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giovedì 26 dicembre 2013

San Pietroburgo. Scarcerati e amnistiati gli attivisti dell'Artic 30 di Greenpeace

Cristian attivista di Greenpeace
Dopo due mesi di prigione in Russia e più di un mese di libertà su cauzione trascorsa a San Pietroburgo finalmente Cristian potrà tornare a casa. Assieme a lui saranno liberi anche gli altri 27 attivisti di Greenpeace e i due giornalisti freelance arrestati in seguito ad un’azione di protesta contro la compagnia Gazprom per la difesa dell'Artico. Il Parlamento russo ha votato l’amnistia anche per il reato di cui erano accusati: il vandalismo.

Il ringraziamento va a tutti i firmatari della petizione, donne e uomini liberi che hanno contribuito con il loro sostegno a tenere alta l’attenzione sul destino di Cristian e dei suoi compagni. Giovani carichi di ideali che mai avrebbero dovuto finire in prigione, accusati di reati assurdi e gravissimi.


Cristian non ha sentito suo figlio per settimane. L’angoscia, la lontananza e il timore che questa storia potesse prolungarsi ed essere dimenticata hanno accompagnato molte, troppe giornate. Cristian è solo colpevole di pacifismo, e così tutti gli Arctic 30. Purtroppo però non c'è nessuna amnistia per l'artico che possa proteggere questo fragile ecosistema dalle trivellazioni petrolifere.

mercoledì 11 dicembre 2013

Arctic30. Greenpeace lancia raccolta fondi per coprire spese legali degli attivisti

Le battaglie ambientaliste nel nostro tempo sono la nuova frontiera delle vecchie rivoluzioni. Purtroppo però gli avversari dell'ambiente sono sempre più forti e cinici. La storia degli attivisti di Greenpeace è emblematica di quanto può accadere. 30 attivisti hanno tentano di convincere, con un'azione difficile, la Russia e Gazprom a non invadere con le trivelle l'Artico. Ma l'aggressione pacifica s'è conclusa con l'arresto degli attivisti, tra cui c'era anche un italiano. Ora, dopo la liberazione su cauzione, su di loro pendono accuse pesanti, dalle quali dovranno difendersi. Per questo Greenpeace chiede un sostegno economico a coloro che credono nei valori alla base di queste battaglie. V.S.  

In questi mesi ti abbiamo raccontato la storia degli Arctic30: 30 coraggiosi uomini e donne che hanno protestato pacificamente contro la distruzione dell'Artico. E che per questo sono stati assaltati, arrestati e imprigionati. Come sai, dopo due difficili mesi di carcere, sono stati rilasciati su cauzione dal tribunale russo. Ma devono vedersela con accuse molto serie, come quella di teppismo, che potrebbero costare loro fino a sette anni di detenzione. Infatti, anche se siamo felicissimi di saperli fuori di prigione, sappiamo bene che non è finita. Non molleremo finché tutte le assurde accuse non saranno ritirate e gli Arctic30 giudicati innocenti. E finalmente, davvero liberi. Milioni di persone in tutto il mondo li hanno sostenuti, ma ora abbiamo bisogno di un aiuto concreto. I costi legali e organizzativi, per un'organizzazione indipendente come Greenpeace, che ha deciso di farsi carico di tutti gli oneri legati a questa vicenda, sono stati enormi e continueranno ad esserlo.


Per i prossimi mesi abbiamo stimato un costo totale di più di 4 milioni di euro per le spese come il supporto logistico ai 30 e alle loro famiglie, le tasse e le spese legali, le attività di mobilitazione e il recupero dell'Arctic Sunrise. Siamo fieri di essere indipendenti, siamo fieri di poter contare su persone come te che ci aiutano ad esserlo per vincere le nostre battaglie. La difesa dell'Artico è la battaglia ambientale più importante dei nostri tempi. Ed è appena iniziata: il primo passo è ridare la libertà a 30 persone che si sono battute per tutti noi, pacificamente, in prima linea per la protezione del Pianeta. Aiutaci a riportarli a casa.

(fonte Greenpeace)

lunedì 21 ottobre 2013

Greenpeace. Arctic Sunrise: petizione online per sensibilizzare i governi

Io ho già firmato. Tu cosa aspetti?
Incredibile! 863.458 di noi hanno già aderito in pochi giorni. Firma e condividi con tutti: raggiungiamo un milione di firme per spingere gli alleati chiave della Russia a farsi sentire! 


