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martedì 28 gennaio 2014

Storia dell'impero fascista. Indro Montanelli e le gesta del XX Battaglione Eritreo

In queste settimane si parla di storia: Olocausto, Shoah, sterminio, genocidio, fascismo, nazismo, questi sono i termini che risuonano tra telegiornali e programmi di approfondimento del servizio pubblico. Personalmente non rinchiudo la storia al mese della Memoria o, a febbraio, a quello del Ricordo, ma mi impegno a saziare la mia sete di conoscenza durante tutto l'anno. E proprio perché il mio approccio è questo che dall'edicolante di sempre, l'eterno verde Guglielmo, soltanto qualche settimana fa ho avvistato e poi acquistato XX Battaglione Eritreo, il primo romanzo di Indro Montanelli. La pubblicazione del volume è curata dallo storico Angelo Del Boca, studioso di fama che con l'autore fino a prima che spirasse ha lottato a suon si documenti originali e ricostruzioni storiche. L'argomento di discussione era la campagna d'Africa che l'Impero fascista ha condotto durante la metà degli anni Trenta. Indro Montanelli, considerato il più grande giornalista italiano del Novecento, nelle fila dell'esercito italiano si arruolò volontario e dall'Abissinia, oltre a prender parte alle rincorse della prima linea, ebbe modo di scrivere numerosi articoli, alcuni testi per il teatro e anche alcuni romanzi. Il libro, pubblicato da Rizzoli, raccoglie il primo romanzo appunto e in appendice le lettere rimaste inedite che il giornalista e scrittore toscano inviava ai suoi genitori. Dal libro, interessante e retorico, come l'Era fascista imponeva e predicava, si evince sia la vita degli ufficiali italiani sia la brutalità delle azioni compiute dagli ascari, gli indigeni arruolati nelle fila dell'esercito imperiale. Retorica pura. Faticoso da leggere. Invece le lettere le ho trovate più interessanti, poiché emerge il vero interesse di Indro Montanelli, cioè la voglia di vedere pubblicati i suoi scritti. Dalle lettere ai genitori emerge anche la difficoltà di far comprendere che quanto si dice e si sente in Patria a volte non è propriamente corretto. Che le cose li giù (in Africa) vanno bene, la guerra in realtà è un'attesa logorante e un eterno camminare, smontare le tende da campo, rincorrere gli scioani (i nemici locali) e lasciare gli ascari a fare razzia. 

Da sempre la storia e la geografia sono le materie che prediligo, ma questo periodo ahimé non ho ancora avuto modo di approfondirlo. Il lavoro di Del Boca, permesso dalla famiglia Montanelli, è prezioso per due motivi: in primis perché scopriamo la vita precedente del padre nobile del giornalismo italiano; e in secondo luogo perché questo volume ha dato l'avvio alla conoscenza di un periodo storico, quello delle guerre coloniali, e delle nefandezze compiute in quelle terre lontane, del quale poco si parla e troppo si mistifica.

28.01.2014
Vito Stano     

martedì 24 dicembre 2013

Commercio illegale. Ritrovati resti di animali protetti presso la Curia di Foggia

Nell'Africa nera se dici Big Five chiunque intenderà compiaciuto, altri vorranno vendere statuette in legno o batik nei quali sono ritratte le giornate o le pose dei grandi elefanti africani, dei velocissimi leopardi, dei pladici leoni, dei pesanti bufali o dei massicci rinoceronti. Invece in Italia, così come in molti altri Paesi del mondo, quando dici leopardo viene in mente un tessuto leopardato e non il runner della savana. Se dici elefante, immediatamente vien da pensare all'avorio e alle zanne strappate dalla viva carne del grande mammifero. Averli visti in più occasioni, crea di fronte ad una insolita notizia, come quella che vado a raccontare di seguito, una rabbia soffocata, inspiegabile ai meno sensibili.    

