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venerdì 25 gennaio 2013

Il paradosso della civiltà: il romanzo-saggio di Roberto Cazzolla Gatti


Il paradosso della civiltà di Roberto Cazzolla Gatti è il titolo del romanzo-saggio pubblicato da Adda Editore, in libreria da lunedì 28 gennaio.

Alla Grande Madreaffinché possa continuare a risplendere nella sua bellezza.

«No, caro uomo civilizzato, noi non diventeremo mai come voi. Potete anche chiamarci selvaggi. Violentarci, imprigionarci, picchiarci. Potete sentirvi superiori perché vi definite civili. Ma noi non tradiremo mai la nostra Natura, non feriremo mai la nostra Madre e non soggiogheremo mai un nostro Fratello. Per noi l’unica vera ricchezza è la vita. La vita è l’unica cosa che conta. Solo in lei è la bellezza. Solo in lei la speranza».

«Io ormai sono vecchia e deperita da questi anni trascorsi lontani da casa. La polvere ha riempito i miei polmoni ed il sole ha bruciato la mia pelle. Non mi resta molto da vivere. Ma io continuo ad essere parte di tutti voi, Mathaar. Sento ancora nelle mie vene scorrere la linfa degli alberi della foresta, nonostante le siamo lontani da tempo. Sento nel cuore i vostri respiri, nelle orecchie il canto degli uccelli e tra le mani il calore delle pellicce. La mia anima non se n’è mai andata da quella foresta».

«Ho un cancro, Tommaso. Ormai mi ha divorato i polmoni. Mi han detto che saranno stati i fumi che ho respirato per tutti quegli anni in fabbrica e le sigarette. Sai, dicono che è il male del secolo. Secondo me è il male della civiltà».

«Vedi caro figlio il ricatto del lavoro del mondo moderno ci ha resi schiavi. Saremmo disposti a tutto pur di guadagnare. Anche ad intossicarci giorno dopo giorno. E dopo una vita di sacrifici, senza neanche avere un istante libero per godere il frutto di quel lavoro, cosa ci rimane? Gli ultimi anni di sofferenza nella malattia. Questo ci resta».

«Così si crea la povertà. La povertà non è reale. Così come la ricchezza, non esiste. È una creazione della civiltà. Se non segui un certo standard di vita preconfezionato, sei povero. Sino a quando esisterà il denaro ci sarà sempre qualcuno ricco e qualcun altro povero, perché in fondo quando ci sono i soldi di mezzo c’è sempre chi vende qualcosa a qualcuno. Ma chi più sottrae all’ambiente naturale, sfruttandolo allo stremo, più è in grado di vendere… e, quindi, di arricchirsi. Ed alla fine della giostra chi ci ha perso davvero qualcosa? La Natura, e l’uomo in essa. Così nascono, anche, le emergenze umanitarie».

«Papà, l’ho capito molto tardi e questo mi distrugge. Ma non c’è niente che abbia più valore della vita e difenderla, ad ogni costo, è ciò che più nobilita l’animo di ogni uomo. [...] Non nelle ricchezze materiali splende la vita. Non nel potere, nel controllo o nel dominio. Ma nella semplicità. Un'esistenza semplice, fatta di cose che davvero contano. L’affetto di poche, ma vere persone. Il piacere di stare con gli altri. Di leggere, di scrivere. Di sentire buona musica o ammirare un bel quadro. Di vivere immersi nella Natura, dove ogni respiro alimenta e non distrugge il tuo corpo. Di essere coerenti, sino alla fine, per vivere come le cose che dici. E, su tutto, di scoprire l’amore che è insito in ogni elemento. Qui nel Mondo, papà, non nella Terra promessa. È un amore che spesso non ricerchiamo durante il nostro breve passaggio nella Grande Madre, ma lo affidiamo alla vita ultraterrena, a quella che verrà».

245 pagine, I edizione: gennaio 2013, stampato su carta riciclata 100%.

In vendita da lunedì 28 anche on line su addaeditore.it; ibs.it, amazon.it e libreriauniversitaria.it.