Visualizzazione post con etichetta museo della fotografia bari. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta museo della fotografia bari. Mostra tutti i post

venerdì 17 gennaio 2014

Museo della Fotografia di Bari. Ripartono gli incontri con il maestro Carlo Garzia

Il laboratorio di Fotografia del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari presenta Carlo Garzia in Family life: a statement. Martedì 21 gennaio alle ore 17,15 nell’Aula Magna Attilio Alto del Politecnico di Bari  in via Orabona al civico 4 il maestro Garzia parlerà di Family life, film  del 1971 del regista inglese Ken Loach che racconta il precipitare nella schizofrenia di una giovane ragazza inglese.

Il tema della famiglia e la critica della sua forma patriarcale e autoritaria è centrale nella riflessione di varie scienze e linguaggi, dall’antropologia (Lévi-Strauss ed altri) alla linguistica, alla letteratura, ma anche nella pittura, nella iconologia e infine nella fotografia. L’incontro con Carlo Garzia, che inaugura la stagione 2014 del Museo di Fotografia del Politecnico di Bari, parte da due immagini esemplari: un soggetto dalla bellezza apollinea di Duane Michals e un autoritratto ambiguo e marcatamente androgino di Robert Mapplethorpe; entrambi alludono al mito platonico dell’amore formulato nel Simposio, in cui si sostiene che l’essere originario fosse unisessuale e che solo in seguito alla sua ribellione sia stato scisso in animus e anima, il maschile e il femminile che si inseguono continuamente per ricostituire l’unità originaria.

L’amore non ha ancora come sbocco obbligato la costruzione di una famiglia che nasce perciò come esigenza e necessità storica, tesa essenzialmente alla conservazione della specie, come ammette lo stesso Freud in Il disagio della civiltàL’incontro si svilupperà su una sessantina di immagini, vere e proprie icone di autori noti e meno noti, cercando di incrociare l’asse storico-diacronico della rappresentazione del modello familiare e quello spaziale e sincronico della sua rappresentazione in tempo reale.

Sarà sottolineata l’importanza di alcuni testi e di alcune mostre-evento soprattutto a partire da  The family of man, curata nel dopoguerra ancora devastato, da Edward Steichen con il robusto contributo fisico e ideologico del governo americano. Questa traduzione essenzialmente umanistica se non buonista e ottimistica della natura e dell’essenza della convivenza familiare sarà traumaticamente interrotta dalla grande ribellione generazionale del 68, nella quale anche la fotografia svolge un suo ruolo non solo di documentazione. A modo suo però anche il 68, attraverso il modello della comune, hippies o politicizzata che fosse, riproponeva un prototipo certamente diverso e utopistico, ma ancora legato a un’idea astratta di fratellanza e di armonia universale che dura di fatto sino all’avvento del regime dell’edonismo reaganiano e del più crudo tatcherismo in Inghilterra. La crisi del welfare, il liberismo senza limiti e le sue conseguenze ispireranno una nuova generazione di fotografi come Martin Parr e Paul Graham (British Photography from the Thatcher years, 1991) e Chris Killip, che si specializzano con altri in una critica feroce soprattutto della classe media e piccolo borghese dell’Inghilterra di quegli anni o nella documentazione della miseria dei lavoratori, soprattutto minatori delle aree industriali del nord. È necessario pensare anche a film come Trainspotting o a gruppi musicali come i Clash e in generale alla nascita del movimento movimento punk.

Siamo ormai in una fase, cominciata già prima dello sguardo devastante di Diane Arbus, in cui il valore e il senso affettivo-contrattuale della famiglia si disgregano, aumenta la visibilità e la pratica di forme di relazione molto complesse e non abituali. Questa dimensione cruda e anti-umanistica coincide anche con la diffusione dell’AIDS e diventa una poetica della trasgressione e della marginalità attraverso il lavoro di autori come Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Nicolas Nixon sino alla dimensione grottesca e alla derisione, almeno dal punto di vista dei valori familiari tradizionali, con autori quali Richard Billingham, Terry Richardson e Boris Mikhailov.


È evidente che il tema proposto è centrale per una piena comprensione della rappresentazione del nucleo familiare quale è maturata soprattutto in occidente a partire dal secolo fiammingo sino ai nostri giorni ben oltre i limiti relativamente ristretti della fotografia.

(fonte fb Museo Fotografia)

Fotografia. Il Museo della Fotografia organizza una mostra collettiva in due parti

Torna la fotografia con una segnalazione di una mostra organizzata presso gli spazi del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari. Il laboratorio di fotografia del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari propone una mostra collettiva con cinque giovanissimi autori dal titolo ‘Abitare i luoghi abitare l’anima’; la collettiva sarà inaugurata martedì 21 gennaio alle ore 18,30 presso il campus in via E. Orabona, 4 a Bari. In realtà ‘Abitare i luoghi abitare l’anima’ è il titolo di due mostre: la prima si inaugurerà il 21 gennaio e l’altra il 6 febbraio nella sala espositiva del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari. Questo evento s’incastra nella fase conclusiva del progetto ‘L’immagine visiva tra percezione e creatività’, sostenuto dall’Assessorato alle Politiche Educative Giovanili del Comune di Bari e dedicato esclusivamente a giovani promettenti autori. Il complesso rapporto tra la percezione e lo spazio circostante, analizzato e sperimentato nei workshop con Marco Signorini, Luca Panaro e Olivo Barbieri, diventa la traccia per un’interpretazione visuale dei luoghi e soprattutto una verifica di quel processo intimo, individuale e creativo che porta alla produzione delle immagini fotografiche. I progetti presentati dai giovani autori coinvolti dal laboratorio del Museo della Fotografia, pur con visioni molto eterogenee tra loro, sono un interessante contributo alle linee-guida individuate in partenza nei tre workshop sopra citati.