Durante dei lavori di rifacimento, affidato alle cure del Corpo Forestale dello Stato, di alcuni locali adibiti a magazzini di proprietà della Curia provinciale di Foggia, sono stati rinvenuti in alcuni scatoloni numerose parti di esemplari di animali protetti. Dopo la stupefacente scoperta il caso è passato nelle mani degli agenti della CITES di Bari, i quali hanno riconosciuto zanne d’avorio di elefante africano, statuette di piccole dimensioni anch’esse in avorio, una zampa d’elefante africano svuotata internamente e decorata, carapaci di tartarughe di mare di grosse dimensioni, pelli di boa, pelle di ghepardo, scorpioni e ragni in vetro. Tutti i resti animali, del valore commerciale di circa 50mila euro, risalenti probabilmente agli anni Sessanta, in passato sono stati addirittura esposti a San Giovanni Rotondo in una mostra dedicata alle missioni in Ciad.

Gli uomini della CITES di Bari hanno ovviamente identificato gli esemplari, che sono risultati essere tutti protetti dalla normativa Internazionale CITES che regola il commercio e la detenzione di esemplari protetti in via di estinzione vivi o morti o parti di essi. Secondo tale normativa la detenzione di quanto ritrovato deve essere autorizzata da certificazioni rilasciate dal Corpo Forestale dello Stato sulla base di documentazione che ne attesti la legale acquisizione.


La vicenda si è conclusa con il sequestro da parte degli agenti del CITES di Bari, e l'affidamento temporaneo ad una struttura della Forestale di Martina Franca al fine di essere utilizzati a scopo didattico, in attesa della destinazione definitiva del giudice. 

24.12.2013
Vito Stano

venerdì 11 ottobre 2013

Unione Africana contro il Tribunale Penale dell'Aia. Petizione su Avaaz.org

Tra soli due giorni i leader di tutta l'Africa potrebbero fare a pezzi una delle più importanti istituzioni internazionali, rendendo il mondo un luogo molto più pericoloso. La Corte Penale Internazionale è il primo e solo tribunale a livello globale a giudicare crimini contro l'umanità. Ma i capi di stati come Sudan e Kenya, colpevoli di spargere terrore nei loro stessi paesi, stanno cercando di convincere l'Africa a lasciare questo tribunale internazionale, e avere così la libertà di uccidere, stuprare, e istigare odio senza poi doverne subire conseguenze. Sono sicuro che assieme possiamo impedire che questo succeda. E lo possiamo fare lanciando un appello alle voci più ragionevoli nell'Unione Africana – Nigeria e Sud Africa – affinché si facciano sentire e facciano in modo che si assicuri giustizia ai perseguitati tramite la Corte Penale Internazionale. Unisciti a me aggiungendo ora il tuo nome alla petizione e poi condividila con tutti: non appena raggiungeremo 1 milione di persone, consegneremo la nostra petizione nel bel mezzo della sala conferenze dove si stanno riunendo i leader dell'Unione Africana ad Addis Abeba: https://secure.avaaz.org/it/justice_for_africa_icc/?btysIdb&v=30070 

Nei miei anni di lavoro, viaggi, vita vissuta, la lotta per la giustizia è stata lunga e difficile. Ho visto davvero il peggio in Darfur e Rwanda, ma anche il meglio nella riconciliazione in Sud Africa. Durante questo viaggio, ho visto grandi passi in avanti per proteggere i deboli dai forti. La Corte Penale Internazionale è uno dei nostri fari di speranza.https://mail.google.com/mail/u/0/images/cleardot.gif Questa minaccia alla Corte Penale Internazionale è iniziata precisamente perché quel tribunale stava facendo il suo lavoro. Ha accusato il vice-presidente del Kenya di aver ucciso uomini che manifestavano contro di lui durante le elezioni e il presidente del Sudan per aver ucciso donne e bambini in Darfur. Ora il Kenya e il Sudan stanno facendo pressione sul resto dell'Africa affinché si abbandoni questo tribunale distruggendo le sue possibilità di successo. 

