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venerdì 10 febbraio 2023

Foibe. A diciannove anni dalla legge si fatica a restare in equilibrio tra retorica e strumentalizzazione politica della storia

di Vito Stano

Approfittando dell’ultimo lavoro dato alle stampe dallo storico torinese Enrico Miletto dal titolo Le due Marie. Vite sulla frontiera orientale d’Italia (edito da Scholè, 2023), si è tenuto a Bari presso la biblioteca del Consiglio Regionale Teca del Mediterraneo un incontro formativo in occasione del Giorno del Ricordo. L’evento è stato organizzato dall’IPSAIC (Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) e dalla Biblioteca del Consiglio Regionale Teca del Mediterraneo. È stato un momento di riflessione a proposito di temi storici che, nonostante siano trascorsi molti decenni, fanno ancora rumore: a destare l’attenzione ci hanno pensato per la parte relativa alla memorialistica Dionisio Simone, esule da Pola (Istria), e per la parte relativa ai rapporti internazionali dopo il secondo conflitto mondiale il ricercatore dell’Università di Bari Rosario Milano. Ha introdotto la dirigente della Teca la dottoressa Anna Vita Perrone, ha invece coordinato la discussione la professoressa Anna Gervasio direttrice dell’IPSAIC.
 
La memoria personale e familiare
Dionisio Simone, già insegnante, ha ripercorso le tappe della propria vita ricordando vicende personali e familiari legate all’esodo dalla terra natia, l’Istria. Il racconto emotivo, a tratti commosso, è stato interessante, poiché per quanto di natura memoriale ha avuto il pregio di mantenere un equilibrio non facile. Dunque nonostante al centro della narrazione ci fossero le vicende umane personali (la paura delle persecuzioni e il distacco dalla propria terra), è stato approfondito anche l’aspetto relativo all’esodo giuliano-dalmata, che, come ribadito a più voci, sconta ancora un disaccordo tutto statistico tra le pubblicazioni di carattere memoriale e le ricerche prettamente accademiche.  
 
L’analisi del contesto globale e l’uso strumentale della storia
A Rosario Milano, ricercatore di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Bari, è toccato invece tracciare le linee del complesso quadro delle relazioni internazionali, naturale cornice di una narrazione globale, a volte di difficile interpretazione. L’impianto delle vicende storiche narrate, facendo riferimento ai fatti accertati, ha invitato a porsi ulteriori quesiti, utili quest’ultimi a leggere le vicende già analizzate dalla ricerca storica, tanto quanto capaci di interpretare le attuali circostanze (europee), di cui la guerra d’aggressione che la Russia sta conducendo ai danni dell’Ucraina e del suo popolo ne è un fulgido esempio. Su questo punto, interessante è stata l’intuizione del dott. Milano a proposito dell’uso strumentale della storia da parte della politica: il caso dei Paesi dell’ex blocco sovietico (vedi di nuovo il caso ucraino): «i governi hanno usato la storia per creare un sentimento nazionale» per sganciarsi dal passato comune gonfiando, in tal modo, un sentimento nazional-populista utile alla causa ma foriero di conseguenze dirompenti; al contrario del percorso che hanno (più o meno congiuntamente) compiuto i Paesi membri dell’Unione Europea (vedi il caso Italia-Slovenia-Croazia proprio relativo alla necessità di avere una lettura condivisa dei fatti accaduti a cavallo delle due guerre mondiali su quel lembo di terra conteso che noi italiani chiamiamo confine orientale).
 
Conoscenza dei fatti vs retorica ad uso politico-elettorale
Molte volte la verità sta nel mezzo, e se è vero che per opportunità di politica internazionale per molti anni ai fatti del confine orientale non si è dato grande risalto, è disonesto affermare che si è nascosta la verità, questo è dimostrato dalle pubblicazioni che furono realizzate a guerra appena conclusa e negli anni successivi; pubblicazioni che denunciavano i fatti atroci avvenuti nelle terre contese a cavallo tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945. Anche su questo punto la retorica «degli italiani infoibati solo perché italiani» non regge neppure nel racconto memoriale di un esule (che in effetti ne afferma la totale incongruità dell’assunto), figuriamoci nel resoconto dell’analisi storica, che (in modo largamente condiviso dai più) afferma che le esecuzioni (i cosiddetti infoibamenti) venivano perpetrati seguendo un disegno egemonico che andava oltre le nazionalità, poiché mirava a costruire un mondo (quello socialista jugoslavo) che avrebbe (come del resto poi ha fatto) messo insieme i popoli slavi, da sempre divisi e quindi vittime di Paesi “protettori”, e tutti coloro che guardavano al domani attraverso il prisma del socialismo reale per creare un Paese grande e autonomo (in quest’ottica si legge la strada di Tito al socialismo reale e la successiva rottura con Stalin).

Due giornate della memoria: unicum tutto italiano
Se una certezza c’è, è che delle vicende del confine orientale (e dunque di torture e violenze, di cavità carsiche ed esecuzioni, di opzioni più o meno “volontarie”, di esodo e di campi profughi) si è ricercato e pubblicato tanto quanto basterebbe a prenderne piena coscienza, se non fosse che la stessa giornata del ricordo (un unicum in Europa) nasce sotto la spinta di una destra che faticava (all’epoca) a rinnegare il fascismo, o lo faceva bisbigliando per non irretire i vecchi camerati ancora legati ai concetti di irredentismo e vittoria mutilata, facendo di un fatto locale (vissuto allo stesso modo al confine orientale d’Italia e in molte altre aree regionali della sventurata Europa) un fatto di importanza nazionale. Ebbene la storia è stata largamente accertata ma la retorica stucchevole continua, per proseguire (a fini politico-elettorali) quel infinito lavaggio di coscienza tipico degli italiani: che non hanno affrontato le responsabilità del colonialismo, dell’assimilazione forzata dei popoli alloglotti del confine orientale, vent’anni di dittatura fascista, le leggi razziali e il confino “concesso” agli oppositori politici del regime, fino alla comune volontà nazi-fascista di aumentare il numero di popoli da assoggettare all’idiozia della razza ariana con tanto spregio della vita umana come mai prima di allora era avvenuto.
 
A dimostrazione di tanta inutile retorica e di tanto uso strumentale della storia, in alcuni paesi del profondo Sud (che a volte faticano a conoscere la propria storia regionale) sono previste non una ma due manifestazioni nel Giorno del ricordo: la prima istituzionale e l’altra di partito (di destra). Tanto basta per domandarsi, ancora una volta dopo quasi vent’anni dalla legge che ha istituzionalizzato il 10 febbraio, a chi servono queste cerimonie?        

venerdì 3 febbraio 2023

Amministrazione comunale. Le promesse elettorali si fanno reali: i lavori di rinnovamento al parco giochi sono iniziati

 di Vito Stano

Qualche anno fa, durante l'epoca amministrativa Di Medio-Giustino il parco giochi nel quartiere Sacro Cuore subì un rimaneggiamento, ma fu così poco significativo che ricordo d'aver criticato aspramente quel consumo di denari pubblici per poi far sporcare i bambini e le bambine come in un cantiere. 
Parco giochi, Vito Stano@2019


Ricordo d'aver imbeccato l'allora consigliere Davide Del Re nel bar in piazza e l'attuale sindaco mi contestò che il progetto, che era stato scritto da lui (epoca Lionetti-Del Re), era diverso da quello adottato successivamente dall'amministrazione Di Medio-Giustino. 
Qualche giorno dopo per caso, sempre in piazza, incontrai il vicesindaco Angelo Giustino e criticai le scelte adottate e lui mi disse che in cinque anni avrebbero potuto fare delle modifiche. Ma io non diedi credito alle sue parole e in effetti ebbi ragione. 

