Il caso dei beni comuni è non smette di produrre strascichi. Dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune riceviamo una nota che pubblichiamo integralmente. V.S.
Assistiamo allibiti
all'ennesima mistificazione della realtà a proposito dell’applicazione dei
risultati dei referendum sull'acqua del 12 e 13 Giugno 2011. In una nota
diffusa da SeL, si sostiene che la giunta Vendola abbia infine rispettato
l’esito referendario del 12 giugno 2011, abbassando le tariffe Aqp per le fasce
più deboli. Notizia ribadita anche dal presidente Vendola in un’intervista. Lodevole
iniziativa, certamente. Ma cerchiamo di essere sinceri; ristabiliamo la verità:
la remunerazione del capitale investito, abrogata dal secondo quesito
referendario, non è mai stata cancellata ed è tutt'ora presente in tariffa: in
pratica non è stato ancora, assolutamente rispettato l'esito referendario di 28
milioni di cittadini! E un abbassamento
di tariffa per le fasce più disagiate, seppur, ripetiamo, lodevole, non
cancella nei fatti, il mancato rispetto dell'esito referendario del 2011. Tutto
ciò permette nei fatti la forma privatistica di Aqp, nascondendo ai cittadini
il profondo indebitamento dell’acquedotto nei confronti degli istituti di
credito (402 milioni di euro nel 2014).
Chiediamo
perciò alla giunta Vendola e a tutte le forze politiche pugliesi di rispettare
per davvero e una volta per tutte l’esito referendario, e di avviare ora, una
reale ripubblicizzazione di Aqp. Allo stesso tempo, invitiamo i dirigenti
regionali di SeL a cominciare finalmente a proporre e sostenere questa linea di
ri-pubblicizzazione di Aqp e, in generale, di rispetto dei risultati
referendari e di smetterla, quindi, di prendere in giro i cittadini pugliesi ed
i loro elettori, mistificando le notizie, magari col solo scopo di riacquistare
il consenso perso ultimamente, in altre vicende tristemente note, che parlano
della negazione di un altro bene comune quale la salute. Risultato che non si
può ottenere certo costruendo “narrazioni tossiche” e diffondendo menzogne.