Ma in Darfur, Congo, Costa d'Avorio e Kenya la Corte Penale Internazionale ha giocato un ruolo chiave nel portare speranza a tutti quelli che erano stati terrorizzati da eserciti, milizie e folli che facevano stragi di innocenti. È stata una luce che illuminato il buio e non possiamo permettere che la spengano. Il principale argomento di alcuni di questi leader con la coscienza sporca è che la Corte Penale Internazionale è un tribunale dell'inquisizione occidentale visto che molte delle indagini sono avvenute in Africa. Ma non potrebbero avere più torto. Si tratta di una istituzione creata tra gli altri da 20 paesi africani, 5 dei 18 giudici della corte sono africani e addirittura il capo dell'accusa è africano. 

Questo fine settimana sarà il giorno del giudizio. I leader africani decideranno di stare dalla parte della giustizia o dell'ingiustizia? Con i sopravvissuti e le vittime cadute delle guerra o con i tiranni e gli oppressori? È il momento di fare una scelta. Unisciti a noi nel chiedere ai leader africani di stare dalla parte della giustizia e sostenere la Corte Penale Internazionale: https://secure.avaaz.org/it/justice_for_africa_icc/?btysIdb&v=30070 

Ho visto alcuni dei più luminosi momenti nella storia dell'umanità, in cui abbiamo portato speranza davvero a moltissime persone. Questa è una possibilità unica di farlo di nuovo, assieme.

Unione Africana: a ottobre riunione sullo Statuto di Roma (Atlas Web)

Kenya, dopo Nairobi riparte il processo ai vertici (Il Fatto Quotidiano)

Biografia di Desmond Tutu (HumanRights.com)

«Abbandono della Corte Penale Internazionale un'onta per l'Africa», Kofi Annan (L'Antidiplomatico)

Kenya ai ferri corti con la Corte Penale Internazionale (L'Indro)

(Desmond Tutu per Avaaz.org)

giovedì 3 ottobre 2013

Leone attacca il domatore durante lo spettacolo al circo - Vedi il video

Babbuini in the National reserve of the Samburu, Buffulo Springs and Shaba
(Kenya Settentrionale) - Foto Archivio Vito Stano 
© 2013 
 
Altre volte mi è capitato di scrivere di circhi, questa volta colgo l'occasione stimolato da un video intercettato su facebook.com, che linko qui, che mostra in tutta la sua crudezza quanto questi spettacoli con animali, anche feroci, siano una vergogna per gli uomini e le donne che ci guadagnano, oltre che per gli spettatori che vi assistono.

Forse un po' tutti siamo stati accompagnati da piccoli a vedere uno spettacolo al circo e certamente ci siamo anche divertiti, ma da piccoli evidentemente non avevamo la consapevolezza di come gli animali, specie i leoni o gli elefanti, o altri animali originari della savana africana, soffrissero per la vita si sfruttamento a loro riservata.

Dopo un'esperienza in Kenya, durante la quale ho potuto osservare le bellezze della natura e con loro anche alcuni esemplari di elefanti, giraffe, zebre, struzzi, babbuini e tanti altri ancora, ho compreso, ma non ne avevo certamente bisogno, quanto l'essere umano sia uno sfruttatore senza limiti.

In questo ragionamento avrebbe sicuramente asilo anche la critica relativa alla dieta onnivora, ma in questo post mi limiterò a linkare la pagina fb di Animal Sos, utile per chi volesse intraprendere un percorso di conoscenza rispetto a queste tematiche.

03.10.2013
Vito Stano 

martedì 24 settembre 2013

Solidarietà: concerto gospel per realizzare un ospedale in Madagascar

Si chiama ‘Joyful (R)evolution’, il concerto del gruppo gospel cassanese ‘The joyful chorus’ che si terrà giovedì  26 settembre dalle 19  a Palagianello presso l'Oratorio della Parrocchia del SS. Rosario per raccogliere fondi in favore del progetto ‘Una casa per la vita: per non morire di parto’.

L’iniziativa, inserita nel progetto ‘Miulli for Madagascar’, presenta alcune testimonianze dirette dei volontari impegnati nelle due recenti missioni umanitarie in Madagascar a sostegno della popolazione locale.