Gli autori sono Bellanova Tiziana con ‘Luci nella notte’; Cinquefiori Alessandra con ‘Texture’ (Barcellona la città che cambia); De Santis Francesca con ‘Hungry world’; Fusco Alessandro con ‘Luna park’; Maiorino Margherita con ‘Alice’.

‘Abitare i luoghi abitare l’anima’
Parte prima 21 gennaio - 4 febbraio alle ore 18,30. Orari di visita dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00 escluso sabato e domenica.

martedì 26 novembre 2013

Bari. Fotografia: Cosmo Laera racconta la sua visione al Museo della Fotografia

Tra fatti di cronaca e sensazionalismo imperante, anche in questo umile spazio della rete, trovo positivo raccontare la bellezza. Da sempre su Murgiambiente mi occupo di fotografia, ma nell'ultimo periodo mi sono limitato a segnalare alcune delle numerose iniziative organizzate in Puglia e, in particolare, la mia attenzione è stata rivolta agli appuntamenti in calendario presso il laboratorio del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari. Ed è proprio da qui che voglio ricominciare. Il 29 novembre, venerdì prossimo, nella sala conferenze del palazzo del Politecnico di Bari in via Giovanni Amendola al civico 126/b è in programma  l'incontro con un grande autore della fotografia contemporanea, Cosmo Laera, il quale parlerà della fotografia d'autore e della progettualità nel Sud Italia.

Note sull'autore
Cosmo Laera è nato ad Alberobello il 9 luglio 1962. Ha iniziato il suo rapporto con la fotografia da giovanissimo scegliendo di percorrere la carriera artistica e professionale nella sua terra d'origine. Da queste esperienze nasce il suo progetto di vita che da più di venticinque anni sta sviluppando affermandosi come curatore di mostre, festival e rassegne internazionali. La sua ricerca fotografica è sempre più incentrata sul rapporto tra visione e territorio: il fine di queste opere è quello di rivelare aspetti di immediata empatia tra i luoghi e la loro morfologia indipendentemente dalla loro funzione. Concettualmente le fotografie assumono un potenziale espressivo in continua evoluzione che permette una ri-conoscenza e uno sviluppo dell'attenzione intorno al luogo o al soggetto ritratto. Laera lavora da tempo sul paesaggio e sui luoghi del Sud, sulla materia, sulla luce. Lo spirito con cui si svolge questa ricerca fotografica in continua evoluzione, è quello del celebre aforisma di Proust, «l’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi»

La ricerca fotografica di Cosmo Laera
Spesso nelle immagini di Cosmo Laera ricorre una figura umana. L’attenzione si sposta sul soggetto stesso che di rimando induce ad osservare ciò che lui stesso sta osservando, un punto di vista raddoppiato tra l’autore della fotografia e lo spazio indicato da chi lo sta vivendo. Il percorso è noto, ma gli occhi con cui si guarda sono ogni volta nuovi. Apparentemente le fotografie si accorpano per cronologia, mentre per il suo lavoro gli accorpamenti sono legati ad un luogo, visitato e conosciuto durante il tempo cosi da maturarne un’esperienza, anche degli stessi posti ma con punti di vista differenti: è la ricerca di un asse su cui costruire parte di un pensiero meridiano, una ricerca etica della dimensione di vita umana contemporanea. Lo spazio, visto attraverso gli occhi di chi lo abita, di un passante o di un turista, una messa in scena con la complicità indiretta dell’ambiente e una potenziale narrazione mediata dalla figura umana insieme alla materia, ancora la pietra e la luce-faro come indicatore, punto di riferimento nella scena. Luce e materia restano gli elementi di costruzione di tutte le ricerche di Laera. Sono campi di affezione, aree a cui sono attribuite potenziali di crescita e di sviluppo, espressioni di un paesaggio antropico in continua mutazione. 

26.11.2013
V.S.

lunedì 4 novembre 2013

Bari. Museo della Fotografia: oggi inaugurazione di una mostra e della sala espositiva

Il laboratorio del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari inaugura la sede espositiva proponendo la mostra ‘Costa Rica. Il Paese più felice del Mondo’. Vernissage lunedì 4 novembre alle ore 17,30 presso il campus del Politecnico di Bari in via E. Orabona al civico numero 4 con cerimonia preliminare nell’Aula Magna Attilio Alto. La mostra è aperta tutti i giorni fino al 14 novembre dalle ore 9,00 alle 13,00 e il pomeriggio dalle 16,00 alle 19,00 esclusa la domenica. L’ingresso è libero.

Curatori e promotori in Costa Rica Karen Clachar, Valorarte y Hogar Siembra. Curatori per Bari Politecnico Pio Meledandri e Bepi Costantino. L’evento è concomitante con l’inaugurazione della sala espositiva del Museo della Fotografia. Per l’occasione interverranno Jaime Feinzaig Rosenstein, ambasciatore della Repubblica di Costa Rica in Italia; Michele Emiliano sindaco di Bari; Eugenio Di Sciascio rettore Politecnico di Bari; Nicola Costantino professore ordinario di Ingegneria Economico-Gestionale Politecnico di Bari; Pio Meledandri direttore del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari. Bepi Costantino Presidente ANACRI Puglia (Associazione Nazionale Amici Costa Rica Italia). Silvia Godelli assessore alla Cultura Mediterraneo e Turismo Regione Puglia.

