mercoledì 15 maggio 2013

Sesso a pagamento: denunciate in dodici per atti osceni e falsa identità


Foto google.com
Qualche anno fa presso la sala conferenze della Chiesa Russa di Bari fu organizzata la presentazione di un libro: non era né un libro di sacre scritture, come il luogo suggerisce, né tantomeno un romanzo giallo ambientato tra la città levantina e la grande Russia. Il protagonista del libro-intervista era una schiava del sesso, non una prostituta ma una ragazza che giovanissima e con l'inganno dalla Nigeria atterrò in una fredda notte torinese con la speranza di trovare il lavoro promesso: fare la commessa in un supermercato del capoluogo piemontese. La storia di Isoke, raccontata anche dalla sua viva voce quella volta a Bari, ha definitivamente rotto il muro di menzogne che per credo popolare e per comodità aleggiano attorno e sopra al "mestiere più antico del mondo". La tratta delle nuove schiave, dai grandi e sconfinati Paesi africani e dai nuovi Paesi europei è uno dei grandi business delle organizzazioni mafiose nostrane ed estere.

Senza snocciolare cifre e proporre statistiche e grafici, quello che ancora conservo di quella storia è una sintesi che Isoke, prima schiava e poi fondatrice di una casa di accoglienza ad Aosta, condivise con il pubblico presente: «anche il mercato della prostituzione risponde alla legge della domanda e dell'offerta, se i clienti chiedono le organizzazioni criminali rispondono offrendo il "servizio"». Peccato che nessuna delle donne per strada farebbe quel che fa se non fosse costretta per di mille ragioni, dalla violenza fisica a quella psicologica.

Pertanto quando all'indirizzo di posta elettronica pervengono notizie di operazioni antiprostituzione, come quella effettuata dai carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle, i quali hanno effettuato dei controlli in particolare nei comuni di Putignano e Casamassima, finalizzati a contrastare il fenomeno della prostituzione lungo la S.P. 106 Putignano-Gioia, la S.S. 172 Dei Trulli, la S.P. 84 Adelfia-Rutigliano e la complanare della S.S. 100 Taranto-Bari, non si può non avviare una riflessione sulle cause alla radice del mercato illecito che la prostituzione è, fin tanto che per legge non venga sottratto alle mafie questo enorme business.

Intanto in questa operazione dodici donnetutte romene di età compresa tra i 22 ed i 30 anni sono state identificate, perché, in abiti succinti, mostravano la mercanzia all’altezza di stradine di campagna causando pericolosi intralci alla circolazione stradale.

Quindi le 'meritrici' denunciate per atti osceni in luogo pubblico, mentre i clienti delle 'meritrici' (i fautori della 'domanda') restano invisibili a tutti e i 'magnaccia' o le 'maman' continuano altrove a offrire i loro 'servizi' per interposta persona. Questo può verificarsi perché la prostituzione in Italia non è un reato, per questo le donne possono essere soltanto denunciate per reati minori come atti osceni in luogo pubblico. Reato penale è, invece, lo sfruttamento della prostituzione: cioè il "lavoro" organizzativo che i 'magnaccia' e le 'maman' svolgono per spartire il territorio e far di conto, tenendo con la forza e sotto la scure della violenza le malcapitate.

Senza falsi moralismi la questione della prostituzione va affrontata nel suo complesso: dalla necessità più attuale che mai di istituire le case chiuse (come in altri Paesi Ue). Le case della tolleranza furono rese fuori legge dalla Legge Merlin del 20 febbraio 1958 n. 75, chiamata in questo modo in quanto la prima firmataria fu la senatrice socialista Lina Merlin. Con questa legge veniva stabilita, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, la chiusura delle case di tolleranza, l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e l'introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui (Wikypedia). 

Forse è arrivata l'ora di fare un passo indietro, senza indugi e al netto da moralismi che hanno condotto a questo punto morto per la dignità di moltissime donne e a far ingrossare le tasche di persone legate o appartenenti per vincolo associativo a spietate associazioni criminali. 

15.05.2013
Vito Stano

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