È trascorso solo poco tempo dal tragico evento
alluvionale che ha scosso il Tarantino, determinando gravi danni e causando la
morte di quattro persone nel territorio di Ginosa, ma l’andamento meteorologico
degli ultimi giorni, caratterizzato da cieli sereni e dalla pressoché completa
assenza di precipitazioni, sembra averci fatto dimenticare che il clima, quando
si scatena, mette a dura prova le infrastrutture umane e l’incolumità della
stessa popolazione. E, come sempre, insieme con i danni prodotti dalle
avversità climatiche, ci siamo come dimenticati dell’importanza delle basilari
attività di prevenzione per evitare che eventi similari, verificandosi
nuovamente, possano procurare danni analoghi e la perdita di altre vite umane:
una volta passate l’emergenza, non ci si pensa più, come se si trattasse di un
capitolo oramai definitivamente chiuso e come se il futuro non potesse
prospettarci ulteriori situazioni analoghe nella loro rilevanza e nella loro
gravità.
Invece tali eventi
si ripetono, ed è pertanto una necessità
primaria, stante la posta in gioco e l’importanza della prevenzione, evitare
che situazioni del genere abbiano a verificarsi ancora; non si parla
ovviamente, in questo caso, dell’andamento climatico - contro cui possiamo fare
ben poco-, ma della vulnerabilità delle persone e delle strutture umane messe
davanti ad un evento distruttivo quanto inaspettato, oltre che dell’ osservanza
delle principali regole di buon senso. In primo luogo, occorre prestare attenzione alle
strutture residenziali e, con un’attenzione non minore, alla viabilità che, non
dimentichiamolo, rappresenta l’unica efficace opportunità di fuga per la popolazione locale, la cui
incolumità è messa a rischio da eventi che, per quanto eccezionali, possono
sempre verificarsi e che, appunto in virtù della loro eccezionalità, sono in
grado di produrre danni rilevantissimi proprio perché inaspettati. Non va dimenticato, a tale proposito, che tutte le
vittime di due settimane fa hanno perso la vita proprio lungo la strada, mentre
tentavano di mettersi in salvo fuggendo
dall’alluvione che ha devastato il territorio di Ginosa.
Alla luce dell’esperienza ancora fresca del disastro di
portata rilevantissima avvenuto nel Tarantino, nel basilare principio che non
si deve mai abbassare la guardia perché è proprio quando l’emergenza sembra
lontana che si possono validamente mettere in atto tutti gli interventi
finalizzati ad evitare nuove tragedie, occorre prestare la massima attenzione
nel rilevare eventuali difformità dalle normative tese a tutelare la vita e le
opere umane dai dissesti idrogeologici. Risale appena a ieri l’importante operazione condotta in
tal senso dal Corpo Forestale dello Stato-Comando Stazione di Mottola, che ha
sequestrato in agro di Mottola, in ‘Contrada Cappello’, un’area D1 ubicata
lungo la Strada Statale 100 Bari-Taranto per la mancata osservanza delle
normative finalizzate ad evitare il verificarsi di situazioni disastrose a
causa di eventi alluvionali.
Sull’area in argomento, su cui si prevedeva di impiantare
un vigneto di uve da vino, erano in corso importanti lavori di modifica dello
stato dei luoghi, con interventi di radicale trasformazione consistenti in
movimenti di terra, sbancamenti e livellamenti del terreno, condotti al fine di
agevolare la conduzione delle future operazioni colturali. Detta area, classificata dal P.A.I. (Piano di Assetto
Idrogeologico) della Regione Puglia come ‘Area ad Alta Probabilità di
Inondazione’, è soggetta ad una rigida e rigorosa normativa, che prevede fra
l’altro il vincolo inderogabile dell’autorizzazione rilasciata preventivamente
dall’Autorità di Bacino della Regione Puglia per potervi effettuare qualsiasi
modifica. Per l’effettuazione di tali lavori di sbancamento il
proprietario aveva invece effettuato solo una semplice, insufficiente «comunicazione
di inizio lavori», in cui aveva fra l’altro affermato che dette opere sarebbero
state condotte «in economia, mediante l’utilizzo di mezzi agricoli di proprietà
o eventualmente noleggiati a caldo, e riguardando solo superficialmente il
terreno agricolo in argomento»; in realtà, per effettuare tale intervento agli
aveva addirittura stipulato un contratto d’appalto privato con una Ditta
specializzata negli scavi di miniere e cave!
L’intervento di profonda modificazione di questa zona
così delicata dal punto di vista idrogeologico non è sfuggito ai Forestali di
Mottola i quali, nel corso della loro regolare attività di pattugliamento del
territorio, si sono resi conto dei lavori in corso a brevissima distanza dalla
Statale (10 metri, per la precisione). Al fine di verificare la stretta
rispondenza di detti lavori con le prescrizioni, essi hanno accertato il rigido
regime autorizzativo prescritto per l’area in argomento, nonché il mancato
rispetto della vincolistica. Sono pertanto intervenuti tempestivamente, sequestrando
l’area - dell’estensione di 1315 m2 - ed il mezzo speciale per movimento terra
impiegato per l’effettuazione dei lavori, e deferendo all’Autorità Giudiziaria
due persone (il proprietario dell’area su cui stavano per essere effettuati i
rilevanti movimenti di terra e l’Amministratore Unico dell’Impresa di scavi).
I capi di imputazione contestati sono l’art. 44 lett. ‘b’
del ‘Testo Unico delle Disposizioni Legislative e Regolamentari in Materia
Edilizia’ il D.P.R. n° 380/2001, che fissa l'arresto fino a due anni e
l'ammenda da 5164 euro a 51645 euro nei casi di esecuzione dei lavori in totale
difformità o assenza del permesso o di prosecuzione degli stessi nonostante
l'ordine di sospensione, nonché l’art. 110 del Codice Penale, recante pena per
coloro che concorrono nel reato.