La Repubblica della Costa Rica è diffusamente considerata un paradiso naturale, con una superficie di 51.100 km² e circa il 5% della biodiversità mondiale. La Costa Rica è un territorio con vaste aree protette e parchi naturali ed è tra le democrazie più antiche del continente americano. È lo studio realizzato e pubblicato nel 2009 dall’organizzazione non governativa ‘The New Economics Foundation (NEF)’ che definisce la Costa Rica il paese dove ci si sente «i più felici al mondo» e in armonia con l’ambiente. Sono i suoi stessi abitanti a dichiararsi «felici» e soddisfatti della propria esistenza in equilibrio tra consumi, produttività sostenibile e risorse naturali. La classifica della felicità ‘verde’ fornisce un’importante indicazione delle reali priorità per le persone e per il pianeta, evidenziando che la chiave della felicità non è il consumo sfrenato delle risorse, ma la possibilità di avere il tempo necessario per godere di quello che si ha. Chi spinge troppo sui consumi perde di vista la sostenibilità del pianeta danneggiando gravemente le generazioni future.

Ventuno fotografi costaricensi raccontano attraverso le loro visioni la propria terra interpretando la gioia, i colori e l’entusiasmo del loro Paese. In ottantantuno fotografie viene fuori tutta la magia, il profumo, la cultura, la tradizione, la gente di quel luogo unico e affascinante. L’onore di rappresentare l’icona della mostra va a Ronald Reyes con la briosa immagine di un bambino costaricense che nuota sorridente, nell’acqua pulita.

Attraverso la ricerca eidetica di Joan Lukowiecky respiriamo la città, tra memorie e nostalgie, ma anche tra percezione e contemporaneità. José Díaz si avvale della forza coinvolgente ed emotiva del colore per riportarci l’immagine di gente comune, attraverso il gesto e il vestire, mentre Karen Clachar preferisce puntare lo sguardo sui volti semplici e sorridenti.

La narratrice Yessenia Ortiz ci ipnotizza abbacinandoci con la luce del sole tra marine e rami di foreste tropicali; al contrario Irina Yébenes preferisce la magia e il mistero di folte e verdi foreste animate, trapassate dalla nebbia del mattino. Teatrale la realtà/finzione di Esteban Fernández con la sua ‘Carnita fresca’, un ironico 25X40 dove, alla maniera di Paolo Ventura o di Miles Coolidge, non riesci mai a capire dove inizia e dove finisce la finzione del “modello in scala” o la realtà immaginaria alla Olivo Barbieri.

Tutti gli autori meriterebbero una descrizione dei loro magnifici lavori, ma preferiamo lasciare a voi visitatori il gusto e lo stupore della scoperta. Gli artisti autori delle foto in mostra: Alberto Coto, Camille Zurcher, Esteban Fernández, Francisco Coto, Irina Yébenes, Iris Odio, Isaac Martínez, Joan Lukowiecky, José Díaz, Karen Clachar, Karla Solano, Luis Monge, Maurizio Bianchi, Priscilla Ramírez, Ricardo Vílchez, Rodrigo Rubí, Ronald Reyes, Víctor Vega, Vilma Soto, Walter Rojas y Yessenia Ortiz.

giovedì 3 ottobre 2013

Guardare, vedersi: oggi al Museo della Fotografia di Bari Marco Signorini

‘Guardare, vedersi’ è il titolo che l’autore ha voluto dare al suo incontro per il pubblico del Museo della Fotografia, durante il quale parlerà (proiettando sue slides) delle ricerche nell’ambito della Fotografia e del suo proficuo rapporto con gli allievi delle Accademie delle Belle Arti di Brera Milano e di quella di Bologna. L'appuntamento è per oggi pomeriggio, giovedì 3 ottobre, alle ore 17,15 presso la sala conferenze del Politecnico di Bari, in via Amendola 126/B, Bari.

Già noto al pubblico barese per la sua partecipazione al Convegno, organizzato dal Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, ‘Paesaggi Luoghi Scenari’ (8 e 9 giugno 2012) con un intervento sul Racconto Fotografico nel quale espose la sua ricerca ‘Fotoromanzo italiano’.

Di lui Roberta Valtorta scrive: «In equilibrio fra sguardo direzionale, indirizzato verso l'esterno dei luoghi, e sguardo espressivo interiore, i volti delle persone, la ricerca di Signorini nasce più dal ‘sentire’ che dal ‘vedere’ nel senso del visibile. Una visione emotiva sulla grandezza della natura e sulla vita degli esseri viventi, se stesso compreso. Immagini di luoghi apparentemente incontaminati, si alternano a presenze della contemporaneità, in una dimensione temporale volutamente imprecisa fra presente, passato e futuro».

Nato nel 1962. Vive a Firenze. Dopo gli studi accademici in scenografia converge i suoi interessi verso il video e la fotografia di ricerca, studiando in particolare gli autori della fotografia italiana di paesaggio.

Nel 1994 realizza Europos Centras recandosi a fotografare il centro geografico dell’Europa, esponendo e pubblicando il lavoro in Italia, Francia e Inghilterra. Nel 1996 è invitato a Passaggi, a cura di Antonella Russo per la Fondazione Sandretto ReBaudengo. Riesce a sviluppare la propria ricerca e l’interesse per il mondo della fotografia alternando committenze pubbliche e private a progetti personali. Ha partecipato a Idea di Metropoli (2002), a cura di Roberta Valtorta, mostra inaugurale del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo entrando a far parte della collezione permanente del museo con le opere realizzate. Ha lavorato con Linea di Confine per la Fotografia di Rubiera con i progetti Mother Way (2001) e Luoghi della cura (2005), presentati nella collettiva Trans Emilia (a cura di Thomas Seelig e Urs Stahel), al Fotomuseum di Winterthur e al SK Stiftung Kultur di Colonia.

Ha pubblicato il libro Echo (2007, Damiani editore), una raccolta di fotografie inedite realizzate in Europa nell’arco di dieci anni e il catalogo 1_Earth (2008, ed. Magnolia), in occasione della mostra personale alla Galleria Manzoni di Bergamo, entrambi con testi di Roberta Valtorta. Nel 2009 ha partecipato al Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, selezionato da E. Grazioli per il Festival Europeo per la fotografia di Reggio Emilia e partecipato alla collettiva Kaléidoscope d’Italie al CNA Louxembourg a cura di A. Madesani. Ha esposto il suo più recente lavoro ((Ra)) nella personale a cura di W. Guadagnini alla galleria Metronom di Modena.

