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venerdì 10 febbraio 2023

Foibe. A diciannove anni dalla legge si fatica a restare in equilibrio tra retorica e strumentalizzazione politica della storia

di Vito Stano

Approfittando dell’ultimo lavoro dato alle stampe dallo storico torinese Enrico Miletto dal titolo Le due Marie. Vite sulla frontiera orientale d’Italia (edito da Scholè, 2023), si è tenuto a Bari presso la biblioteca del Consiglio Regionale Teca del Mediterraneo un incontro formativo in occasione del Giorno del Ricordo. L’evento è stato organizzato dall’IPSAIC (Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) e dalla Biblioteca del Consiglio Regionale Teca del Mediterraneo. È stato un momento di riflessione a proposito di temi storici che, nonostante siano trascorsi molti decenni, fanno ancora rumore: a destare l’attenzione ci hanno pensato per la parte relativa alla memorialistica Dionisio Simone, esule da Pola (Istria), e per la parte relativa ai rapporti internazionali dopo il secondo conflitto mondiale il ricercatore dell’Università di Bari Rosario Milano. Ha introdotto la dirigente della Teca la dottoressa Anna Vita Perrone, ha invece coordinato la discussione la professoressa Anna Gervasio direttrice dell’IPSAIC.
 
La memoria personale e familiare
Dionisio Simone, già insegnante, ha ripercorso le tappe della propria vita ricordando vicende personali e familiari legate all’esodo dalla terra natia, l’Istria. Il racconto emotivo, a tratti commosso, è stato interessante, poiché per quanto di natura memoriale ha avuto il pregio di mantenere un equilibrio non facile. Dunque nonostante al centro della narrazione ci fossero le vicende umane personali (la paura delle persecuzioni e il distacco dalla propria terra), è stato approfondito anche l’aspetto relativo all’esodo giuliano-dalmata, che, come ribadito a più voci, sconta ancora un disaccordo tutto statistico tra le pubblicazioni di carattere memoriale e le ricerche prettamente accademiche.  
 
L’analisi del contesto globale e l’uso strumentale della storia
A Rosario Milano, ricercatore di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Bari, è toccato invece tracciare le linee del complesso quadro delle relazioni internazionali, naturale cornice di una narrazione globale, a volte di difficile interpretazione. L’impianto delle vicende storiche narrate, facendo riferimento ai fatti accertati, ha invitato a porsi ulteriori quesiti, utili quest’ultimi a leggere le vicende già analizzate dalla ricerca storica, tanto quanto capaci di interpretare le attuali circostanze (europee), di cui la guerra d’aggressione che la Russia sta conducendo ai danni dell’Ucraina e del suo popolo ne è un fulgido esempio. Su questo punto, interessante è stata l’intuizione del dott. Milano a proposito dell’uso strumentale della storia da parte della politica: il caso dei Paesi dell’ex blocco sovietico (vedi di nuovo il caso ucraino): «i governi hanno usato la storia per creare un sentimento nazionale» per sganciarsi dal passato comune gonfiando, in tal modo, un sentimento nazional-populista utile alla causa ma foriero di conseguenze dirompenti; al contrario del percorso che hanno (più o meno congiuntamente) compiuto i Paesi membri dell’Unione Europea (vedi il caso Italia-Slovenia-Croazia proprio relativo alla necessità di avere una lettura condivisa dei fatti accaduti a cavallo delle due guerre mondiali su quel lembo di terra conteso che noi italiani chiamiamo confine orientale).
 
Conoscenza dei fatti vs retorica ad uso politico-elettorale
Molte volte la verità sta nel mezzo, e se è vero che per opportunità di politica internazionale per molti anni ai fatti del confine orientale non si è dato grande risalto, è disonesto affermare che si è nascosta la verità, questo è dimostrato dalle pubblicazioni che furono realizzate a guerra appena conclusa e negli anni successivi; pubblicazioni che denunciavano i fatti atroci avvenuti nelle terre contese a cavallo tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945. Anche su questo punto la retorica «degli italiani infoibati solo perché italiani» non regge neppure nel racconto memoriale di un esule (che in effetti ne afferma la totale incongruità dell’assunto), figuriamoci nel resoconto dell’analisi storica, che (in modo largamente condiviso dai più) afferma che le esecuzioni (i cosiddetti infoibamenti) venivano perpetrati seguendo un disegno egemonico che andava oltre le nazionalità, poiché mirava a costruire un mondo (quello socialista jugoslavo) che avrebbe (come del resto poi ha fatto) messo insieme i popoli slavi, da sempre divisi e quindi vittime di Paesi “protettori”, e tutti coloro che guardavano al domani attraverso il prisma del socialismo reale per creare un Paese grande e autonomo (in quest’ottica si legge la strada di Tito al socialismo reale e la successiva rottura con Stalin).

Due giornate della memoria: unicum tutto italiano
Se una certezza c’è, è che delle vicende del confine orientale (e dunque di torture e violenze, di cavità carsiche ed esecuzioni, di opzioni più o meno “volontarie”, di esodo e di campi profughi) si è ricercato e pubblicato tanto quanto basterebbe a prenderne piena coscienza, se non fosse che la stessa giornata del ricordo (un unicum in Europa) nasce sotto la spinta di una destra che faticava (all’epoca) a rinnegare il fascismo, o lo faceva bisbigliando per non irretire i vecchi camerati ancora legati ai concetti di irredentismo e vittoria mutilata, facendo di un fatto locale (vissuto allo stesso modo al confine orientale d’Italia e in molte altre aree regionali della sventurata Europa) un fatto di importanza nazionale. Ebbene la storia è stata largamente accertata ma la retorica stucchevole continua, per proseguire (a fini politico-elettorali) quel infinito lavaggio di coscienza tipico degli italiani: che non hanno affrontato le responsabilità del colonialismo, dell’assimilazione forzata dei popoli alloglotti del confine orientale, vent’anni di dittatura fascista, le leggi razziali e il confino “concesso” agli oppositori politici del regime, fino alla comune volontà nazi-fascista di aumentare il numero di popoli da assoggettare all’idiozia della razza ariana con tanto spregio della vita umana come mai prima di allora era avvenuto.
 