Oggi, a qualche anno di distanza, il tempo è cambiato: le promesse elettorali divengono reali. I lavori sono iniziati e l'assessore Enza Battista non fa mistero della sua soddisfazione: «è un intervento che ci premeva fare quanto prima, perché la felicità dei bambini passa anche dalla loro sicurezza».





Parco giochi, Vito Stano@2023

lunedì 19 dicembre 2022

La storia di Cassano raccontata strada per strada: l'importanza della toponomastica per una comunità consapevole

 di Vito Stano

Toponomastica e storia

Grazia Deledda, Ada Negri, Madre Teresa di Calcutta, Madre Clelia Merloni, le Sante Caterina, Cecilia, Chiara e Maria dei Martiri: se vi state chiedendo questo elenco cosa rappresenta è bene precisare che le informazioni che andrò a condividere in questo spazio sono state tratte tutte (o quasi) da un libro fondamentale: ‘Cassano delle Murge, Toponomastica e storia’, curato da Renato Tria e Giuseppe Campanale. Il primo professore e il secondo insegnante hanno composto questo lavoro memorabile per le edizioni dell’Università della Terza Età di Cassano delle Murge. Prima di iniziare il percorso nelle vie e nelle piazze del paese, ci tengo a scusarmi con i curatori e con i lettori e le lettrici se farò qualche errore di calcolo, dunque per eventuali inesattezze non esitate a scrivermi.

Il volume ha appena dodici anni (lo deduco dalla data in calce alla prefazione del professor Giordano), ma è un classico assoluto delle pubblicazioni locali. Il mio entusiasmo è presto spiegato da un mix di ragioni: la passione della storia che mi ha condotto a laurearmi a suo tempo in storia contemporanea; la mia ultima esperienza lavorativa, come portalettere e da ultimo l’investitura da parte dell’attuale sindaco come suo delegato su uno specifico progetto, cioè l’analisi e l’aggiornamento della toponomastica cittadina. Dunque partiamo da alcuni dati che hanno destato la mia curiosità: i curatori hanno considerato un totale di 277 toponimi, di cui soltanto 8 di questi riferiti a donne (5 sante, 1 religiosa e 2 scrittrici). Sul totale, 56 sono i toponimi che richiamano alla memoria cittadini e famiglie illustri cassanesi: i Miani, i Gentile, i Sanges e gli illustri Nicola Alessandrelli, l’architetto Vincenzo Ruffo, i maggiori Turitto e Rossani, il giornalista e storico Armando Perotti, i due Galietti, l’avvocato Paolo Fasano, il professor Colamonico (acquavivese), Laudati e Giordano (padre dello stimato prof. Tonino Giordano). Per concludere la carrellata degli illustri del passato l’onerevole Mandragora, il commissario prefettizio Battarino e i sacerdoti padre Angelo Centrullo e don Battista Armienti. Indicherò un nome su tutti per ricordare i caduti nelle varie guerre da Adua alla Seconda Guerra mondiale: quello di Saverio Viapiano, il più giovane dei caduti cassanesi (appena sedicenne) al quale fu intitolata una delle strade più lunghe del paese.

Curiosità per la via

Sul totale, 58 toponimi sono alla memoria di scrittori, artisti, scienziati e compositori: ben 15 vie del paese sono dedicate a questi ultimi e quasi tutte sono traverse della lunghissima via Repubblica: le vie Puccini, Ponchielli, Piccinni, Paisiello, Paganini, Umberto Giordano, Mascagni, Monteverdi, Saverio Mercadante, Leonardo Leo, Cimarosa, Bellini, Cilea, Rossini e Mameli (patriota e compositore dell’inno d’Italia).

Riferendoci sempre al totale dei toponimi, 79 ricordano politici, ufficiali militari, sindacalisti, patrioti, basti pensare alle due piazze più importanti del paese: piazza Aldo Moro (già piazza Umberto I) e piazza Giuseppe Garibaldi. Dunque uomini rappresentanti di due epoche così lontane eppure entrambi immersi in lotte politiche sanguinose. Le vie, invece, a ricordo di luoghi o avvenimenti e anniversari di vicende storiche fondamentali della storia d’Italia sono in tutto 47: dalla via di Acquaviva alla via Gorizia, dalla via di Bari alla via Trieste e ancora le vie Sicilia, Basilicata, Calabria e Campania (zona industriale) a ricordo del proficuo scambio con le regioni del nostro Meridione.

Ho scoperto, inoltre, leggendo questo corposo ma agile libro chi era Enrico Toti, al quale è intitolata una lunga e popolosa via nella zona del mercato settimanale (via Sisto e piazzale Merloni), al quale ho accostato, idealmente, la via che ricorda Fausto Coppi, nei pressi della Collina di S. Lucia: i due amavano correre in bici, ma se il secondo era un campione di ciclismo, il primo visse dai quindici anni con una sola gamba a causa di un incidente sul lavoro e percorse in bicicletta (con una sola gamba) lunghissime tratte (Parigi, Belgio, Olanda, Danimarca, Finlandia, Lapponia, Russia e Polonia, poi raggiunse Alessandria d’Egitto fino al confine con il Sudan) e non contento aveva più volte fatto richiesta di essere arruolato e mandato al fronte per contribuire alla vittoria patria. Dopo alcuni rifiuti a causa della sua menomazione fisica, la sua richiesta accorata fu accolta e il giovane ciclista ebbe la possibilità di contribuire alla vittoria dell’Italia durante la Prima Guerra Mondiale. Per la sua caparbietà e forza d’animo ebbe la sua parte di azione e morì in battaglia insieme ai bersaglieri che lo avevono accolto come uno di loro: a guerra conclusa la sua memoria fu onorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare dal Re in persona.

Numerose sono le vie intitolate a pensatori meridionalisti, una di queste, via Pietro Giannone, ricorda lo storico e illuminista meridionale (1676-1748) originario di Ischitella in provincia di Foggia, il quale come tantissimi altri a quell’epoca si trasferì a Napoli per proseguire gli studi. Questa breve via del paese è un esempio concreto di problematica irrisolta, poiché ad oggi risulta a vicolo cieco quando invece dovrebbe unire la piazza Galilei alla via Colamonico, esattamente di fronte alla via Giovanni XXIII.

Dal passato al presente

Dalla memoria alla vita quotidiana il passo è brevissimo. Un’altra curiosità svelata in questo volume è il nome con cui veniva indicato un rione dell’attuale zona Sacro Cuore: per essere precisi nei pressi di via Acquaviva una piccola via ricorda il rione ‘del Noce’, così come si chiamava la contrada rurale all’epoca. Per restare sempre in tema di luoghi e memoria, il toponimo Caponuovo, sta a ricordare una località nota sin dall’antichità: «Così chiamato, si legge nella scheda dedicata, perché in questa zona, secondo quanto riportato dallo storico Alessandrelli, si riunirono nel 539 (d.C., ndr) i superstiti provenienti dai sei villaggi sparsi nel territorio cassanese (Melano, Conetto, S. Domenico, Madonna della Scala, S. Lorenzo e Lago Gemolo) dopo la distruzione avutasi con la guerra greco-gotica. Probabilmente vollero dargli questo nome proprio perché stavano costituendo una nuova comunità».