Care amiche e cari amici, Ana Paula ha 31 anni, è brasiliana e voleva solo manifestare pacificamente contro la decisione della Russia di trivellare nell’Artico. Ora lei e gli altri 29 membri della nave Arctic Sunrise di Greenpeace sono rinchiusi in una prigione russa e potrebbero doverci stare per chissà quanto. Ma possiamo gettare loro un’ancora di salvezza. Gli attivisti di Greenpeace, alcuni rinchiusi in celle di isolamento, rischiano quindici anni di carcere con l’accusa assurda di pirateria. Il loro crimine? Aver appeso uno striscione su una piattaforma petrolifera russa per manifestare contro le trivellazioni in profondità in uno dei posti più belli e al tempo stesso fragili del pianeta. Molti governi occidentali hanno già protestato per questa situazione, ma ora Ana Paula e Greenpeace stanno chiedendo aiuto direttamente alla comunità di Avaaz per rendere davvero globale la protesta.  


Assieme possiamo rivolgerci ad alcuni dei più importanti partner commerciali e politici della Russia, come Brasile, India, Sud Africa e Unione Europea, per chiedere la liberazione dei 30 dell’Artico. Il nostro obiettivo è il milione di firme per Ana Paula e i suoi compagni. Raggiunto quel traguardo, Avaaz proietterà i loro volti in luoghi simbolici, per mantenere la vicenda sotto i riflettori dei media http://www.avaaz.org/it/free_the_arctic_30_loc/?btysIdb&v=30447.


La sorella di Ana Paula la descrive così: «Sotto molti punti di vista, mia sorella è una normale ragazza brasiliana: estroversa, amichevole, piena di vita. Ma è anche straordinaria nella sua semplicità, fin da piccola capace di appassionarsi per la natura e la sua difesa, anche a rischio della sua stessa incolumità». Ora Ana Paula e gli altri membri dell’equipaggio potrebbero perdere 15 anni delle loro vite solo per aver tentato di appendere un manifesto sull’impianto Gazprom, il primo della storia nell’Artico. È sicuramente una reazione spropositata contro chi si batte per difendere l’ambiente di tutti: fermare le trivellazioni artiche significa proteggere la più grande area naturale della Terra, dove eventuali perdite di petrolio sarebbero quasi impossibili da arginare. 

Gli avvocati di Greenpeace hanno fatto notare che i 30 sono stati arrestati in acque internazionali, e che quindi sarebbe stata la Russia a violare il diritto internazionale del mare. Ma essere dalla parte della ragione potrebbe non bastare per ottenere la loro scarcerazione, il loro destino potrebbe già essere segnato, a meno che la comunità internazionale non faccia capire alla Russia di non essere disposta a passare sopra a questo scandalo.

La voce di Avaaz è particolarmente forte in molti di questi Paesi dove è presente in grandi numeri (5 milioni di membri solo in Brasile!). Se ci impegniamo tutti quanti raggiungendo il milione di firme, gli avaaziani di Brasile, Sud Africa, India e dell’Unione Europea possono far salire la pressione internazionale. Firma subito e aiutaci a raggiungere questo traguardo per contribuire a salvare i 30 dell’Artico http://www.avaaz.org/it/free_the_arctic_30_loc/?btysIdb&v=30447.

Queste 30 persone hanno avuto il coraggio di sfidare le multinazionali del petrolio in uno degli ultimi posti incontaminati del pianeta. E per questo li vogliono zittire e intimidire. La nostra comunità si è sempre impegnata in difesa degli attivisti di tutto il mondo: ora è il momento di salvare i 30 dell’Artico. 

