Melbourne, da Leipzig a Mindanao, si è tenuta la prima
manifestazione globale per porre fine all’era del carbone. In Italia si sono
svolte manifestazioni a Brindisi, Civitavecchia, La Spezia, Padova e Palermo.
Proprio nella città di Brindisi erano presenti i volontari del gruppo di Bari,
ma anche degli altri due gruppi pugliesi di Lecce e San Ferdinando di Puglia.
‘End
the Age of Coal’ - questo il nome della
giornata di mobilitazione internazionale, nonché lo slogan che ha unito la
protesta in tutti i continenti - esprime la volontà chiara di molte persone, in
ogni angolo del Pianeta, di consegnare al passato una fonte energetica il cui
utilizzo è il primo fattore di alterazione del clima. Da una settimana, a
Istanbul, oltre 500 attivisti provenienti da tutto il mondo stanno lavorando
per dare vita a una campagna davvero globale contro il carbone. Il ‘Global Power Shift’, questo il titolo
del meeting, è stato promosso da 350.org con la collaborazione di 45
associazioni tra cui Greenpeace. Ieri è stata la prima data in cui in tutto il
mondo, si è manifestato contro il carbone, partendo proprio dalla Turchia, dove
si è svolta una protesta che ha coinvolto oltre 3.000 persone, tra cui il
direttore di Greenpeace International Kumi Naidoo.
L’opposizione al carbone, la fonte energetica più dannosa
per il clima e la salute umana, è ormai un dato globale. Dalla Turchia, un
Paese minacciato da una forte espansione del carbone e dove il diritto al
dissenso appare oggi compromesso, sta partendo un’onda di protesta che non si
fermerà. Si sta organizzando un movimento internazionale, cui Greenpeace darà
tutto il suo sostegno, per archiviare l’era del carbone e dare inizio a una
rivoluzione energetica fatta di fonti rinnovabili ed efficienza.
Quello del carbone è un business sempre più
insostenibile: la sua estrazione è causa di distruzione di interi ecosistemi ed
è spesso correlata a fenomeni di violazione dei diritti umani; la sua
movimentazione minaccia aree fragili del pianeta, come nel caso dell’export
australiano che rischia di distruggere la più preziosa barriera corallina del
mondo; infine, la sua combustione è responsabile di oltre il 40% delle
emissioni di anidride carbonica, a livello globale, primo fattore assoluto di
impatto sul clima. Dalle ciminiere delle centrali a carbone fuoriescono anche
gas acidi, fuliggine e polveri sottili: ovvero il maggior contributo
industriale alla generazione del particolato fine, che penetra in profondità
nei polmoni e direttamente nel sangue, che colpisce soprattutto neonati e bambini
e causa attacchi cardiaci e cancro al polmone, incrementa gli attacchi d’asma e
i problemi respiratori. Da quelle stesse ciminiera fuoriescono anche metalli
pesanti tossici come mercurio, piombo, arsenico e cadmio, che aumentano i
rischi di insorgenza di malattie oncologiche e danneggiando la crescita dei
minori.
Un recente studio realizzato dall’Università di Stoccarda
per Greenpeace segnala come in Europa gli impatti sanitari del carbone
equivalgono a circa 22.300 morti premature l’anno: ovvero, più di due morti
premature ogni ora . Le circa 300 centrali a carbone funzionanti nel continente
producono un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Unione ma emettono il
70 per cento degli ossidi di zolfo e più del 40 per cento degli ossidi di azoto
provenienti dal settore elettrico. Queste centrali sono la fonte di circa la
metà di tutte le emissioni industriali di mercurio, di un terzo di quelle di
arsenico e producono quasi un quarto del totale delle emissioni europee di CO2.
La stessa ricerca dell’Università di Stoccarda evidenzia come l’impatto della
produzione italiana di elettricità col carbone è causa di circa 500 casi di
morte prematura l’anno in Italia.
In Italia Greenpeace è impegnata in una campagna contro
l’Enel, responsabile di circa tre quarti della produzione nazionale di
elettricità col carbone. Greenpeace chiede a Enel di dimezzare la sua
produzione a carbone entro il 2020 e di azzerarla al 2030; di rinunciare ai progetti
di nuove centrali a carbone e di sostituire la sua produzione a carbone con
fonti pulite e rinnovabili.
(fonte Greenpeace Puglia)