Ha aperto un blog con indicazioni sulla fotografia contemporanea internazionale e come supporto all’attività didattica per i corsi di fotografia tenuti all’Università di Firenze e all’Accademia di Brera di Milano.

L'evento è stato realizzato con il concorso del Comune di Bari, ai sensi del comma 1 dell’art. 13 Regolamento Comunale del 03.03.1999 in materia di concessione di contributi, finanziamenti e benefici economici.

Museo Fotografia Politecnico di Bari Via G. Amendola 126/B  70126  Bari   3667859680  3293174796  080/5962135


sabato 28 settembre 2013

Sperimentare e raccontare per immagini: Nino Migliori al Museo di Bari

Nino Migliori - Foto Vito Stano © 2013
Sperimentare sempre e abbandonare quando si è compreso il meccanismo per approdare con curiosità in altri spazi da esplorare, sempre in rottura. Questo è stato Nino Migliori e questo continua a essere alla soglia degli novant'anni. Classe 1926, Nino Migliori ha raccontato, in occasione dell'inaugurazione del IV laboratorio annuale del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, la sua esperienza e il suo approccio all'immagine che si fa parola, racconto. All'incontro ha presenziato il rettore del Politecnico di Bari Nicola Costantino, il quale «è stato – come ha detto Pio Meledandri, direttore del Museo  il padre del Museo». Dunque un saluto istituzionale, da parte del rettore, che è anche un commiato, poiché lunedì, dopo quattro anni, terminerà il mandato. 

L'incontro è stato piacevole, scandito dall'ironia del maestro (al quale non piacciono gli appellativi) e accompagnato dalla proiezione di alcune sue fotografie o, forse sarebbe meglio dire, sperimentazioni. Sì, perché Migliori ha anticipato e di molto numerose "tendenze" fotografiche, che sarebbero venute successivamente. Dai 'Muri' del 1972 a 'Gente del Sud' del 1956, dal polapressure ai dittici di Crossroads, Migliori ha sempre raccontato con il linguaggio universale delle immagini il mondo che lo circondava, senza mai cadere nella trappola degli stilemi. Sperimentare è stata la sua parola. E poi la fotografia come la poesia, slacciata dalla dipendenza del denaro. Raccontare in maniera indipendente non per campare, ma per esprimersi.

Un vecchio delle fotografia, Nino Migliori, che non ama i romanticismi. La tecnologia avanzatissima di oggi abbracciata e utilizzata per rappresentare e raccontare quella porzione di realtà nel modo prescelto. Al bando gli estetismi fine a se stessi, prediligendo la volontà del racconto, immaginando un futuro dove i libri di letteratura vengano scritti per immagini.

Festival e social network, infine, come strumenti utili per democratizzare la fotografia, ma prestando attenzione a non cadere in facili giudizi estetici, come può essere il «mi piace», oppure nel presenziare vuoto dei soliti nomi grossi della fotografia. «Spazio ai giovani», questo l'appello di Migliori in chiusura di mattinata. E visto che «la fotografia è ancora all'epoca primitiva», come dice bene il maestro, il quarto anno accademico del giovanissimo Museo della Fotografia di Bari non poteva iniziare meglio, aprendo le danze con un "vecchio digitale", capace ad un "incrocio" di scegliere la strada del futuro, guardando senza nostalgia il tempo passato.

28.09.2013
Vito Stano

venerdì 27 settembre 2013

Dove siamo noi nel tempo: workshop al Museo della Fotografia di Bari

Il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, nell’ambito del Piano Locale Giovani dell’Area Metropolitana di Bari ‘Differenze Generazionali’, propone un workshop teorico/pratico: ‘Dove siamo noi nel tempo?’ sulla stereoscopia ed alcuni enigmi fotografici,  condotto da Marco Signorini.

L’obiettivo primario è quello di rivolgere ai giovani, soprattutto quelli che utilizzano la Fotografia, delle opportunità specifiche e qualificate per migliorare il loro livello professionale. Si vuole offrire alcuni strumenti per una migliore lettura critica dell’immagine. L’intero Progetto del Museo del Politecnico, denominato ‘L’immagine visiva tra percezione e creatività’, si muoverà su due assi principali: l’antropologia e i luoghi. In pratica l’attenzione all’uomo sarà posta in relazione all’ambiente in cui esso vive. Si parte con Marco Signorini, ma si proseguirà con altri workshop (Olivo Barbieri e Luca Panaro) e mostre fotografiche. Il workshop è gratuito. I posti previsti sono 15 (quindici). Bisogna essere muniti di macchina fotografica digitale e di treppiedi. Bisogna avere meno di 35 anni (trentacinque).   


È necessario inviare un breve cv a museofotografia@poliba.it. Il ws si svolgerà nel Politecnico di Bari, via Amendola 126/B nei giorni 4 e 5 ottobre, dalle ore 9,30 alle ore 19,00 con breve pausa dalle ore 13,00. L’attività è realizzata con il concorso del Comune di Bari.

lunedì 23 settembre 2013

Museo della Fotografia di Bari: sabato 28 si ricomincia con Nino Migliori

Sabato 28 settembre 2013, alle ore 10 e 15, nell’Aula Magna  Attilio Alto in via E. Orabona n. 4 in Bari si inaugura il quarto laboratorio di Fotografia del Politecnico di Bari – Anno Accademico 2013/2014. Quest’anno toccherà a Nino Migliori aprire un nuovo lungo percorso costituito da conferenze, workshop, corsi di fotografia, mostre di foto, letture di portfolio, ecc.