Con speranza e determinazione,

Jamie, Alex, Emma, Lisa, Ricken, Marie, Julien, Diego e tutto il team di Avaaz 

Maggiori informazioni: 

Russia, aperta inchiesta per pirateria contro militanti di Greenpeace (Corriere della Sera) 
Russia: appello 11 Nobel Pace a Putin, libera i 30 di Greenpeace (Agi)

Russia, carcere per attivisti di Greenpeace. Due mesi anche per il militante italiano (La Repubblica) 

Greenpeace ai russi: liberate i nostri, la Arctic sunrise era in acque internazionali (Euronews)

Blitz di Greenpeace alla Barcolana, ‘Gazprom distrugge l'artico’ (Rainews24)


(fonte avaaz.org)

martedì 8 ottobre 2013

Russia: appello al Presidente Napolitano per liberare Cristian D'Alessandro

Cristian D'Alessandro, l'attivista italiano accusato di pirateria
La nave di Greenpeace con la quale pacificamente 28 attivisti cercavano di salvare l'Artico dalle trivelle della Gazprom, è stata abbordata illegalmente dalla Guardia Costiera russa in acque internazionali. Tutti, inclusi due giornalisti, sono stati fermati e accusati di pirateria e ora rischiano fino a 15 anni di detenzione in RussiaTra gli attivisti c'è Cristian. La madre scrive una lettera a Napolitano e chiede che suo figlio possa tornare a casa. Sottoscrivi anche tu l'appello.


Signor Presidente,
mi chiamo Raffaela Ruggiero, sono la madre di Cristian D’Alessandro, il giovane attivista di Greenpeace, arrestato dalle autorità russe nel Mar Artico con i suoi 29 compagni. Mi rivolgo a Lei , Presidente, conoscendo la Sua storia e la Sua sensibilità verso i temi dei diritti umani, perché si adoperi per la libertà di Cristian. Certo, il momento è grave per il Paese e ben altri pensieri affollano la Sua mente, lo so bene, ma pure mi permetta di insistere perché rivolga qualche minuto del Suo prezioso tempo al mio ragazzo ed ascolti, per cortesia, il mio appello.

Cristian ha 31 anni, ha conseguito la laurea in biotecnologie mediche all’Università Federico II di Napoli, con una tesi di ricerca che ha avuto risultati lusinghieri ed apprezzamenti dai docenti fino a meritare la pubblicazione su una rivista scientifica. Durante il percorso universitario ha fatto le sue prime esperienze lavorative in Inghilterra, dove ha imparato la lingua pagandosi il soggiorno facendo il cameriere, perché la sua grande dignità non gli avrebbe mai consentito di chiedere soldi alla famiglia. Una volta laureato, assecondando il bisogno interiore di mettere in atto quei principi che per molti restano solo teoria, ha fatto la sua scelta di vita, aderendo ai principi dell’organizzazione ecopacifista Greenpeace, che si occupa di tutelare il pianeta dalle aggressioni, talvolta inconsapevoli, spesso proditorie, degli stessi popoli che lo abitano.

Noi, d’altro canto, abbiamo sempre sostenuto la ricerca di autonomia dei nostri figli, sicuri come siamo dei principi di onestà e correttezza in cui li abbiamo cresciuti e se, egoisticamente, avremmo preferito averli vicini, pure li abbiamo lasciati liberi di inseguire i propri sogni e di accrescere quel patrimonio di esperienze attraverso il quale sono diventati quello che adesso sono: esseri pensanti, liberi, onesti leali, in grado di fare scelte consapevoli, di compiere gesti nobili. Sono entrambi lontani, ma siamo certi del loro affetto, fieri del loro coraggio e contenti della loro felicità, perché i figli sono felici se fanno ciò in cui credono.

Cristian aveva il sogno di contribuire a costruire un mondo migliore ed ha creduto di poterlo fare pacificamente con i  suoi compagni di Greenpeace. Questo sogno adesso è una colpa, anzi un reato gravissimo.

Signor Presidente, non sentiamo Cristian da settimane. Sua nonna, che ha 88 anni, prega ogni giorno per lui, nel chiaro timore di non poterlo riabbracciare più. Mai avremmo creduto di vederlo in prigione, lui persona pacifica, non violenta, amante della natura, della musica, della compagnia semplice e schietta, accusato di pirateria e di atti violenti. 

sabato 5 ottobre 2013

Pirateria: è questa l'accusa formalizzata agli attivisti dagli inquirenti russi

Pirateria. È questa l'accusa formalizzata stamattina dagli inquirenti russi per 5 degli attivisti dell'Arctic Sunrise. Un'accusa terribile e ingiustificata, per la quale rischiano fino a 15 anni di carcere.  Non possiamo accettare che la difesa dell'Artico e le proteste pacifiche contro le trivellazioni vengano chiamate pirateria.