Per avviare alla conclusione questo racconto, propongo altre due note informative: una relativa alla via San Zenone, la seconda traversa a sinistra di via Collina S. Lucia verso la chiesetta dedicata alla santa patrona della vista, e l’altra alla via Riconciliazione dei cristiani ovvero la via che conduce alla foresta Mercadante (in ricordo non del compositore altamurano, ma di una famiglia di Altamura proprietaria di terre in quella zona e che da questo ricco casato prese il toponimo). Il primo (S. Zenone) viene ricordato perché le sue reliquie furono portate anche a Cassano, tra l'altro fu il primo patrono di Cassano delle Murge, e difatti «le sue reliquie si trovano in una nicchia all’esterno della cancellata del Crocifisso nella Chiesa Matrice». La seconda delle due vie (via Riconciliazione), ricorda un avvenimento storico, di cui avevo già contezza grazie allo sforzo di Tonino Giorgio, che in un bel libro, ricco di fotografie, raccontò l’incontro tra i rappresentanti delle chiese ortodosse e quella cattolica tenutosi presso l’Oasi S. Maria in zona Colle Sereno o Circito.

Per restare in tema di zone extraurbane, va detto che nel libro non vi è traccia di tutte quelle aree abitate fuori dal centro, aree che svettano sulle colline di Cassano verso Altamura e alcune ai margini della foresta, proprio perché la maggior parte di quelle aree furono edificate a partire dagli anni Sessanta. In effetti ad oggi, a parte il centro storico che pure ha molte criticità, le zone che necessitano di interventi mirati e urgenti, sono proprie quelle extraurbane, presso cui le persone che ci vivono non sono più i pochi villeggianti di alcuni decenni fa, ma una cospicua parte della globalità dei residenti di Cassano, se non erro circa 2mila persone che vivono in vie senza nome e con numerazioni difficili da spiegare. Su questo punto si sta incentrando l’attenzione di chi scrive.

Riflessioni al tempo presente

Una riflessione va fatta anche alla luce della cancel culture, azione collettiva di rimozione di statue e cancellazione di vie e piazze che ricordavano uomini dal passato discutibile: uno dei più interessanti che spicca nel ventaglio dei toponimi locali è la via Cristoforo Colombo, il viaggiatore al quale viene attribuita la “scoperta” delle Americhe, mentre per altri Colombo è colui che condusse i popoli colonialisti europei a conquistare delle terre abitate da popoli nativi, dei quali s’è fatto uno dei genocidi più nefasti dell’epoca moderna. Questo è un tema al quale bisognerebbe dar spazio nel dibattito pubblico, come già in altri paesi limitrofi, una revisione alla luce delle attuali conoscenza e cultura dovrebbe esser posta all’ordine del giorno, attuando con le dovute cautele un rinnovamento che conduca attraverso la toponomastica alla storia più recente, di cui non vi è traccia tra le vie e le piazze del paese: a parte due giardini, anzi tre, intitolati ai giudici Falcone e Borsellino nei pressi dell’ufficio postale; ai Martiri delle foibe nel quartiere Sacro Cuore (ex 167) e il più recente in ordine di tempo, nei pressi della scuola media, intitolato alla memoria di Norma Cossetto, giovane donna presunta vittima della violenza dei partigiani jugoslavi, tutta la toponomastica, o quasi, ricorda la Roma imperiale e alcuni suoi imperatori (nel centro storico Augusto e Traiano) le tre Guerre d’indipendenza che contribuirono a comporre il puzzle dell’Italia, la Prima e la Seconda guerra mondiale con i loro protagonisti: tutto o quasi il racconto si arresta al periodo post-bellico arrivando al massimo agli anni Settanta-Ottanta (piazza Aldo Moro n’è un esempio). Stesso ragionamento varrebbe per i toponimi che ricordano i letterati e i filosofi, i giornalisti e gli scrittori, i poeti e gli artisti e ancora gli uomini di scienza e dell’accademia: se dovessi dare un nome su due piedi, senza dubbio penserei ad una via intitolata a Pier Paolo Pasolini (uno dei grandi pensatori del secondo Novecento) o magari a Maria Montessori (del cui metodo pedagogico oggi si fa largo uso) o ancora a Nilde Iotti, componente dei 75 della Costituente e prima donna a ricoprire l'incarico di presidente della Camera dei deputati dal 1979 al 1992, ben 12 anni. 

Ma soprattutto aggiornare significherebbe bilanciare i toponimi a favore delle donne, su questo punto credo che sia una battaglia di civiltà che attraverso la memoria porti a un riequilibro della bilancia dell’apporto dei due sessi nella storia del Paese: l’Italia di oggi, anno 2022 alle soglie del 2023, anche se funestata da mali atavici, non è, e mai più sarà, quella dei decenni passati (e figuriamoci dei secoli passati), quindi anche le strade dovrebbero raccontare storie diverse. Questa è una pratica già adottata altrove, che nulla toglie al passato ma che arricchisce il presente marcando un passaggio storico: la consapevolezza del presente deve necessariamente fare i conti con i lasciti del passato per renderli calzanti, dove possibile, con un pensiero progressista che guarda già al domani.

venerdì 16 dicembre 2022

Zona industriale: la minoranza propone una variazione tecnica al PRG. La maggioranza boccia e rilancia sul PUG

di Vito Stano

Non solo di sanità si è discusso ieri in Consiglio comunale, io personalmente mi sono appassionato anche al tema che ha fatto discutere parecchio in aula: da una parte il proponente, il consigliere Angelo Giustino, e dall'altra il sindaco, Davide Del Re. 

L'argomento non è stato di facile intuizione, eppure ha appassionato i pochi presenti e ha scaldato gli animi dei protagonisti, proverò quindi a fare una sintesi comprensibile ai più: la proposta di indirizzo del gruppo Cassano Avanti era di procedere, in forza di una Legge Regionale che lo prevede, alla 
«variazione delle Norme Tecniche di Attuazione del vigente piano regolatore che consentirà alle attività site nella zona industriale di effettuare anche commercio al dettaglio». Tutto chiaro? In pratica permettere a coloro che hanno capannonni in disuso di aprire qualsivoglia attività commerciale (o magari «una balera»), a fronte di variazioni non proprio di poco conto a livello del Piano Regolatore Generale. La proposta è stata discussa, votata a favore dal gruppo di minoranza e bocciato con i numeri della maggioranza. 

Quali sono stati gli argomenti portati a sostegno della bocciatura del gruppo EvViva Cassano? Il sindaco (come leggo anche sulla pagina fb del gruppo) ha dichiarato di aver «respinto, sia nel metodo sia nel merito, la proposta della minoranza circa l’autorizzazione al commercio al dettaglio nella zona industriale» perché «la proposta di variazione delle norme di attuazione in prima analisi è superflua. Infatti non è attuabile al nostro Piano Regolatore poiché in questo già sono previste le norme in tal senso»

Il sindaco ha precisato di 
essere d’accordo sull'ipotesi di nuove aperture, insistendo sulla modalità con la quale questo percorso debba avviarsi: le modifiche devono «partire in parallelo all’attività di formulazione del Piano Urbanistico Generale (PUG), che è lo strumento di pianificazione e governo del territorio comunale e che potrà permettere uno sviluppo organico della nostra città. Solo in questa cornice si potranno apportare le modifiche di dettaglio delle norme di attuazione».
Dunque la diversità di visione divide i gruppi consiliari: entrambi guardano ad uno sviluppo della zona industriale, ma con metodi e tempistiche differenti. Giustino e il suo gruppo insistono per accelerare, ma la maggioranza Del Re rigetta questa proposta sia nel merito sia nel metodo. 