Nino Migliori nasce a Bologna nel 1926. Comincia a dedicarsi alla Fotografia nel 1948 mostrando subito di essere autore poliedrico ed estroverso, attratto da una varietà di modelli estetici e culturali. Produce da una parte immagini che iconograficamente aderiscono a regole e tecniche tradizionalmente professionali, pubblicate su importanti riviste di settore o ospitate in gallerie di circuiti italiani e internazionali, dall’altra percorre stilemi personali riconducibili allo sperimentalismo delle avanguardie pittoriche (Emilio Vedova, Tancredi Parmeggiani) nel desiderio provocatorio dello svuotamento dei contenuti formali dell’arte. L’aggressione piromane a parti di pellicole in 'Pirogrammi' (’48) precede di nove anni le 'Combustioni' di Alberto Burri.


Le “Ossidazioni” e i “Lucigrammi” dei primi anni ’50 sono sperimentazioni in cui il gesto, il corpo dell’artista e soprattutto la materia diventano essi stessi, come per l’arte informale, protagonisti della produzione artistica. Attratto dal cinema neorealista realizza dei progetti caratterizzati da attenta visione ed ‘ascolto’ del territorio, come i reportage sociali/antropologici 'Gente di Emilia' (’50-’58) e 'Gente del Sud. Le mani parlano' (’56). Nel ’57 riceve dal Comune di Capalbio l’incarico di realizzare un servizio fotografico sulla Maremma. Nello stesso periodo per alcuni architetti bolognesi realizza un reportage sulle costruzioni del Delta padano.



La ripresa creativa degli anni ’70 vede Migliori riprendere le sperimentazioni sui materiali usati di consueto nella fotografia, ma modificandone l’utilizzo con graffiature e cancellazioni sulle immagini già impressionate per modificarne la significazione. Trasforma, riutilizza, oppure ingrandisce solo alcune parti della fotografia (blowup), sino ad evidenziare la texure o a sottolineare, nelle mutazioni da lui operate, le complesse significazioni se non addirittura le insidiose mistificazioni che l’immagine può determinare. Negli anni ’80 comincia ad utilizzare le normali fotocamere Polaroid modificando i supporti autopositivi: nascono così le “Polapressures”, che l’autore pratica dal 1984. Sotto il nome di 'Trasfigurazioni' (1998) è invece raccolta una serie di opere ottenute digitalmente effettuando la scansione dei supporti e manipolandone le cromie.



Sue opere sono conservate: Galleria d’Arte Moderna, TorinoGalleria d’Arte Moderna, Bologna; Museo d’Arte Contemporanea, Prato; Galleria d’Arte Moderna, Roma; Bibliothèque National, Parigi; Musèe Reattu, Arles; Museo di Praga; Museum of Modern Art, New York;Museum of Fine Arts, Boston; Polaroid International Museum, U.S.A. ed altri.



Nino Migliori durante la breve conferenza proietterà diverse sue opere. Al termine proporrà un confronto dialettico con il pubblico per stimolare maggiormente curiosità e chiarire possibili dubbi.






martedì 3 settembre 2013

Il Museo della Fotografia di Bari organizza un workshop per persone sorde

L'esperienza proficua del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari ha portato a immaginare un workshop di fotografia di base dedicato a persone sorde. L'iniziativa, per l'anno accademico 2013-2014, è stata resa possibile dal contributo di Banca CARIME per la Cultura e per il Sociale. La cura del workshop è affidata a Francesca De Santis.

Per partecipare al workshop è necessario candidarsi,  poiché i posti sono limitati. Tra coloro che presenteranno domanda ne saranno individuati quindici.  

Il Progetto si svolgerà con il patrocinio e la collaborazione dell’Ente Nazionale Sordi, Sezione Provinciale di Bari. Attraverso la fotografia i partecipanti potranno prendere dimestichezza con il mezzo fotografico grazie all’attenzione che sarà posta alla spiegazione, tanto delle regolazioni fondamentali dello strumento, quanto delle tecniche base finalizzate a un controllo consapevole dell’immagine come risultato delle esigenze comunicative ed espressive sia del singolo, sia della collettività. Di seguito le modalità per candidarsi. 

Regolamento

1. Modalità di partecipazione.
Potranno presentare domanda tutte le persone sorde che potranno comprovare la loro patologia e che siano altresì in grado di comprendere la lingua dei segni (LIS).

Le domande di ammissione al corso, da redigersi su apposito modulo allegato al bando (Allegato1), vanno inviate al Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, via Amendola n° 126/B o via emai all’indirizzo: info@museofotografia.it e dovranno pervenire entro le ore 12,00 del 15 settembre c.a. Le stesse dovranno riportare  i dati anagrafici del partecipante, il domicilio, telefono, indirizzo email, il titolo di studio posseduto, eventuali esperienze pregresse nell’ambito della fotografia, della grafica o dell’arte in generale, le motivazioni al corso e il tipo di fotocamera posseduta.

2. Requisiti.
Si richiede la conoscenza della Lingua dei Segni (LIS) e il possesso o la disponibilità di una macchina fotografica.

3. Accettazione del regolamento.
La partecipazione a questa iniziativa è libera ed è completamente gratuita.

La richiesta di partecipazione comporta , per i candidati, l’accettazione incondizionata e totale delle regole e delle clausole contenute nel presente Regolamento senza limitazione alcuna.

Qualora le domande pervenute fossero superiori alla disponibilità dei posti previsti dal presente bando, la selezione sarà effettuata sulla base dei requisiti descritti da ciascun candidato, all’atto di presentazione della domanda, e potrà altresì essere richiesto al candidato un incontro teso ad evidenziare le competenze e/o le motivazioni della propria candidatura.

I dati personali inviati saranno utilizzati esclusivamente ai fini del corso di fotografia e la partecipazione allo stesso presuppone l’autorizzazione al loro trattamento, ai sensi dell’articolo 13 del Decreto Legislativo n.196 del 2003 , Codice in Materia di Protezione dei Dati Personali.