La serata ha lo scopo, questa volta, di contribuire alla realizzazione di aree nell’ospedale ‘San Francesco d’Assisi’ a Belo sur Tsiribhina in Madagascar dedicate alle gestanti che potranno essere accolte e ricevere le cure mediche necessarie prima, durante e dopo la gravidanza. In quest’angolo di mondo, tutti i giorni, ci sono donne e bambini che inevitabilmente muoiono, perché il primo posto idoneo per essere soccorsi è troppo lontano ed impossibile da raggiungere. L’iniziativa permetterà alle donne gravide di effettuare il parto cesareo urgente, con la possibilità di praticare anche interventi di chirurgia d’emergenza.

C’è molto da fare per l’ospedale S. Francesco d’Assisi di Belo Sur Tsiribhina. Servono un’ambulanza per il trasporto di donne gravide e ammalati gravi dai villaggi interni e dalle campagne, attrezzature diagnostiche, un tavolo operatorio, una Lampada scialitica, una ultravioletta per la sterilizzazione, un  impianto di aerazione.

Per maggiori informazioni sul Progetto ‘Miulli for Madagascar’ è possibile contattare la Cappellania dell’Ospedale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti o telefonare al numero: 338 8598049 o inviare una mail all’indirizzo: tomler@libero.it.


È possibile effettuare donazioni volontari anche con bonifici intestati all’associazione di volontari “La Cometa” Monte dei Paschi di Siena Spa,  Ag. 36 Via Acaia, 62 – 00183 Roma. Codice IBAN   IT97Z0103003236000000263492 specificando la causale di versamento: erogazione liberale ospedale S. Francesco – Madagascar.

Addetto stampa
Francesca Marsico

martedì 27 agosto 2013

Africa: popoli e natura - Il racconto per immagini di Roberto Cazzolla Gatti

Al ritorno da un viaggio in Kenya, quasi per effetto calamita, le occasioni per raccontare l'Africa si moltiplicano. Dopo la recensione di 'Ebano', fortunato libro del reporter polacco Ryszard Kapuściński edito da Feltrinelli, a cura di Sara Fiorente, segnaliamo una mostra fotografica dal titolo 'Africa: popoli e natura' di Roberto Cazzolla Gatti, biologo ambientale ed evolutivo

La mostra è aperta già da qualche giorno, dal 22 agosto per la precisione, e resterà aperta fino al 5 settembre presso la biblioteca comunale di Gioia del Colle, in provincia di Bari, città natia di Cazzolla Gatti.

La mostra, come si legge nella locandina, è liberamente ispirata al suo romanzo-saggio 'Il paradosso della civiltà', di cui Sara Fiorente ha proposto una recensione qualche settimana fa. 

Questa mostra, inoltre, segue la pubblicazione di un ebook fotografico edito da Villaggio Globale, inerente l'Indonesia, presso cui Cazzolla Gatti ha condotto recentemente le sue ricerche. ‘Indonesia. Il regno della bellezza’, questo il titolo, è un reportage nel cuore selvaggio dell'Indonesia, dove le attività umane si intrecciano e, spesso, confliggono con la Natura tropicale. Le isole di Java, Bali, Sumatra e Borneo con i loro vulcani fumanti e le colline vestite da risaie contrastano con le fabbriche, le spiagge ricoperte di plastica, le piantagioni di palma da olio che distruggono le rigogliose foreste (pagg. 72, 63 foto).

27.08.2013
Vito Stano

lunedì 26 agosto 2013

In Africa la solitudine è impossibile. Il mondo sommario di Kapuściński

«Il mondo dell'africano medio è diverso. È un mondo povero, sommario, elementare, ridotto a pochi oggetti base: una camicia, una ciotola, una manciata di semi, un sorso d'acqua. La ricchezza e la varietà del suo mondo non si esprimono in forme materiali, concrete, palpabili e visibili, ma nei valori e nei significati simbolici che l'uomo attribuisce agli oggetti più semplici, a infime cose invisibili ai non iniziati». (Ryszard Kapuściński)