Ringraziamo coloro che hanno già firmato l'appello: circa 700mila persone hanno chiesto la liberazione dei nostri Arctic 30. Ma non basta.  Dobbiamo essere la voce dei nostri attivisti, messi a tacere dalle autorità: per farlo, condividere l'appello è fondamentale. 



«L'accusa di pirateria è rivolta a uomini e donne il cui unico crimine è quello di avere una coscienza. Questo è assolutamente scandaloso e mina alla base i principi della protesta pacifica. Assurdo qualificare gli attivisti come pirati, vogliono solo intimidirci e farci tacere, ma non desisteremo», ha detto Kumi Naidoo, direttore di Greenpeace International.

martedì 17 settembre 2013

Save the Arctic: grande successo per la manifestazione di Greenpeace

Domenica mattina migliaia di persone in più di 110 città di 36 Paesi nel mondo sono salite in sella alla propria bicicletta per partecipare alla prima ‘Pedalata Polare’ della storia organizzata da Greenpeace per la campagna Save The Arctic. Dall'Inghilterra all'Argentina, dall'India all'Italia i ‘Difensori dell’Artico’ hanno pedalato attraverso i luoghi più iconici delle proprie città. In Italia, migliaia di biciclette hanno percorso le strade di Bari, Catania, Milano, Napoli, Roma e Verona per ricordare a tutti l’urgenza di salvare l’Artico da colossi del petrolio come Shell e Gazprom. 

A Bari circa cinquecento ciclisti si sono dati appuntamento a via Sparano, dove i volontari dell’associazione hanno consegnato palloncini, adesivi e mascherine per decorare le bici e hanno dato vita ad attività a tema polare per grandi e piccoli. Alle ore 11,30 è partita la pedalata che ha attraversato via Sparano, corso Vittorio Emanuele e tutto il Lungomare fino a Punta Perotti, dove i ciclisti si sono fermati per una pausa musicale in compagnia della CycleBand. Subito dopo il lungo serpentone di bici è rientrato al gazebo in via Sparano per la conclusione dell’evento, tra le note della CycleBand e il saluto a tutti i partecipanti alla Pedalata Polare. 

Con questa pedalata abbiamo portato i 'Difensori dell’Artico' sulle strade di tutto il mondo per ricordare a Shell e agli altri giganti del petrolio che il movimento Save the Arctic sta crescendo e non si fermerà finché non cesseranno i piani di trivellazione al Polo Nord. L’Artico è importante per il clima terrestre e deve essere protetto per non mettere a rischio tutti gli abitanti del nostro pianeta. 

L’iniziativa si è svolta in prossimità del raggiungimento del livello minimo annuale dei ghiacci artici. Nel 2012 è stato raggiunto il triste record del minimo storico dei ghiacci e, anche quest’anno, gli scienziati prevedono un nuovo allarmante livello che potrebbe essere tra i cinque più bassi della storia. A minacciare l’Artico non sono solo i cambiamenti climatici: l’assenza di ghiaccio ha aperto nuove vie di transito per la ricerca e l’estrazione di petrolio a latitudini estreme scatenando una vera e propria corsa all'oro nero. I ghiacci dell’Artico si stanno sciogliendo rapidamente davanti agli occhi di tutti: dove prima c’erano vaste distese di ghiaccio, ora c’è il mare aperto e le piattaforme delle compagnie petrolifere senza scrupoli stanno avanzando. Questa è un’emergenza planetaria e noi non staremo a guardare. 


(fonte Greenpeace Bari)

lunedì 1 luglio 2013

Stop al carbone: campagna internazionale di Greenpeace. Brindisi c'è

Melbourne, da Leipzig a Mindanao, si è tenuta la prima manifestazione globale per porre fine all’era del carbone. In Italia si sono svolte manifestazioni a Brindisi, Civitavecchia, La Spezia, Padova e Palermo. Proprio nella città di Brindisi erano presenti i volontari del gruppo di Bari, ma anche degli altri due gruppi pugliesi di Lecce e San Ferdinando di Puglia.