4. Svolgimento del corso.

Il corso avrà inizio nella seconda metà di ottobre e si svolgerà di sabato mattina, presso il Politecnico di Bari Via Amendola n.°126/B . Lo stesso prevede 7 lezioni teoriche, di 2 ore ciascuna, un’uscita sul campo e la revisione delle immagini prodotte.

03.09.2013
V.S. 

venerdì 28 giugno 2013

La via di Barium: il Museo della Fotografia presenta Maurizio Gabbana

Il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari invita a partecipare al vernissage della mostra di Maurizio Gabbana ‘La via di Barium’ presso il circolo Barion alle ore 19,00. 
Maurizio Gabbana intitola la sua mostra fotografica ‘La via di Barium’ riportandoci al mito dei navigatori Illiri, probabilmente primi marinai adriatici a trovare l’approdo sul nostro territorio, schiaffeggiati, a voler leggere Orazio, da un mare turbidum.
Gabbana alterna le sue visioni, spaziando dalle rispettose rappresentazioni ortodosse di silenziosi e assolati prospetti invitanti alla preghiera a bianconeri pieni di memorie oniriche di riconoscibili stratigrafie, a raffigurazioni mistiche e ritmate, animate metafore del trascendente.
Una catacresi del reale, delineato da immaginifiche e luminose forme fino alle ombre serotine trapassate da regali luminarie incandescenti, colorate di vita e di splendori.
È la Puglia, dove la luce, tra pietre, luccichii, specchi, frammenti di vetri colorati inganna l’occhio fino a portarlo lontano, a fissare un campanile, uno stormo, un orologio, una croce. È un gioco, un invito a immaginare altre visioni.
di Pio Meledandri  


Le “Osservazioni” di Maurizio Gabbana per Barion sono scatti fotografici sequenziali che svelano sogno e realtà di un luogo magico e mitico. Il carattere estatico, la allusione extrarappresentativa di ciò che ora è percepibile può dirsi dionisiaco. Così intensa è la musica raccolta entro ogni singola “Osservazione” da provocare una visione musicale.
Dal punto di vista formale, ogni singolo rilievo sequenziale di Gabbana è la trasposizione esotica, drammatica, prospettica, gestuale di appartate esperienze mistiche riecheggianti la personalità di un novello Zarathustra appena sbarcato sul magico litorale barese dopo un lungo viaggio per mare che è iniziato a New York.
Intanto il visitatore può sperimentare l’esperienza vissuta dall’autore ricavandone un’insegnamento e una lode della vita: il demone della visione rischia di metterci in crisi dinnanzi a questa scrittura visiva e tuttavia ciò che in essa si distacca dal reale, ciò che può dirsi la dimensione ascetica di questa arte prima di ogni altra cosa dà a quanto rappresenta una forza vitale che va oltre i desideri, le concretezze, il senso della terra, il senso dell’ architettura, il sapore del mare, ogni apparenza del mondo.                                             
di Rolando Bellini 


venerdì 21 giugno 2013

Paesaggio in fotografia: Alberta Zellone chiude gli incontri del Museo

Martedì 25 giugno alle 17,30 nella sala conferenze del Politecnico di Bari in via Amendola 126/B, la professoressa Alberta Zallone, docente presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Bari, terrà l’ultimo incontro del corso di fotografia dell’anno accademico 2012-2013.

La ricerca di Alberta Zallone copre un’esperienza di vita e lavoro negli Stati Uniti iniziata già negli anni Settanta e rientra perfettamente nell’idea e nella pratica che della fotografia contemporanea di paesaggio ha ‘La Corte’, di cui è socia fondatrice.

Il titolo dato all’incontro èWhereabouts’, espressione che indica una qualche familiarità con i luoghi ma che contiene sia un’indicazione più netta, where, sia una sfumatura più ambigua e problematica about. L’incontro si articolerà in un continuum di immagini metropolitane (New York, ma non solo), in una serie di visioni che mettono in relazione il paesaggio aspro del deserto e una natura ancora intatta quasi tropicale (in realtà entrambi man-altered, basti pensare a ricerche ormai classiche come i ‘Desert Cantos’ di Misrach o al West “dialettico” di Shore sino alla magia di ‘Cape Light’ di Meyerowitz). Nei grandi spazi dell’America, come sostiene Baudrillard, è lo spazio stesso in sé a costituire un modo non solo di vedere, ma anche di pensare. La fotografia quindi non è una pratica estetica spesso passivamente mutuata dalla pittura, ma un sapere, un atto che definisce e si appropria del significato di un luogo.


L’incontro sarà preceduto da una presentazione di Pio Meledandri, direttore del Museo di Fotografia del Politecnico di Bari e da una breve relazione di Carlo Garzia, il quale cercherà di focalizzare l’importanza e l’influenza della cultura americana in Italia sin dal secondo dopoguerra.

(Museo della Fotografia del Politecnico di Bari)

lunedì 17 giugno 2013

Fotografia: il Museo incontra il fotografo e gallerista Carlo Gallerati

Il laboratorio del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari presenta Carlo Gallerati in ‘Fotografia e arte contemporanea: sintesi e analisi di un sistema’. Martedì 18 giugno alle 17,30 presso la sala conferenze del palazzo del Politecnico in via G. Amendola al civico 126/B è in programma la presentazione a cura di Giancarlo Fiorito, amministratore unico della Società FProject Bari, e Pio Meledandri, direttore del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, Carlo Gallerati, che parlerà del ruolo della fotografia nell'arte contemporanea. 

Gallerati, fotografo e gallerista, inquadrerà la situazione delle attuali nuove tendenze, attraverso l’ampio panorama internazionale, offrendo spunti di approfondimento e di riflessione alla luce della sua personale esperienza formatasi nella conduzione di una galleria a Roma nel quartiere Nomentano, esclusivamente dedicata alla fotografia e all’arte contemporanea. Saranno proiettate immagini prodotte da importanti artisti, una vera e propria rassegna di autori contemporanei di maggior successo, selezionati nell'ampio panorama mondiale. 