Intanto mi pare che sia un bene che se ne sia potuto discutere liberamente, con alcuni picchi di seriosità e altri di gogliardia: del resto, da non dimenticare, che la maggioranza avrebbe potuto porre la pregiudiziale cassando la proposta della minoranza senza neanche aprire la discussione. Ma non è stato così. Quindi anche se la quantità di polemiche è sempre abbondante e tenendo conto della reciprocità di comportamento avuto anche nel recente passato, una forma di collaborazione (quella di Cassano Avanti) che va apprezzata e dall'altra (EvViva Cassano) un'apertura alla discussione affatto scontata. 

Restiamo ansiosamente in attesa che passi l’Epifania, quando a secco di denari tra regalie varie e bollette più che salate, proveremo a capirci di più durante il confronto tra amministratori e tecnici del territorio a proposito dell’elaborazione del PUG, proposta questa del sindaco che pare abbia messo tutti d'accordo. O almeno non ha prodotto polemiche.

Casa di comunità: la Asl avrà in comodato l'ex Casa bianca per quarant'anni

di Vito Stano

Una buona notizia prima delle prossime festività consumistico-religiose: l'edificio abbandonato e vandalizzato, che ospitava la clinica privata Casa Bianca, sarà (previe formalità di rito) ceduta in comodato d'uso gratuito per quarant'anni dal Comune di Cassano delle Murge alla Asl. Questa si farà carico dei lavori necessari e alla futura manutenzione straordinaria dell'immobile. Lo abbiamo appreso ieri in Consiglio comunale. 

In sintesi la casa di comunità sarà qualcosa in più di un ambulatorio e meno di un ospedale: un presidio di emergenza con tanto di pronto soccorso aperto h24 (com'è stato ribadito ieri durante i numerosi interventi sul punto) ma non solo, ci sarà spazio e modo anche per le visite specialistiche. La struttura è stata pensata per servire un bacino di 50mila abitanti, quindi saranno numerosi gli utenti che raggiungeranno Cassano delle Murge dai paesi limitrofi per usufruire dei servizi socio-sanitari che la struttura offrirà. 

Dunque, polemiche a parte, finalmente il nostro paesello ospiterà un presidio sanitario, che da anni molte persone reclamavano a gran voce inascoltate, visto che la popolazione cassanese nei mesi estivi aumenta e non di poco, con tutte le necessità del caso.

giovedì 16 aprile 2020

Catucci e Lapadula no alle polemiche. La rappresentanza declinata ai tempi dell'emergenza


Dopo le dichiarazioni di Ignazio Zullo, consigliere e capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale, pubblicate ieri a proposito della situazione sanitaria e normativa correlata all'emergenza in Puglia, mi corre l'obbligo di sentire i consiglieri comunali seduti tra i banchi delle minoranze cosa pensano dell'episodio di cui la sindaco Di Medio si è resa protagonista sul convento il mercoledì che ha preceduto la Pasqua. In effetti dopo le affermazioni pubblicate ieri mattina, con cui la sindaco giustificava il suo operato e, nonostante la celebrazione religiosa, invitava i cittadini a restare a casa e a continuare a seguire la normativa vigente, dalle opposizioni in Consiglio comunale nessuna voce si è levata. Eccezion fatta per Linda Catucci e Rocco Lapadula, consiglieri comunali del gruppo Siamo Cassano, i quali rispondendo ad una richiesta di intervista in remoto (via e-mail) hanno ringraziato  per l'invito ad esprimersi sulla vicenda rifiutandosi però di dire più di quanto riportato in virgolettato. 

«Ti ringraziamo per la considerazione che hai avuto per il nostro ruolo di consiglieri comunali, ma non possiamo rispondere punto per  punto alle domande che ci poni con il tuo questionario, perché abbiamo assunto l'impegno di non fare polemiche in questo particolare periodo».

Del resto devo ammettere di non aver mai avuto intenti polemici, piuttosto evitando semplificazioni dannose sto cercando di capire cosa ne pensano i rappresentanti eletti in Consiglio comunale di un episodio di cui si può decidere di non parlare, ma non si può dire che non sia di interesse pubblico. Per questo sono convinto che quel che ho raccontato nei giorni scorsi è la punta dell'iceberg di una riflessione ben più importante: la sindaco Di Medio e la celebrazione religiosa, liceità delle sue azioni e tolleranza delle autorità preposte al controllo dei DPCM in vigore; la tolleranza di molti cittadini che hanno espresso nei commenti su facebook apprezzamento giustificando la sindaco Di Medio e condannando al contrario chi aveva spostato il velo lasciando che la luce illuminasse la zona d'ombra. E le opposizioni politiche presenti in Consiglio cosa pensano? Soltanto questo, non più di questo.   

Tornando al tema, la capogruppo Catucci e il consigliere Lapadula concludono precisando che «dal nostro punto di vista è indispensabile restare a casa e osservare le regole che ci vengono imposte, che permettono l'uscita con l'autocertificazione per motivi di necessità, di salute e lavorativi e semprechè non sia in misura di quarantena. Da rappresentanti delle istituzioni -continuano i due di Siamo Cassano- non possiamo fare altro che affermare queste regole, chiedere ai nostri concittadini di osservarle e di osservarle noi per primi dovendo dare l'esempio e quindi credibilità alle regole, all'istituzione e alla forza di polizia che ringraziamo per l'immane lavoro che quotidianamente svolgono per punire i trasgressori».

Le domande rivolte ai consiglieri Linda Catucci e Rocco Lapadula
- Era a conoscenza della celebrazione del Venerdì Santo tenutasi presso il convento di Cassano delle Murge alla quale ha presenziato, con almeno altre 12 persone, la sindaco Di Medio? Se sì, cosa pensa a proposito?

- Cosa dovrebbe fare la sindaco secondo lei?

- Immagino che sappia delle altre celebrazioni-assembramenti che si sono verificate in Puglia. Sa che la Procura di Foggia ha aperto un’inchiesta sulla vicenda occorsa a San Marco in Lamis durante la stessa serata di venerdì, pensa che il comportamento della sindaco Di Medio sia passibile di essere indagato dalla Procura di Bari?

- Si rende conto che in base alle parole della sindaco Di Medio (rese pubbliche sulla pagina facebook ufficiale del Comune di Cassano delle Murge) lei ha giustificato questo tipo di manifestazioni pubbliche? Cosa ne pensa?

