scena è
talmente surreale da creare dei dubbi in chi guarda. Se ne Le parole nascoste
la Caira gioca consapevolmente con la
constatazione della possibile dicotomia tra il dire e il pensare, in
Evil Sisters l’ambiguità suggerita è quella
tra il fare e il pensare di fare.
Evil Sisters è, a mio avviso, la più compiuta espressione
del temperamento passionale di Giulia Caira che, nel tempo breve di un video in
loop, riesce a condensare alcuni dei
tratti più riconoscibili del suo lavoro degli ultimi anni: teatralità, pathos,
sottile erotismo, bellezza e decadenza, affermazione della personalità, complicità e rivalità, successo e fallimento nella
società contemporanea. Senza distinguo culturali, senza attenuanti di
alcun genere, il conflitto tra le donne, teatralmente messo in scena dalle
protagoniste di Evil Sisters, continua ad essere un nodo irrisolto della
questione femminile, che tuttavia è direttamente collegato alla considerazione
dell’universo femminile nel suo insieme, determinato da un certo contesto socio
culturale. È dunque impossibile risolvere il problema del conflitto tra donne,
se prima non si prova a modificare il contesto in cui questo conflitto si
determina, attraverso un lungo lavoro di educazione collettiva che giunga, pur nelle differenze, alla
comparazione tra uomini e donne in quanto persone tout court.
(Francesca Referza)
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Inaugurazione
Sabato 18 maggio, ore 19,30
Periodo: 18 maggio - 30 giugno 2013
Orario di apertura: dal martedì al sabato, dalle 17 alle
20
Info: 393.8704029
392.5985840
Giulia Caira (Cosenza, 1970) vive e lavora a Torino. Le sue opere si trovano in collezioni
pubbliche e private. Tra le collezioni pubbliche da segnalare: Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo - acquisizione effettuate nel corso della mostra curata
da Francesco Bonami Che Cosa Sono Le Nuvole? 1997 - e la GAM di Torino –
acquisizioni effettuate nel corso delle seguenti mostre: 2001- LA GAM
costruisce il suo futuro curata da Pier Giovanni Castagnoli, 2008 e 2006,
acquisizioni effettuate dai comitati tecnici – Nel 2009 la Camera di Commercio
di Torino ha acquistato una delle sue video installazioni Le Parole Nascoste.
Nel 2012 ha vinto il Primo Premio - Premio Fondazione VAF - Italienische KUNST
HEUTE, Frankurt Fondazione, con l'installazione video Le Parole nascoste e il
primo Premio Fabbri, sezione fotografia.
Nessun commento:
Posta un commento