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lunedì 19 aprile 2021

Riflessioni. Norme garantiste e mancata onestà intellettuale: la scuola tra libertà di scelta e insicurezze

di Vito Stano 

La libertà e le garanzie di cui alcune categorie di cittadini e lavoratori godono sono invidiabili, diciamolo. Avrei voluto avere la garanzia del lavoro, ma ahimé non ce l'ho avuta. Avrei voluto avere la priorità vaccinale, ma anche questa non ce l'ho. E la cosa più interessante è che alcuni (ovviamente solo alcuni, non sappiamo quanti, ma diciamo solo alcuni) non riescono proprio a comprendere le fortune di cui godono. Penso al mondo della scuola (pubblica) e mi viene in mente un paradosso: se il governo proponesse ai ristoratori e agli operatori della ristorazione di aprire tutto a patto di sottoporsi al vaccino, forse la risposta della categoria (salassata a dovere dalla crisi-covid) risponderebbe con entusiasmo. Non so, è solo un pensiero. Forse mi piacerebbe che fosse così. Forse perché conosco il settore e forse perché il mondo della formazione (nel quale sono impegnato) è molto più simile alla stagionalità di quel mondo fatto di posate da lucidare e bottiglie da stappare piuttosto che al mondo della scuola pubblica. 

Vorrei che queste righe non fossero lette come un atto d'accusa verso qualcuno in particolare, ma se penso che lo smartworking ha cambiato la quotidianeità a molti e con essa anche la quantità di denaro in entrata nelle casse familiari (soltanto per alcune centinaia di migliaia di persone) e allo stesso tempo c'è chi, senza battere ciglio, ha percepito lo stipendio durante questo periodo lavorando con tempi ridotti, lavorando con sistemi perlomeno dubbi dal punto di vista formativo, lavorando con i polpastrelli su wapp, un po' da riflettere ci sarebbe. Di certo non è stato facile, dal canto mio posso testimoniare che non è stato facile (nei corsi di formazione), immagino quanto complesso possa essere stato vivere il caos nell'alveo dell'istituzione scolastica. 

Però una cosa resta e penso che peserà in un potenziale dibattito: ci sono momenti nella storia collettiva durante i quali le libertà e i diritti vengono compressi, ci piaccia o no. A me non piace in linea di massima, ma devo ammettere che il quotidiano pesa sul piatto della bilancia e mi viene dal profondo dell'apparato digerente un pensiero pessimo dal quale non riesco a muovermi.  Immagino uno schema di sintesi: la libertà di vaccinarsi degli operatori scolastici in cambio della trasparenza, cioè rendere noto alla comunità di riferimento (colleghi e genitori) la propria scelta libera. 

Dunque libertà di non subire un trattamento sanitario, in cambio di una rinuncia alla riservatezza. Del resto in vista del passaporto sanitario, mi pare alquanto ridicolo parlare di privacy. E, tra l'altro, visto che non c'è l'obbligo di vaccinarsi e, dunque, è garantita la libertà di scelta, perché farne un mistero? Se non si subiscono pressioni e la scelta è dettata dalla paura (vedi Astrazeneca e J & J) o magari da convinzioni no vax, non sarebbe onesto dirlo? Barattiamo porzioni di libertà quotidianamente e poi ci spaventa dire se abbiamo scelto di fare il vaccino? Mi pare paradossale anche alla luce dell'attenzione mediatica che ha subito la categoria medica, infermieristica, socio-assistenziale, che ha portato molti di noi (compreso chi scrive) a sostenere la tesi che riassumo così: o ti vaccini o fuori e di conseguenza niente stipendio. 

Questo dovrebbe essere la regola. Invece c'è chi è più garantito di altri. E questo è un fatto. Poiché il dilemma non è tra mandare o meno i figli a scuola, ma vaccinarsi non per sé ma per gli altri. Anziché sbandierare libertà abbiamo tutti bisogno di sbandierare solidarietà e onestà.

martedì 7 aprile 2020

La malattia della scrittura: si riattiva il blog Murgiambiente per lasciare tracce visibili


Oggi davo un'occhiata sul sito web dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ho pensato di mettere graficamente a confronto i dati relativi ai cinque grandi Paesi d'Europa: Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Italia.

La prima cosa che mi è saltata all'occhio è il dato relativo ai decessi da Covid-19 in Germania: i numeri, registrati dall'OMS, sono nettamente inferiori a quelli degli altri quattro Paesi. Ci sono differenze tra le diverse situazioni ovviamente, ma seppur in misura differente Italia, Spagna, Francia e Regno Unito registrano migliaia di decessi sul numero totale dei contagiati.

La Germania invece registra oltre 90mila casi e appena 1.434 decessi. 

A cosa sia dovuto è ancora un interrogativo. Forse la strategia di contenimento è più efficace perché le persone stanno rispettando i dettami del governo? O il dato dei decessi è correlato alla qualità del sistema sanitario tedesco? 

Cercheremo di capirne qualcosa in più.