Il reporter polacco Ryszard Kapuściński nel suo libro 'Ebano', edito per la prima volta nel 2000 da Feltrinelli, offre un’immersione profonda nel continente africano, e lo spirito con cui affronta il suo viaggio si evince dall’incipit di un capitolo in cui scrive: «Sono venuto a Kumasi senza uno scopo preciso. Di solito si pensa che sia sempre bene avere uno scopo preciso, nel senso di prefiggersi un obiettivo e perseguirlo. D’altro canto però, è una situazione che impone fatalmente dei paraocchi, perché si finisce per vedere solo il proprio scopo. E invece la marcia in più offerta da una visione quanto mai ampia e profonda può rivelarsi molto interessante e importante. Entrare in un mondo nuovo è come entrare in un mistero che può nascondere un’infinità di labirinti, di recessi, di enigmi e di incognite».  

Trasporrei questo concetto nella vita di tutti i giorni ed ecco annullata la regola che: bisogna sempre avere un obiettivo nella vita. Certo gli obiettivi servono a concentrarsi e a motivarsi, in un certo senso, ma come scrive Kapuściński, nello stesso tempo impongono dei paraocchi, che vanno ad ostacolare le scoperte che ciascuno di noi ogni giorno potrebbe fare. È come quando si è in una nuova città e si vuol a tutti i costi seguire un itinerario ben preciso, certo questo ci farà scoprire il monumento pluri-fotografato, la famosa chiesa, la meravigliosa cattedrale, ma magari non ci premetterà di scoprire i vicoli più stretti e nascosti dove aleggiano gli odori e i sapori di quella città, dove si può incrociare lo sguardo di una persona del posto.

Ecco che il libro 'Ebano', non parla dell’Africa in sé ma di alcune persone che vi abitano, e il reporter sostiene l’impossibilità di descrivere il continente, perché in realtà l’Africa non esiste, Africa è una pura denominazione geografica.

Il libro ripercorre alcuni aspetti storici del continente, come ad esempio il genocidio in Uganda o la prima guerra sudanese, ma dà prevalentemente voce alle persone che il reporter ha incontrato sulla sua strada, e da queste voci emergono le forme della cultura africana.

Gli spazi sotto gli alberi che nei villaggi sono quasi sacri, diventano aule scolastiche dove il maestro riunisce i suoi alunni, o una sorta di sala riunioni dove si riuniscono a consiglio gli adulti, o semplicemente una zona d’ombra durante le ore pomeridiane.

Kapuściński incontra i baganda e i loro conterranei karamojong e in loro scopre opposte visioni. I baganda tengono molto alla pulizia personale e indossano sempre vesti pulite e curate, coprendosi le braccia fino ai polsi e le gambe fino alle caviglie, al contrario i karamojong si ritengono belli solo se nudi, e la loro avversione per gli abiti nasce anche da un altro motivo e cioè osservarono che in passato ogni europeo che giungeva fino a loro si ammalava e dedussero che la causa delle malattie fossero i vestiti.  

Il reporter descrive inoltre i differenti riti funebri tra i bantu e i tuareg, mentre i primi seppelliscono i morti nei campi vicino le loro case, a volte addirittura sotto i pavimenti delle loro capanne, per far partecipare simbolicamente i defunti alla vita dei vivi, per consigliarli, vegliarli o anche castigarli. I tuareg, dalla natura più nomade, invece scelgono di seppellire i loro morti in punti casuali del deserto badando a non ritornare mai più in quel luogo. 
 
Un altro aspetto particolarmente curioso di cui si racconta, riguarda l’arte di raccontare: «In Europa a ogni guerra sono dedicati scaffali di libri, archivi zeppi di documenti, sale speciali nei musei. In Africa non esiste niente del genere. Per lunga e terribile che sia, qui la guerra sprofonda rapidamente nel dimenticatoio. Appena finita, le sue tracce spariscono: bisogna seppellire subito i morti, costruire nuove capanne al posto di quelle bruciate». In altri casi invece, seppur la si volesse raccontare, la guerra si combatte su vasti e tragici campi di morte irraggiungibili dai media, così che il resto del mondo resta nella completa ignoranza circa conflitti di proporzioni gigantesche.  