Carlo Gallerati, grazie all’analisi degli orientamenti artistici di autori già proposti al pubblico negli ultimi anni, presso la sua galleria di Roma nel quartiere Nomentano, prospetterà alcune considerazioni sull’attuale sistema dell’arte e sul ruolo di spicco, sempre più riconosciuto, dell’immagine fotografica e della sua naturale e strutturale polisemia.

(fonte Museo della Fotografia del Politecnico di Bari)

venerdì 24 maggio 2013

«La bellezza ci salverà»: Francesca De Santis e la fotografia subliminale

Da sinistra il direttore del Museo delle Fotografia del Politecnico di Bari
Pio Meledandri e la fotografa Francesca De Santis - Foto © Rosaria Pas
La promessa è stata mantenuta: Francesca De Santis giovane fotografa pugliese ha graziato gli allievi e il pubblico del Museo della Fotografia con una lezione (molto ben fatta) sulla 'fotografia subliminale'. Mi scuserete se insisto con il gioco di parole 'promessa-promossa', ma non potrei fare-scrivere altrimenti, poiché l'idea di poter realizzare il salto creativo-intellettuale passando da una parte all'altra della cattedra dei relatori è cosa importante, molto importante. In particolar modo in questo periodo di estrema sfiducia nel futuro e in questo bagno di retorica al quale siamo sottoposti (noi giovani...) quotidianamente in tutti i settori della vita professionale italiana. 

La lezione di ieri è stata a dir poco interessante: l'analisi compiuta da Francesca De Santis ha spaziato in lungo e in largo dalla psicologia alle regole del marketing, analizzando l'opera fotografica, specialmente quella di moda e pubblicitaria e con esse i grandi nomi di autori che hanno con le proprie immagini "fatto" un marchio: a questo proposito più volte è stato citato l'esempio Oliviero Toscani e l'identificazione avvenuta con il marchio Benetton. 

Ciò che ha colpito della conferenza di ieri, oltre alla sicurezza e alla chiarezza espositiva della 'giovane' De Santis, è stato lo svelamento dei "trucchi" che la fotografia subliminale nasconde: «la bellezza salverà il mondo», ha detto Francesca De Santis; personalmente me lo auguro, visto che la lezione di ieri ha sciolto i pregiudizi di molti (i miei certamente, vista l'assonanza con il concetto alla base del film 'Il diavolo veste Prada') su come e quanto il mondo della moda e quello della pubblicità non siano affatto frivolezze, ma universi complessi che entrano ed escono da mondi dall'etichetta intellettuale e accademica riconosciuta. 

La moda pesca a strascico nel mare della società nel suo complesso, tanto quanto semina le piante dalle quali cadranno nuovi frutti: racconta un accaduto e scrive nuove narrazioni. 

24.05.2013
Vito Stano 

giovedì 23 maggio 2013

Fotografia e comunicazione subliminale: Francesca De Santis al Museo

Domani è la giornata della promessa, anzi no; domani è la giornata della promossa: Francesca De Santis, giovane (almeno anagraficamente) fotografa pugliese da felice scoperta s'è trasformata in serena certezza. Il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari domani, giovedì 23 alle 17,30, presso la sala conferenze del Palazzo del Politecnico  in via Giovanni Amendola n. 126/B  a Bari ha organizzato un incontro dal tema attualissimo: 'Fotografia e comunicazione subliminale'. Sono previsti gli interventi di Pio Meledandri, direttore del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, e Amalia Di Lanno, manager culturale.

Un percorso non consueto quello che ha condotto Francesca De Santis a intraprendere la professione di fotografo. La formazione scientifica, acquisita durante gli anni di studio in Fisica, diverrà il punto di partenza che la porterà alla consapevolezza di voler approfondire tematiche legate alla sensibilità umana o, nel suo caso, alla fotosensibilità.

La particolare attrazione e attenzione per la fotografia legata alla pubblicità, alla moda, agli eventi conducono Francesca De Santis allo studio e l’approfondimento dei linguaggi multimediali. L’attenzione alle nuove modalità espressive contemporanee e alla comunicazione visiva dei new media sollecitano in lei la proposta di affrontare un argomento quanto mai attuale, ovvero il rapporto tra fotografia e comunicazione subliminale. Cosa si intende per comunicazione subliminale? Su cosa fa leva il messaggio recepito sub-limen? Quale rapporto intercorre tra arte, fotografia e pubblicità? L’advertising, in riferimento al testo di Vance Packard, è realmente il mondo dei 'persuasori occulti'? 

Queste, e altre ancora, le riflessioni a cui Francesca De Santis condurrà il pubblico attraverso una disamina che dalla semplice definizione di comunicazione subliminale e, percorrendo la storia del linguaggio visivo, giungerà a considerare l’influenza intima e il potere persuasivo delle immagini. L’argomento sarà corredato da una videoproiezione di opere di autori che hanno, in differenti contesti e modalità operative, trasmesso messaggi subliminali.

Il tema dell’incontro di Francesca De Santis si presenta come una proposta a ragionare maggiormente sulla profonda capacità comunicativa del mezzo fotografico, sul valore etico ed estetico del linguaggio visivo e, soprattutto, sulla forza persuasiva e subliminale dell’arte e della pubblicità.

22.05.2013
Vito Stano

sabato 11 maggio 2013

Il Museo della Fotografia incontra la Fondazione Fotografia di Modena


Il laboratorio del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari presenta ‘Un mondo per immagini’. L’incontro si terrà come al solito di martedì (14 maggio alle 17,30) presso la sala conferenze del Politecnico in via Giovanni Amendola al civico 126/B a Bari. Interverrà Alice Bergomi dell’Ufficio Didattica e Formazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la quale illustrerà le collezioni accuratamente conservate a Modena, nonché i luoghi e le strutture appositamente dedicate alla fotografia.