‘End the Age of Coal’ - questo il nome della giornata di mobilitazione internazionale, nonché lo slogan che ha unito la protesta in tutti i continenti - esprime la volontà chiara di molte persone, in ogni angolo del Pianeta, di consegnare al passato una fonte energetica il cui utilizzo è il primo fattore di alterazione del clima. Da una settimana, a Istanbul, oltre 500 attivisti provenienti da tutto il mondo stanno lavorando per dare vita a una campagna davvero globale contro il carbone. Il ‘Global Power Shift’, questo il titolo del meeting, è stato promosso da 350.org con la collaborazione di 45 associazioni tra cui Greenpeace. Ieri è stata la prima data in cui in tutto il mondo, si è manifestato contro il carbone, partendo proprio dalla Turchia, dove si è svolta una protesta che ha coinvolto oltre 3.000 persone, tra cui il direttore di Greenpeace International Kumi Naidoo.

L’opposizione al carbone, la fonte energetica più dannosa per il clima e la salute umana, è ormai un dato globale. Dalla Turchia, un Paese minacciato da una forte espansione del carbone e dove il diritto al dissenso appare oggi compromesso, sta partendo un’onda di protesta che non si fermerà. Si sta organizzando un movimento internazionale, cui Greenpeace darà tutto il suo sostegno, per archiviare l’era del carbone e dare inizio a una rivoluzione energetica fatta di fonti rinnovabili ed efficienza.

Quello del carbone è un business sempre più insostenibile: la sua estrazione è causa di distruzione di interi ecosistemi ed è spesso correlata a fenomeni di violazione dei diritti umani; la sua movimentazione minaccia aree fragili del pianeta, come nel caso dell’export australiano che rischia di distruggere la più preziosa barriera corallina del mondo; infine, la sua combustione è responsabile di oltre il 40% delle emissioni di anidride carbonica, a livello globale, primo fattore assoluto di impatto sul clima. Dalle ciminiere delle centrali a carbone fuoriescono anche gas acidi, fuliggine e polveri sottili: ovvero il maggior contributo industriale alla generazione del particolato fine, che penetra in profondità nei polmoni e direttamente nel sangue, che colpisce soprattutto neonati e bambini e causa attacchi cardiaci e cancro al polmone, incrementa gli attacchi d’asma e i problemi respiratori. Da quelle stesse ciminiera fuoriescono anche metalli pesanti tossici come mercurio, piombo, arsenico e cadmio, che aumentano i rischi di insorgenza di malattie oncologiche e danneggiando la crescita dei minori.

Un recente studio realizzato dall’Università di Stoccarda per Greenpeace segnala come in Europa gli impatti sanitari del carbone equivalgono a circa 22.300 morti premature l’anno: ovvero, più di due morti premature ogni ora . Le circa 300 centrali a carbone funzionanti nel continente producono un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Unione ma emettono il 70 per cento degli ossidi di zolfo e più del 40 per cento degli ossidi di azoto provenienti dal settore elettrico. Queste centrali sono la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio, di un terzo di quelle di arsenico e producono quasi un quarto del totale delle emissioni europee di CO2. La stessa ricerca dell’Università di Stoccarda evidenzia come l’impatto della produzione italiana di elettricità col carbone è causa di circa 500 casi di morte prematura l’anno in Italia.

In Italia Greenpeace è impegnata in una campagna contro l’Enel, responsabile di circa tre quarti della produzione nazionale di elettricità col carbone. Greenpeace chiede a Enel di dimezzare la sua produzione a carbone entro il 2020 e di azzerarla al 2030; di rinunciare ai progetti di nuove centrali a carbone e di sostituire la sua produzione a carbone con fonti pulite e rinnovabili.


(fonte Greenpeace Puglia)

giovedì 20 giugno 2013

Contaminazione da Ogm: appello al ministro della Salute Lorenzin

Oggi abbiamo bisogno di te! C'è un'emergenza OGM in corso. Scrivendo ora al Ministro della Salute Lorenzin puoi aiutarci a scongiurare il rischio di contaminazione transgenica in Italia. La storia è questa: pochi giorni fa in Friuli un esponente del "Movimento Libertario" ha seminato in due campi mais transgenico della Monsanto, il MON810, e ora minaccia di ripetere l'operazione in altre Regioni. Non possiamo permettere che queste piante di mais OGM fioriscano perchè il loro polline contaminerebbe campi vicini e lontani, trasportato dal vento e dagli insetti. 

La diffusione degli OGM sarebbe una condanna a morte per l'agricoltura italiana.Niente più aziende agricole biologiche e tradizionali, ma monopolio assoluto delle coltivazioni transgeniche. Gli effetti sugli ecosistemi sarebbero irreversibili: gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e moltiplicarsi, sfuggendo a qualsiasi controllo. 