- Le parole della sindaco Di Medio lasciano pensare che se una celebrazione è «tradizionale» si possa derogare ai DPCM, invocando «intelligenza e comprensione» di chi non condivide o semplicemente non è stato invitato alla manifestazione. Quindi per deduzione, ad esempio il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal fascismo e dal nazismo, si potrà celebrare (a debita distanza e indossando i DPI) essendo una ricorrenza fondamentale e tradizionale della Repubblica italiana? Cosa pensa?

mercoledì 15 aprile 2020

Celebrazioni pasquali in Puglia tra contenimento e tolleranza. Il punto di vista di Ignazio Zullo


La narrazione relativa alla vicenda occorsa a San Marco in Lamis ha indotto il parroco e il sindaco del paesino foggiano a fare un mea culpa, ammettendo le responsabilità in merito alla celebrazione pasquale, di cui già conosciamo i dettagli. Ma come abbiamo visto anche nel barese e nel salento sono state organizzate manifestazioni religiose, che in alcuni casi hanno indotto le autorità ad intervenire per sanzionare le violazioni ai DPCM e in altri invece si sono svolte con buona pace di tutti. Per capire qualcosa in più sugli episodi occorsi sul territorio pugliese, ho invitato il consigliere regionale Ignazio Zullo a rispondere ad alcune domande. 

Immagino che sappia delle celebrazioni-assembramenti che si sono verificate in Puglia. Sa che la Procura di Foggia ha aperto un’inchiesta sulla vicenda occorsa a San Marco in Lamis durante la stessa serata di venerdì, pensa che il comportamento dei sindaci sia passibile di essere indagato a prescindere dal numero dei partecipanti alle manifestazioni?

Ignazio Zullo, Consigliere regionale e capogruppo FdI
Leggo oggi sui quotidiani del foggiano che quelle persone, compreso il Sindaco, sono state multate così come previsto dalla norma. Ovvio, se subentrano maggiori danni alla salute dei singoli e della collettività in rapporto di causa con quella manifestazione non sarà una multa a chiudere la questione.

Come valuta questi episodi?

Sono in questo momento da scongiurare e da evitare. Serve responsabilità e maturità. Mi è piaciuto Fiorello (lo showman, ndr) quando ha ripreso Salvini, che avrebbe voluto l’apertura delle chiese a Pasqua dicendo io prego anche se sono in bagno. Tutta la chiesa, a cominciare dal Papa, sta osservando le regole. Sono un medico igienista e seguo l’andamento epidemiologico dei casi in Puglia in rapporto alle altre Regioni italiane e all’Italia intera. Noi ci stiamo salvando per le misure di costrizione a casa, di chiusura e di distanziamento e infatti l’indice R0, che sta ad indicare quante persone può infettare un portatore del virus, si è ridotto da 3.8 a 0.87 in Puglia. 
In Puglia siamo stati fortunati perché queste misure sono intervenute fin dall’inizio, in Lombardia molto più tardi e il risultato è sotto gli occhi di tutti con la sua tragicità. Dobbiamo avere pazienza, il tempo di applicazione delle misure gioca a nostro favore, perché si sta stabilizzando il sistema sanitario all’inizio impreparato ad affrontare grandi numeri, si stanno ottenendo informazioni incoraggianti dall’utilizzo of label di farmaci utilizzati per altri scopi, ci stiamo fornendo di DPI all’inizio carenti, stiamo sperimentando i vaccini, stiamo educando le persone ad assumere comportamenti corretti che dobbiamo mantenere per mesi e mesi e, penso che anche il caldo di maggio potrà favorire una maggiore resistenza dell’organismo al virus. 

Capisco i risvolti economici, di grande crisi per alcuni settori (turismo, dettaglianti, ambulanti non alimentari, cura della persona, imprese) ma ne usciremo piano piano senza darci alla pazza gioia in assembramenti festosi o legati a momenti di dolore. Per la crisi economica ci vuole un Governo forte e audace capace di intervenire con un bazooka di miliardi di euro a fondo perduto per le categorie produttive danneggiate. 

C’è chi pensa che se una celebrazione è «tradizionale» si possa in un certo modo derogare ai DPCM, invocando «intelligenza e comprensione» di chi non condivide. Quindi per deduzione, ad esempio il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal fascismo e dal nazismo, si potrà celebrare (a debita distanza e indossando i DPI) essendo una ricorrenza fondamentale e tradizionale della Repubblica italiana? Cosa pensa?

No! Sbaglia chi pensa questo e non dà il buon esempio. Il Governo ha ritardato le aperture al 3 maggio proprio per superare feste tradizionali che tendono ad assembrare fisicamente le persone come la Pasqua, la Pasquetta, il 25 Aprile ed il primo maggio. Tutte feste da onorare ma restando a casa.

Celebrazione del mercoledì 8 aprile sul convento. La sindaco Di Medio spiega la vicenda

Aggiornato al 19 aprile alle 15,15

L'attesa non è stata lunga e ha dato i suoi frutti: aprendo la casella postale sul mio computer poco fa ho trovato la risposta che la sindaco Maria Pia Di Medio mi ha inviato rispondendo all'intervista in remoto che avevo preparato l'altro ieri. 

In premessa devo correggermi di nuovo sul quando è avvenuta la celebrazione: non il Venerdì Santo bensì Mercoledì 8 aprile. Pertanto mi scuso con i lettori per aver creato confusione su questo punto. 

Inoltre aggiungo che l'intervista era composta di sette domande, alle quali la sindaco Di Medio ha preferito rispondere non nella forma suggerita (ovvero una per volta) ma a mò di comunicato: pertanto per facilitare la comprensione e capire la genesi delle sue affermazioni, quando ho potuto ho inserito la domanda corrispondente appena prima della risposta, al fine di rendere la lettura omnicomprensiva sia dei quesiti, che avevo posto, sia delle risposte.  

Tornando ai fatti dunque, come la stessa sindaco spiega «a Cassano è presente un Crocifisso del XV secolo che è custodito nel Cappellone del Convento ed è oggetto di grande devozione. Questo Crocifisso, da allora è uscito in processione pochissime volte: solo in occasione di grandi calamità naturali per unire i cassanesi in preghiera al fine di chiedere protezione. La fede popolare si è sempre ritrovata in preghiera in tali occasioniAi parroci di Cassano -continua la sindaco-  è stato chiesto questo dai cassanesi spaventati e bisognosi di un qualche tipo di aiuto a farsi coraggio. Pertanto i parroci mi hanno chiesto di rappresentare ufficialmente tutti i cittadini di Cassano durante la preghiera in cui erano presenti solo loro e le suore»

Questo periodo lo riferisco alla domanda: cosa l’ha convinta a rappresentare lo Stato (indossando la fascia tricolore) quando avrebbe potuto suggerire ai parroci di registrare un video da trasmettere via facebook a tutta la comunità dei credenti senza far torto ai DPCM e alle sue stesse Ordinanze? 


E sulla sua presenza durante la celebrazione la sindaco precisa che «è vero che il Sindaco rappresenta lo Stato di fronte ai cittadini, ma è vero anche il contrario. Un sindaco rappresenta una intera collettività e ne fa presente i bisogni e le esternazioni. Per questo ho accettato. Non c’è stata una processione. Il Crocifisso è stato portato solo all’esterno della chiesa del convento ed esposto verso il paese con la recita della benedizione contro le calamità. Tutti i presenti erano muniti di DPI e a distanza di sicurezza. Il tutto è durato pochi minuti, poi il Crocifisso è stato rimesso al suo posto ed ognuno se ne è tornato a casa»Quindi la sindaco specifica che «al netto di ogni credo religioso o meno ho accolto una forte richiesta di cittadini di essere rappresentati in un momento di fede. Ho altresì ricevuto ringraziamenti da parte di molti cittadini per aver partecipato in nome loro a questo evento. Per quanto riguarda le misure di sicurezza  (mascherine, guanti, distanze. Non abbiamo altro.) mi sono accertata personalmente del loro rispetto. 