Le pagine di 'Ebano' raccontano ancora dell’indole collettivistica degli africani, delle tradizioni, dello scambio, del cammino e dell’imponente natura.

26.08.2013

Sara Fiorente

sabato 27 luglio 2013

Ogni Book è Paese: la Chiapperini con 'Luo del Kenya' giovedì a Binetto

Giovedì 1 agosto orario 19,30 nel centro storico di Binetto, in provincia di Bari, è in programma la quinta presentazione della manifestazione 'Ogni BOOK è Paese', organizzata da LAB - Libera Associazione Binetto.

Giovedì a Binetto sarà presentato il libro ‘Luo del Kenya’ di Danila Chiapperini. Viaggiatrice in cammino verso l’Altro, osservatrice curiosa e acuta, Danila Chiapperini arriva nel continente africano in punta di piedi e se ne lascia conquistare.

Rifuggendo percorsi e luoghi comuni e guidandoci attraverso un intenso e affascinante resoconto antropologico che indaga la storia, le tradizioni, le credenze dei Luo del Kenya, l’autrice svela la relatività e la natura socioculturale delle forme di sapere, sottolineandone la matrice storica, politica e sociale.


L’incontro con l’Altro rappresenta l’esperienza fondamentale per riconoscere le differenze e costruire una società democratica e pacifica.

27.07.2013
Vito Stano 

giovedì 4 luglio 2013

Riciclo di cartone e solidarietà: Comieco e Treta Pak per la Tanzania

Granarolo, Tetra Pak Italia e Comieco insieme a CEFA Onlus promuovono la responsabilità sociale e ambientale attraverso un concorso che mette in palio 300 premi e 3 viaggi in Tanzania per visitare la latteria sociale di Njombe.


Il latte fa bene. Il cartone anche’. Da oggi i cittadini hanno un motivo in più per fare la raccolta differenziata dei rifiuti. Infatti, i 25mila quaderni e penne che saranno inviati in Tanzania con il concorso rivolto ai consumatori per sostenere l’attività di CEFA Onlus in quell’area, provengono dalla raccolta e riciclo dei contenitori Tetra Pak, garantita attraverso Comieco.


Dal 1° luglio al 31 dicembre 2013 sui cartoni Tetra Pak di latte parzialmente scremato UHT Granarolo sarà presente l’invito a diventare amico di ‘Africa Milk Project’. Registrandosi sul sito www.africamilkproject.org si potrà partecipare al concorso abbinato e, dopo l’iscrizione, si potrà verificare subito la vincita di uno dei 300 premi ‘solidali’ africani in palio: 150 collane realizzate in Tanzania e 150 tele ‘tinga tinga’. Al termine dell’iniziativa saranno estratti a sorte fra gli iscritti 3 viaggi per 2 persone in Tanzania alla scoperta della Njombe Milk Factory.

Il concorso sarà veicolato tramite inserzioni stampa con lo slogan ‘Il latte fa bene. Il cartone anche’ oltre che dal web e dalle stesse confezioni di latte Granarolo.

La filiera solidale del progetto di CEFA Onlus ‘Africa Milk Project’ si rafforza così sul piano ambientale e sociale richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica. Riciclando i cartoni del latte e partecipando al concorso, i consumatori potranno così completare il circolo virtuoso a sostegno dell’autonomia e dello sviluppo della comunità tanzaniana di Njombe. In questo distretto dal 2009 è in funzione una latteria sociale per cui lavorano oltre 1.500 persone, garantendo latte pastorizzato alla popolazione locale fra cui 25mila bambini di 58 scuole.

Il concorso può contare inoltre su un solido team di partner tecnici: l’agenzia 'Quadrante' per la creazione del sito web, la società Volponi per la logistica promozionale, l’agenzia 'Nadler Larimer & Martinelli' per la campagna adv.