Gli OGM fermano il progresso perché orientano la ricerca verso la direzione sbagliata: adattare gli organismi viventi alle esigenze della chimica. Il futuro dell'agricoltura è legato, invece, a una produzione alimentare sostenibile in armonia con l'ambiente e priva di residui chimici. 

Per proteggere la biodiversità, i campi e la nostra sicurezza alimentare bisogna agire subito e bloccare la contaminazione OGM. Cosa puoi fare tu? Chiedi subito al Ministro della Salute Lorenzin di adottare misure di emergenza in grado di fermare la coltivazione di OGM. 

Federica Ferrario
responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile 

domenica 31 marzo 2013

Gerusalemme: Greenpeace invita Obama a dichiarare l'Artico off limits


Il ghiaccio artico sta scomparendo più velocemente che mai. E mentre gli orsi polari sono a rischio, multinazionali senza scrupolo come Shell si affrettano a sfruttare il petrolio nell'Artico a ogni costo. Shell ha abbandonato i suoi piani di trivellare nelle acque artiche dell'Alaska per il 2013, ma già si prepara a tornare all'attacco.

Il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama può fermare Shell per sempreÈ fondamentale far pesare la propria opinione: è possibile farlo chiedendo di dichiarare l'Artico zona 'off limits' all'industria del petrolio.

Alcuni giorni fa, durante la visita in Israele del presidente USA Barack Obama, gli attivisti di Greenpeace hanno scalato il ponte di Calatrava all'ingresso di Gerusalemme e hanno aperto uno striscione di 150 metri quadri con la scritta «Obama, ferma le trivellazioni nell'Artico».

Trivellare nell'Artico in sicurezza non è possibile. È possibile fermare questa follia prima che sia troppo tardi; dipende da quanto rumore faranno le richieste che arriveranno al presidente  Obama.

31.03.2013
V.S.

sabato 22 dicembre 2012

Feste natalizie impattanti sull'ambiente. Greenpeace suggerisce


Le feste natalizie non significano soltanto spirito religioso e fratellanza, ma anche consumi sfrenati. Le tavole imbandite saranno, come sempre, il simbolo delle feste natalizie e di quelle di fine anno. Altresì sappiamo che delle tante bontà che vengono messe sulle tavole una grande quantità finisce nel cassonetto dei rifiuti. Pertanto Greenpeace ha messo a punto un piccolo vademecum per evitare che tra sprechi e eccessi le feste natalizie diventino per l'ambiente e per gli altri abitanti del pianeta una tragedia.

Per questo Greenpeace suggerisce di evitare «pesce spada, merluzzo, gamberi e tonno, preferendo il pesce azzurro». Per avere maggiori dettagli Greenpeace consiglia di consultare la guida ai consumi ittici disponibile sul sito. «Attenzione anche al tonno in scatola, troppo spesso nelle scatolette finiscono specie in declino, pescate con metodi ben poco sostenibili». Anche per questo alimento consulta il sito Tonno in trappola.

Poi «usa solo alimenti liberi da Ogm e privilegia cibi prodotti nelle vicinanze delle zone dove saranno consumati e provenienti da agricoltura biologica. Non esagerare con le quantità, per evitare di dover buttare il cibo in eccesso. Per imbandire la tua tavola, se proprio non puoi evitare i prodotti di carta usa e getta, compra solo quelli che non distruggono le foreste (anche per questa azione Greenpeace ha approntato una guida Foreste a rotoli)». Per quanto riguarda i generi alimentari Greenpeace suggerisce di mangiare meno carne, poiché è riconosciuto il forte impatto sul clima che la produzione di questo alimento provoca

Per gli addobbi invece Greenpeace consiglia di non comprare un albero vero, ma di utilizzare «i rami di potatura dei boschi, che danno un identico effetto e costano meno a te e all’ambientePer creare l’atmosfera natalizia, utilizza solo luci a basso consumo».

E arriviamo ai regali, Greenpeace consiglia di regalare «un libro stampato in carta amica delle foreste», individuate gli editori più sostenibili; «attenti ai regali hi-tech, consulta l’eco-guida per evitare quelli tossici. Regala ai tuoi amici una bella bicicletta per muoversi in città e fai qualcosa di originale: regala il sostegno a Greenpeace ad amici e parenti tramite una donazione».


22.12.2012
V.S.