Non le sembra doveroso un mea culpa nei confronti di quanti in questi giorni avrebbero voluto andare a messa, stare insieme ai propri cari per le festività della Pasqua e invece hanno seguito i Suoi dettami ascoltati via megafono dall’auto della Pubblica Assistenza restando a casa?
Non ritengo di dover fare nessun mea culpa proprio perché ho rappresentato ciascun cittadino. È stata una manifestazione brevissima e non tradizionale nel senso che viene svolta sempre, ma eccezionale che viene svolta in occasione di grandi calamità per chiedere protezione.

In effetti il termine «tradizionale» era stata la sindaco stessa a utilizzarlo ed io lo avevo ripreso e riproposto nelle domande. 

Le sue parole lasciano pensare che se una celebrazione è «tradizionale» si possa derogare ai DPCM, invocando «intelligenza e comprensione» di chi non condivide o semplicemente non è stato invitato alla manifestazione. Quindi per deduzione il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal fascismo e dal nazismo, si potrà celebrare (a debita distanza e indossando i DPI) essendo una ricorrenza tradizionale e fondamentale della Repubblica italiana? 
Continuo ed essere convinta ed attiva sul fronte contenimento: preferisco esporre solo la mia persona (come medico continuo a lavorare…) e proteggere tutti i cittadini. Per chi non lo avesse capito ancora: non è una partita di calcio in cui le direttive del Governo sono in contrasto con le esigenze  cittadini, è in gioco la vita e durerà per moltissimo tempo (parliamo, dal punto di vista scientifico, di anni fino a che tutta la popolazione mondiale non sarà stata vaccinata o non avrà sviluppato una immunità cosiddetta di gregge, al netto delle cure che ci aiuteranno solo a sopravvivere e a sviluppare i nostri anticorpi). Per cui ognuno deve svolgere il suo ruolo ed assumersene le responsabilità ed essere ligi e osservanti delle regole, ma è anche necessario, senza derogare dalle regole più strette, trovare il modo di aiutare psicologicamente i cittadini dando la possibilità (seppure a distanza) di essere partecipi a momenti di fede, che per i credenti sono momenti in cui è possibile ricevere una carica di coraggio per continuare ad affrontare questo lungo momento di sacrificio e di sconvolgimento della vita così come la abbiamo sempre vissuta.


Le sette domande poste alla sindaco Maria Pia Di Medio via e-mail.
- Dubito che lei non sapesse che le disposizione ministeriali fossero stringenti e non prevedessero deroghe e nonostante ciò ha presenziato alla manifestazione religiosa sul convento con almeno altre 12 persone sapendo di contravvenire ai ripetuti DPCM, come mai?  

- Cosa l’ha convinta a rappresentare lo Stato (indossando la fascia tricolore) quando avrebbe potuto suggerire ai parroci di registrare un video da trasmettere via facebook a tutta la comunità dei credenti senza far torto ai DPCM e alle sue stesse Ordinanze?

- Immagino che sappia delle altre celebrazioni (assembramenti) che si sono verificate in Puglia. E sono certo che sappia che la Procura di Foggia ha aperto un’inchiesta sulla vicenda occorsa a San Marco in Lamis durante la stessa serata di venerdì, pensa che il suo comportamento, seppur abbia coinvolto circa una decina di persone, sia passibile di essere indagato dalla Procura di Bari allo stesso modo?

- Non le sembra doveroso un mea culpa nei confronti di quanti in questi giorni avrebbero voluto andare a messa, stare insieme ai propri cari per le festività della Pasqua e invece hanno seguito i Suoi dettami ascoltati via megafono dall’auto della Pubblica Assistenza restando a casa?

- Si rende conto del cattivo esempio che ha dato ai suoi cittadini? Si rende conto che in base alle sue parole (rese pubbliche sulla pagina facebook ufficiale del Comune di Cassano delle Murge) lei ha giustificato questo tipo di manifestazioni pubbliche?

- Le sue parole lasciano pensare che se una celebrazione è «tradizionale» si possa derogare ai DPCM, invocando «intelligenza e comprensione» di chi non condivide o semplicemente non è stato invitato alla manifestazione.
Quindi per deduzione il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal fascismo e dal nazismo, si potrà celebrare (a debita distanza e indossando i DPI) essendo una ricorrenza tradizionale e fondamentale della Repubblica italiana? 

martedì 14 aprile 2020

Dopo i messaggi amplificati il silenzio assordante. Celebrazioni sul convento nonostante i DPCM

Lei è un medico di base ed è il sindaco di Cassano delle Murge: Maria Pia Di Medio è balzata alle cronache su Telenorba a causa dell'avviso fatto apporre fuori dalle porte di casa di alcuni abitanti del centro storico cassanese di origine nigeriana. Don Rocco D'Ambrosio (associazione Cercasi un fine) nel servizio ha commentato sarcastico quanto accaduto ricordando di aver allertato l'Autorità Antidiscriminazione
Non è di certo facile amministrare in condizioni di emergenza sanitaria, pertanto mi soffermerò su un singolo episodio che ha creato un precedente e rischia di produrre copie su copie: la celebrazione del Venerdì di Pasqua. 


L'episodio è noto a tutti o quasi. In realtà su facebook non è stato condiviso molto anzi, è rimasto piuttosto confinato benché i commenti sono fioccati numerosi (sui profili e sulle pagine della sindaco e del Comune non c'è traccia, eppure il video è sulla pagina della Parrocchia che lo ha originato oltre che dei molti cittadini che lo hanno condiviso sul proprio profilo). Intanto i tre siti d'informazione locale non hanno ritenuto l'episodio degno di nota, nè tantomeno nessun politico, dentro e fuori dal Consiglio, ha commentato l'accaduto (mi sono chiesto perché e lo chiesto a qualcuno in rappresentanza del tutto). 

Io però, visto l'episodio di San Marco in Lamis, che non c'è dubbio che per gravità è imparagonabile con quello che è occorso a Cassano sul convento, ma che invece per la Legge e per la morale non fa differenza, ho voluto spendere qualche parola. 

I DPCM emanati a raffica dal presidente del Consiglio per contenere la diffusione del Covid-19 (e le Ordinanze sindacali emesse dalla sindaco Di Medio) erano chiari e non facevano eccezione alcuna. Tutto doveva essere fermo. Invece qualcuno non ha resistito alla tentazione di riproporre un rito che la tradizione perpetua da anni. Per carità non è in discussione il valore della tradizione, ma per rispetto della norma vigente e per solidarietà a tutti i concittadini che sono chiusi in casa il sindaco e i parroci avrebbero dovuto dare l'esempio: saper rinunciare alla normalità, alla libertà di movimento, è stata la lezione forse più dura che questa situazione d'emergenza ci ha insegnato. Il valore della rinuncia, che nella nostra società frenetica e sempre più povera di valori, risulta un alieno venuto da un passato lontano. E poco importa se la manifestazione sia stata di carattere religioso, avrebbe provocato lo stesso sdegno se fosse stata di altra natura: a chi sarebbe piaciuto vedere una partita di calcetto o un concerto in diretta streaming con la sindaco co-partecipe dell'evento? E le autorità avrebbero tollerato?  E ci sarebbero stati a presenziare anche gli operatori dell'associazione di Pubblica Assistenza, così com'è accaduto sul convento? 