Non resta dunque che diventare amico diAfrica Milk Project’ cliccando sul sito web www.africamilkproject.org, per entrare di fatto come protagonista nella rete solidale di CEFA Onlus per la comunità tanzaniana di Njombe.

(fonte Comieco.org)

Birmania: su Avaaz.org una petizione per salvare il popolo dei rohingya

Molti di noi non avevano idea di chi fossero i ruandesi fino a che è diventato troppo tardi e 800mila di loro erano già stati massacrati. In questo momento sul destino del popolo rohingya incombe una grave minaccia. Violenti gruppi razzisti hanno distribuito volantini in cui minacciano di spazzare via questa piccola minoranza birmana. Sono stati trucidati bambini e commessi delitti raccapriccianti. Tutti i segnali dicono che sta per succedere qualcosa di orribile, se non agiamo.


I genocidi accadono perché non ci preoccupiamo abbastanza finché non diventa troppo tardi. Il popolo rohingya è pacifico e molto povero. Sono odiati perché hanno la pelle più scura e la maggioranza teme che stiano 'rubando posti di lavoro'. Sono 800mila e potrebbero sparire se non agiamo. Abbiamo fallito con troppi popoli, non falliamo di nuovo con i rohingya.



Il presidente birmano Thein Sein ha il potere, il personale e le risorse per proteggere i rohingya, basta una sua parola. Tra pochi giorni, arriverà in Europa per sfruttare commercialmente la nuova immagine di apertura del suo paese. Se i leader dell'UE lo accoglieranno chiedendo con forza di proteggere i rohingya, probabilmente li ascolterà. Raccogliamo 1 milione di persone e ricopriamo l'intera area che circonda la sede dell'incontro con i capi di Stato europei con immagini di quello che sta accadendo in Birmania: 






Torture, stupri di gruppo e delle vere e proprie esecuzioni: le organizzazioni umanitarie usano ormai il termine 'pulizia etnica' per descrivere la brutalità in Birmania. Già oltre 120mila rohingya sono stati costretti a scappare, molti in campi di fortuna vicino al confine, mentre altri sono fuggiti usando imbarcazioni di fortuna, per poi affondare, morire di fame o essere fucilati dalle guardie costiere dei paesi vicini. Tutti i racconti concordano sul fatto che le violenze stanno aumentando: nei mesi scorsi il presidente Thein Sein ha dichiarato lo stato d'emergenza dopo un'altra serie di attacchi omicidi, e un massacro di massa è ormai solo una questione di tempo.



I genocidi non avvengono se i governi vi si oppongono, ma il regime birmano fino a ora si è schierato dalla parte sbagliata. Recentemente, un portavoce del governo ha ammesso che le autorità stavano addirittura imponendo alla popolazione rohingya un limite di due figli e forzando le coppie che volevano sposarsi a richiedere un permesso speciale. Esperti dicono che le autorità governative sono state dalla parte o addirittura hanno partecipato ad atti di 'pulizia etnica'. Il Presidente Sein è stato finalmente forzato a riconoscere quello che sta accadendo in Rohingya, ma fino a ora si è rifiutato di attuare piani per fermare la violenza e proteggere le persone in pericolo.



Finché non lo farà, il rischio di un genocidio incombe non solo sulla Birmania, ma sul mondo intero. Attraverso le loro relazioni commerciali, il primo ministro inglese Cameron e il presidente francese Hollande hanno un enorme potere contrattuale nei confronti di Sein: se gli faranno pressione affinché agisca quando lo incontreranno questo mese, si potrebbero salvare moltissime vite. Facciamo in modo che tutto ciò succeda. Abbiamo fallito con troppi popoli, non falliamo con i rohingya. Unisciti subito alla richiesta e condividi questo appello con tutti: 






Innumerevoli volte la comunità di Avaaz si è schierata dalla parte del popolo birmano nella sua lotta per la democrazia. Quando il regime ha reagito brutalmente contro i monaci buddhisti nel 2007, gli Avaaziani hanno donato centinaia di migliaia di dollari/euro/sterline per fornire supporto tecnico e formazione per gli attivisti in modo da aiutarli a superare il blocco delle comunicazioni. Nel 2008 quando un ciclone devastante ha ucciso almeno 100.000 birmani, mentre il regime militare impediva l'ingresso a tutti gli aiuti internazionali ufficiali, la nostra comunità ha donato milioni come aiuto umanitario direttamente ai monaci. 