La Fondazione Fotografia, parallelamente alla vocazione per l’attività formativa e al fermento dedicato alle mostre, ha un ruolo non trascurabile sia nell’acquisizione sia nella conservazione delle opere d’arte. Alice Bergomi proietterà videoclip e alcune fotografie tra le tante possedute dalla Fondazione relative ad artisti di prestigio, tra cui Nobuyoshi Araki, Richard Avedon, Wynn Bullock, Robert Frank, Daido Moriyama, Hiroshi Sugimoto, David Goldblatt, Yasumasa Morimura, Kimsooja, Amar Kanwar, Ansel Adams, Robert Adams, Minor White, Edward Weston, Lee Friedlander, Stephen Shore, Diane Arbus.

Con un’offerta articolata su diversi livelli ed uno spettro di proposte diversificate, le attività formative della Fondazione Fotografia di Modena si rivolgono ad un ampio target di pubblico: dagli studenti delle scuole superiori ai fotografi amatori, dai giovani aspiranti artisti ai professionisti della camera oscura fino agli operatori culturali con lo spiccato interesse per la fotografia e l’immagine contemporanea.

Completano l’offerta gli artist talk, gli eventi collaterali alle mostre e una videoteca, strumenti di approfondimento concepiti all’interno dell’attività espositiva e che insieme ai corsi veri e propri contribuiscono a rendere fruibile il patrimonio della collezione e a coinvolgere il pubblico nelle attività espositive.

11.05.2013
V.S.

lunedì 29 aprile 2013

Museo della Fotografia di Bari: Raffaella Perna racconta gli anni '60


Domani, martedì 30 aprile alle 17,30, presso la sala conferenze del palazzo del Politecnico in via Giovanni Amendola 126/B a Bari Museo della Fotografia del Politecnico di Bari prosegue gli incontri del laboratorio 'Processi visivi' con Raffaella Perna - Fotografia e arte italiana degli anni Sessanta. Interverrà  Pio Meledandri, direttore del Museo.

Gli anni Sessanta si caratterizzano per una svolta decisiva nel rapporto tra arte e fotografia: quasi contemporaneamente numerosi artisti, differenti per età, posizione geografica e soprattutto per metodi e fini espressivi, si ritrovano accomunati da un ricorso massiccio al medium fotografico. Strumento ritenuto indispensabile per un rinnovamento linguistico, volto sia a oltrepassare la poetica informale, sia a ridisegnare i confini della relazione tra la soggettività del fare artistico e l’oggettività del reale. In questo periodo non è più soltanto la fotografia a interrogarsi sulle questioni dell’arte, ma è l’arte stessa a incorporarla sempre più spesso, rendendo molto complesso, e talvolta inutile, stabilire un confine netto tra le due discipline. Impegnati in un azzeramento emozionale della pratica artistica, molti autori trovano nello statuto di analogon del reale proprio della fotografia, uno strumento in grado di «eliminare almeno in parte la contaminazione del coinvolgimento emotivo». 

Con queste finalità, sin dall’inizio del decennio, nella sperimentazione italiana diventa sempre più frequente l’uso di citazioni derivate dallo specifico fotografico, tratte dall’ambito della tecnica e dalle modalità di visione tipiche del mezzo. Esemplari in tal senso sono le opere dei primi anni Sessanta di Mario Schifano, gli “argenti” di Giosetta Fioroni, i Ricalchi di Renato Mambor o la serie ispirata a Eadweard Muybridge di Umberto Bignardi. Tali esperienze sono in rapporto con una tendenza generale di appropriazione e rielaborazione dei procedimenti tecnici e linguistici della fotografia, avviata già all’inizio degli anni Cinquanta in Inghilterra con mostre quali Parallel of Life and Art (1953) o This is Tomorrow (1956) e diffusa in Europa e negli Stati Uniti dalla seconda metà del decennio. In Italia la sperimentazione di tecniche di riproduzione foto-meccanica viene portata avanti da numerosi artisti anche per il suo potenziale valore socio-politico, nella convinzione che, attraverso la serialità progettuale del prodotto estetico si possa arrivare a ridurne il valore commerciale, aprendo la strada a una processo di democratizzazione dell’arte. Su tali premesse si basa la Mec-Art, movimento fondato nel 1965 da Pierre Restany, al cui primo manifesto aderiscono Mimmo Rotella e Gianni Bertini, ma che in Italia interesserà anche figure come Bruno Di Bello, Aldo Tagliaferro, Elio Mariani.

L'utopia di superare le singole discipline e oltrepassare il confine tra arte e vita conosce un evidente sviluppo nella seconda metà degli anni Sessanta, quando, con il processo di smaterializzazione dell'arte e l’intensificarsi di pratiche artistiche performative, la fotografia viene a rivestire una funzione cruciale, assumendo il duplice ruolo di strumento atto a conservare la memoria di eventi artistici transeunti e di opera a tutti gli effetti. In questo periodo numerosi artisti mostrano un’attitudine sempre più pronunciata a interrogarsi sulla natura e sulla definizione stessa di arte: in area concettuale si diffonde l’uso della mise en abîme e della sequenza fotografica, strumenti attraverso cui esprimere l’idea artistica nel suo sviluppo e nella sua processualità e nel contempo evidenziare la natura convenzionale del linguaggio. Durante il seminario, oltre alle tendenze e agli autori già menzionati, si prenderanno in esame le esperienze di Mario Cresci, Ugo Mulas, Luca Patella, Franco Vaccari e i rapporti tra l'Arte Povera e la fotografia.

(Raffaella Perna per il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari)
http://museofotografiapoliba.blogspot.it/