Se ci fermassimo a riflettere e facessimo leva sulla memoria, ricorderemmo di certo le esatte parole dettate dalla viva voce della sindaco Di Medio e diffuse dall'amplificatore dell'auto della Pubblica Assistenza: «se amate i vostri figli restate a casa». Ebbene queste parole sono belle e potenti, menzionare i figli e utilizzare il verbo amare è stato una bella trovata. Ma se poi la sindaco e i parroci si danno appuntamento e celebrano il rito del Venerdì santo (con tanto di diretta video sulla pagina della Parrocchia Santa Maria delle  Grazie) mentre gli altri, noi tutti, restiamo in casa perché amiamo i nostri figli e anche i nostri genitori e anche i nostri nonni, loro dimostrano di non saper e non voler rinunciare e le rinunce fatte da noialtri assumono per un po' il sapore della beffa. La Legge non è uguale per tutti. Almeno non questa volta. 

E chissà se il 25 aprile per il 75esimo anniversario della Liberazione dal fascismo e dal nazismo verrà organizzata una celebrazione civile (sempre per pochi intimi e in diretta streaming)? Del resto oltre a essere una ricorrenza fondamentale della Repubblica Italiana è anche una tradizione o no?

giovedì 1 maggio 2014

Cassano delle Murge. Piazze pieni di politici: aspettando i contenuti programmatici

Vacanze primaverili
Visto che sono lontano voglio iniziare dagli assenti (come me), da coloro che hanno deciso o hanno trovato conveniente non presentarsi all'elettorato. Innanzitutto il Movimento 5 Stelle e poi alcuni big della politica locale. Senza dimenticare Prospettiva Ethica.
I grillini cassanesi, decisamente attivi sia sul web sia nelle piazze, si sono limitati ad avanzare la proposta di scegliere gli scrutatori tra i disoccupati e gli inoccupati. Non so se sia stata accolta dai componenti della Commissione elettorale (Giulia Masiello, Carmelo Briano e Teodoro Santorsola), ma intanto è già qualcosa di concreto dal sapore politico. Per la serie torniamo ai bisogni primari della gente, cioè un minimo di salario, che anche se una tantum è pur meglio di niente. Chissà se gli attuali amministratori accoglieranno la proposta del M5S locale o rispediranno al mittente la missiva. Resta che in molti, anzi moltissimi, Comuni pugliesi la svolta in questo senso c’è stata. Quindi la possibilità c’è tutta, dipende dalla volontà dei singoli. A loro il verdetto di cambiare una pratica troppe volte criticata per le sue ambiguità e scarsa trasparenza; e se a questo aggiungiamo il fatto che molte volte è capitato che a espletare il ruolo di scrutatore c’erano persone già impiegate, il dado è tratto. È richiesto soltanto un po’ di coraggio.

Cassano delle Murge soltanto un paio d'anni fa prima dell'introduzione del servizio 'porta a porta'.
Foto Archivio Vito Stano 
Per Prospettiva Ethica andrebbe bene l’appellativo ‘il grande assente’. Dopo lunghi ed estenuanti mesi di trattative, dapprima nel chiuso degli aderenti o simpatizzanti del movimento, e poi sui tavoli secretati ai più ma aperti alle altre forze politiche, il tutto s’è risolto con un fuoco di paglia. Dove sono finiti gli intenti? È bene precisare che le pretese di rinnovamento avanzate dal movimento hanno trovato un parziale accoglimento, in particolare sulla quota di senior da candidare; le posizioni dei consiglieri tanto del PD quanto di NID avevano spuntato un magro 25% (se non sono stato male informato), cioè su sedici candidati della lista, che avrebbe dovuto contrastare la squadra della Di Medio, soltanto quattro avrebbero potuto essere anziani; i restanti dodici avrebbero dovuto essere giovinotti o quanto meno presentabili all’elettorato con il marchio della novità. Scrivo al condizionale perché così non è stato. Gli attivisti di Prospettiva Ethica hanno deciso a maggioranza (una testa un voto) di non schierarsi e non condividere percorsi con altre forze politiche. L’assemblea del movimento ha portato i suoi consensi in quello che ai fini elettorali è stato un vicolo cieco. Qualche outsider ha deciso di portare il bagaglio di esperienza maturata in questo contesto con sé all’interno della lista Rinascita. Gli altri hanno preferito stare alla finestra a guardare. Almeno per questo giro di giostra.   
Quindi nelle urne saranno soltanto due le possibilità: gli elettori potranno scegliere tra la sindaco uscente Maria Pia Di Medio e lo sfidante Vito Lionetti.

Protagonisti principali 
Medico di base la prima e maestro il secondo in realtà presi singolarmente non dovrebbero stare in due liste differenti, ma nella stessa. Forse a molti sfuggirà il passato politico dall’attuale sindaco, la quale fin a pochi anni fa rappresentava un’idea politica di sinistra. Repubblicana, in tandem con il marito, già vice sindaco durante l’ultimo mandato di Pino Leporale, la dottoressa ha promosso la rinascita del circolo del redivivo Partito Repubblicano Italiano, uscito indenne prima dall’uragano Mani Pulite e successivamente dal Ventennio berlusconiano, ondeggiando da sinistra a destra nella migliore tradizione trasformista italiana. Comunque loro ci sono. Sempre. Ieri seduti al fianco di Silvio Berlusconi e oggi chissà. La politica come molti immagineranno è tattica, è quindi nulla di cui scandalizzarsi. Per tornare ai nostri giorni la sindaco è persona aperta e, non foss’altro per deformazione professionale, sa ascoltare. È, fatemelo dire, non è una cosa scontata tra coloro, e sono molti, che gongolano sulle poltrone del potere. Per quello che concerne i risultati programmatici, non posso dire molto tranne quello che la mia memoria e il mio archivio personale possono suggerirmi. A questo s’aggiungerebbe un’attenta rassegna stampa e il quadro potrebbe acquisire maggiore nitidezza. Molti sono stati i provvedimenti assunti a maggioranza sui quali i dubbi sono rimasti tali. Giusto per fare alcuni esempi la vicenda del cosiddetto ‘progetto lame’ e la gestione del nuovo servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Su entrambi ho lavorato con attenzione, è possibile che qualcosa sia sfuggito ai miei occhi, ma posso dire che sul primo è emersa palese la leggerezza della proposta della Di Medio & co., invece sul secondo la gestione delle fasi preparatorie per il nuovo servizio ‘porta a porta’ hanno convinto poco. Su questo punto non ho mancato di rilevare diverse incongruenze, una su tutte la decisione unilaterale, accettata poco più che supinamente dalla maggioranza, di accettare diverse qualità di bidoncini che la Tra.de.co. riciclava da altre gare d’appalto andate perdute. E non da ultimo la vicenda gestita nel più dilettante dei modi dei cosiddetti ‘facilitatori’, per intenderci coloro che hanno consegnato presso le utenze i piccoli cassonetti. Su queste vicende avrebbe dovuto scendere maggiore luce, ma alcune battaglie pare debbano essere perse a prescindere. Troppi gli interessi, troppe le bocche da tenere cucite. Vane le denunce. Ma tant’è.