La nostra comunità non esisteva quando fu commesso il genocidio in Ruanda, 20 anni fa. Avremmo fatto abbastanza per impedirlo? Mostriamo ai rohingya cosa possiamo fare ora, per loro. 



Con speranza e determinazione, 



Luis, Jeremy, Aldine, Oliver, Marie, Jooyea e tutto il team di Avaaz



ULTERIORI INFORMAZIONI



I fanatici buddhisti (Il Post)



Birmania, limite di due figli per le famiglie Rohingya L’Onu: una norma discriminatoria da ritirare (Corriere della Sera)



Yangon, monaci e cittadini in piazza in difesa del buddismo. Attivista: Temiamo nuove violenze (Asia News)



Myanmar. Appello dei leader religiosi: pace e armonia unica via di sviluppo (Radio Vaticana)

(fonte Avaaz.org)

lunedì 20 maggio 2013

L'Africa ad Altamura con Alex Zanotelli: attualizzando le letture bibliche

L'Africa è per molti, sostanzialmente per i non africani, un grande e unico continente; per molti, sostanzialmente africani, l'Africa non esiste: esistono le terre degli antenati, esistono i confini formali di Stati molte volte non riconosciuti, esistono governanti mai visti e capi clan venerati.

Poi esistono i missionari comboniani, come padre Alex Zanotelli (ospite a Cassano delle Murge in altre manifestazioni tempo fa), che l'Africa l'hanno vissuta: la povertà delle baraccopoli di Nairobi e di tanti altri luoghi sconosciuti ai turisti euro-americani. 

Ad Altamura, presso la parrocchia S. Giovanni Bosco, stasera alle 19,00 sarà ospitato appunto padre Alex Zanotelli e con lui si parlerà 'Dalla buona notizia alla buona realtà: lettura biblica e attualizzazione'. 

20.05.2013
Vito Stano 

giovedì 28 marzo 2013

Africa Express: il viaggio su treno unico attraverso un grande Paese


La fotografia non abbandona i suoi adepti mai, li porta sempre con sè, così come i cacciatori d'immagini non abbandonano mai le proprie "armi". Per gli appassionati che  dovessero avere la fortuna di trovarsi nella capitale del Bel Paese, oggi pomeriggio in via Giosuè Borsi, al civico 18, la Scuola Romana di Fotografia e Cinema ha organizzato la presentazione del volume «Africa Express» (Edizioni Postcart 2013). 

L'incontro  con l’autore Giorgio Cosulich de Pecine inizierà alle 18,30. Modererà Nazario Dal Poz. L'ingresso è libero, è necessario prenotare scrivendo all’indirizzo srf@scuolaromanadifotografia.it o telefonando al numero telefonico 06.4957264.

L'autore racconta che «nell’aprile del 2002 fui invitato dall’Istituto di Cultura Italiano ad Addis Abeba, in Etiopia, a esporre il mio lavoro di fotoreporter… Fu una bella esperienza… Prima di partire per l’Etiopia avevo fatto delle ricerche per trovare una storia interessante da raccontare… sfogliando una guida turistica trovai la storia che cercavo… Quel treno, unico in un paese grande quattro volte l’Italia, era la mia storia. Era uno spunto, il seme di un reportage che per me era più stimolante e curioso di altri». 

Quella storia ha ispirato «Africa Express»: diecimila chilometri in treno attraverso l’Africa, passando per giungle, deserti, pianure, montagne e fiumi, seguendo le rotte migratorie di un popolo in perenne movimento, che ogni giorno si muove alla ricerca del proprio destino. Un racconto lontano dagli stereotipi dell’Africa misera e sofferente, che al contrario vuole mostrare il volto dell’uomo comune . 

28.03.2013
Vito Stano