Centro storico di Gioia del Colle - Foto Archivio Vito Stano
Lo sfidante       
A Vito Lionetti invece è giusto riconoscere la giusta dose di tatticismo occorsa in questi mesi di trattativa sui diversi tavoli e il coraggio di staccare la spina dell'esperienza decennale di Nuova Idea Domani, forse quest'ultima è stata fortuita eppure c’è stata. Questo è un fatto. Chissà che si possa tornare finalmente a parlare di contenuti politici e ideali, in un termine di politica.
Dopo il rientro nel Partito Democratico Vito Lionetti (con una pattuglia di "compagni") ha guadagnato posizioni all'interno degli organi direttivi dello stesso e passo dopo passo ha fidelizzato attorno alla sua figura numerosi altri democratici e non. Infatti il suo nome ha, per qualche giorno, calamitato tanto personalità del civismo cittadino quanto esponenti storici della destra. Alla fine del lungo cammino pre-elettorale il nome del maestro sindacalista ha convinto e messo d’accordo la maggior parte degli indecisi a sinistra. Al tavolo di Rinascita, questo il nome scelto per la lista, sederanno altri soggetti interessanti. Il primo da considerare è Davide Del Re, consigliere uscente del gruppo di minoranza Nuova Idea Domani. Impiegato presso gli uffici della Regione Puglia, l’ingegnere s’è distinto per il suo impegno durante la consigliatura appena trascorsa, in particolare sulla tematica del servizio di raccolta rifiuti, sulla vicenda del riassetto della rete e delle strutture di protezione dell’abitato dal rischio idrogeologico, sulle questioni legate al Piano Regolatore Generale. Ha tratto evidenti insegnamenti dai due colleghi anziani, Giuseppe Gentile e Teodoro Santorsola, ma ha scelto di troncare l’esperienza e intraprendere anche a livello amministrativo il percorso che già a livello partitico lo vede impegnato a sinistra nel partito del presidente della Regione Pugia Nichi Vendola.
Altri nomi conosciuti non mancano: segnalo la presenza di Massimo Bongallino, segretario del partito che fu anche di Vendola, a rimarcare la ritrovata unità, almeno di bandiera. Staremo a vedere quali intenti riusciranno a condividere con gli ex compagni del Partito Democratico.

Comprimari fuori scena
Tra gli assenti dunque i nomi importanti questa volta è bene ricordarli, perché forse sarà l’ultima volta che ne sentiremo parlare o magari perché tra cinque anni ritorneranno a bomba più carichi che mai.
Giuseppe Gentile due volte sindaco e consigliere provinciale di minoranza per il mandato che sta volgendo al termine, è stata una personalità del panorama politico locale tanto carismatica quanto riservata. Schivo e poco incline alle chiacchiere da bar, ha dimostrato la sua preparazione (dovuta in parte anche alla professione di avvocato che svolge). La sua assenza o meglio il suo ritiro dall’agone politico era stata annunciato ai media locali in tempi non sospetti. Un esempio da seguire per molti altri che invece hanno atteso il verdetto dei tavoli delle trattative. Mi riferisco a Teodoro Santorsola, vice sindaco per due consigliature e attuale capogruppo in consiglio comunale di Nuova Idea Domani. Il suo nome era stato proposto per una coalizione anti-Di Medio a sorpresa da alcuni esponenti del Partito Democratico locale. Molti, come lo scrivente, da subito hanno pensato ad una tattica per bruciare il nome; altri invece ben informati hanno ipotizzato altri scenari dal sapore meno politico e più personale. Tant’è però che il fuoco s’è spento prima che la legna fosse asciutta per ardere. Pazienza. Santorsola potrà riposarsi (almeno pubblicamente) e magari ritornare alla politica vera, quella all’interno dei circoli, del confronto con gli iscritti, delle battaglie ideali. Chissà che non scelga di prendere una tessera con la mano destra.
Pierpaola Sapienza è l’esclusa per eccellenza della squadra Di Medio-Zullo. Sono stati cinque anni duri per l’Assessore alla Cultura, Sport e Turismo. Dapprima la stagione degli attacchi mediatici, poi la stagione delle deleghe rosicate e infine la stagione dell’eclissi più o meno cercata. Lontano mille miglia dalle idee della Sapienza, di lei ho ritenuto apprezzabile l’entusiasmo nel proseguire il cammino intrapreso. L’istinto, suo dato caratteriale, le ha giocato brutti scherzi. Più volte con il fianco scoperto, l’assessore Sapienza ha subito affondi a volte gratuiti, altre volte indelicati. Ma tant’è, la politica è anche questo. Intanto il suo impegno nel partito di cui ha la tessera è più che mai costante, è presente negli organi dirigenti nazionali di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e tanto basta per dire che sin d’ora aspettiamo un suo ritorno.
Domenica Busto, in tempi di quote rosa, è l’altra donna che scompare dal palcoscenico politico locale. Sindacalista Uil e già assessore ai Servizi sociali durante la seconda esperienza di Nuova Idea Domani (dimissionata per divergenze più personali che politiche), ha svolto con costanza il suo ruolo di consigliere dai banchi delle minoranze per la lista (più o meno di centrosinistra) Vivi Cassano-PD. La sua preparazione sulla tematica dei servizi sociali ha più volte (per non dire tutte le volte) messo in evidente imbarazzo l’assessore al ramo Angela Contursi, troppe volte impreparata e forse troppo lontana dai bisogni dei concittadini.
Nella lista capeggiata da Vito Lionetti sono ricomparsi alcuni nomi poco entusiasmanti: Michele Lopane, sindacalista Cgil e già assessore con Giuseppe Gentile, e Michele Maiullaro, panificatore e rappresentante categoria.
Invece per la serie ‘i grandi presenti’ ricordiamo Ignazio Zullo. Attualmente il presidente del Consiglio comunale ricopre un ruolo di primissimo piano a livello regionale (capogruppo del gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale), pertanto com’è ovvio non avrebbe potuto fare a meno di spendere il suo nome e la sua visibilità per attrarre voti. Del resto l’esperienza con la sindaco Maria Pia Di Medio è stata positiva e tra l’altro dopo i lunghi anni all’opposizione i raggi di sole che baciano i banchi della Giunta non si lasciano così volentieri. Per ovvie ragioni politiche e di opportunismo, Zullo potrebbe ricoprire questa volta una carica assessorile o il ruolo di guida politica. Cosa che è connaturata alla sua caratura e al suo ruolo; del resto in questo quinquennio più volte s’è distinto per le sue incursioni in campo politico, snaturando con leggerezza la terzietà dell’istituzione rappresentata.


Qualche pensiero voglio spenderlo anche sulla situazione politica giovanile cassanese. Durante i mesi pre-elettorali pareva che si muovessero forze fresche, invece le successive conferme hanno decretato una disaffezione dalla politica davvero preoccupante. Pochi i nomi di coloro che si sono spesi sui diversi tavoli, molte volte rimasti delusi dall’epilogo della vicenda e tanti altri invece hanno guadagnato la luce della ribalta dopo un lungo lavorio nei paraggi della politica. Altri come sempre, innominabili per antonomasia, per la politica e il bene comune strettamente inteso non hanno mai dimostrato affezione e come premio hanno ricevuto il «posto in lista». L’augurio a tutti è di dare il meglio di sé in questa battaglia ideale e programmatica, necessaria a riportare il dibattito politico ai livelli opportuni.

01.05.2014
Vito Stano