A dimostrazione di tanta inutile retorica e di tanto uso strumentale della storia, in alcuni paesi del profondo Sud (che a volte faticano a conoscere la propria storia regionale) sono previste non una ma due manifestazioni nel Giorno del ricordo: la prima istituzionale e l’altra di partito (di destra). Tanto basta per domandarsi, ancora una volta dopo quasi vent’anni dalla legge che ha istituzionalizzato il 10 febbraio, a chi servono queste cerimonie?        

lunedì 19 dicembre 2022

La storia di Cassano raccontata strada per strada: l'importanza della toponomastica per una comunità consapevole

 di Vito Stano

Toponomastica e storia

Grazia Deledda, Ada Negri, Madre Teresa di Calcutta, Madre Clelia Merloni, le Sante Caterina, Cecilia, Chiara e Maria dei Martiri: se vi state chiedendo questo elenco cosa rappresenta è bene precisare che le informazioni che andrò a condividere in questo spazio sono state tratte tutte (o quasi) da un libro fondamentale: ‘Cassano delle Murge, Toponomastica e storia’, curato da Renato Tria e Giuseppe Campanale. Il primo professore e il secondo insegnante hanno composto questo lavoro memorabile per le edizioni dell’Università della Terza Età di Cassano delle Murge. Prima di iniziare il percorso nelle vie e nelle piazze del paese, ci tengo a scusarmi con i curatori e con i lettori e le lettrici se farò qualche errore di calcolo, dunque per eventuali inesattezze non esitate a scrivermi.

Il volume ha appena dodici anni (lo deduco dalla data in calce alla prefazione del professor Giordano), ma è un classico assoluto delle pubblicazioni locali. Il mio entusiasmo è presto spiegato da un mix di ragioni: la passione della storia che mi ha condotto a laurearmi a suo tempo in storia contemporanea; la mia ultima esperienza lavorativa, come portalettere e da ultimo l’investitura da parte dell’attuale sindaco come suo delegato su uno specifico progetto, cioè l’analisi e l’aggiornamento della toponomastica cittadina. Dunque partiamo da alcuni dati che hanno destato la mia curiosità: i curatori hanno considerato un totale di 277 toponimi, di cui soltanto 8 di questi riferiti a donne (5 sante, 1 religiosa e 2 scrittrici). Sul totale, 56 sono i toponimi che richiamano alla memoria cittadini e famiglie illustri cassanesi: i Miani, i Gentile, i Sanges e gli illustri Nicola Alessandrelli, l’architetto Vincenzo Ruffo, i maggiori Turitto e Rossani, il giornalista e storico Armando Perotti, i due Galietti, l’avvocato Paolo Fasano, il professor Colamonico (acquavivese), Laudati e Giordano (padre dello stimato prof. Tonino Giordano). Per concludere la carrellata degli illustri del passato l’onerevole Mandragora, il commissario prefettizio Battarino e i sacerdoti padre Angelo Centrullo e don Battista Armienti. Indicherò un nome su tutti per ricordare i caduti nelle varie guerre da Adua alla Seconda Guerra mondiale: quello di Saverio Viapiano, il più giovane dei caduti cassanesi (appena sedicenne) al quale fu intitolata una delle strade più lunghe del paese.

Curiosità per la via

Sul totale, 58 toponimi sono alla memoria di scrittori, artisti, scienziati e compositori: ben 15 vie del paese sono dedicate a questi ultimi e quasi tutte sono traverse della lunghissima via Repubblica: le vie Puccini, Ponchielli, Piccinni, Paisiello, Paganini, Umberto Giordano, Mascagni, Monteverdi, Saverio Mercadante, Leonardo Leo, Cimarosa, Bellini, Cilea, Rossini e Mameli (patriota e compositore dell’inno d’Italia).

Riferendoci sempre al totale dei toponimi, 79 ricordano politici, ufficiali militari, sindacalisti, patrioti, basti pensare alle due piazze più importanti del paese: piazza Aldo Moro (già piazza Umberto I) e piazza Giuseppe Garibaldi. Dunque uomini rappresentanti di due epoche così lontane eppure entrambi immersi in lotte politiche sanguinose. Le vie, invece, a ricordo di luoghi o avvenimenti e anniversari di vicende storiche fondamentali della storia d’Italia sono in tutto 47: dalla via di Acquaviva alla via Gorizia, dalla via di Bari alla via Trieste e ancora le vie Sicilia, Basilicata, Calabria e Campania (zona industriale) a ricordo del proficuo scambio con le regioni del nostro Meridione.

Ho scoperto, inoltre, leggendo questo corposo ma agile libro chi era Enrico Toti, al quale è intitolata una lunga e popolosa via nella zona del mercato settimanale (via Sisto e piazzale Merloni), al quale ho accostato, idealmente, la via che ricorda Fausto Coppi, nei pressi della Collina di S. Lucia: i due amavano correre in bici, ma se il secondo era un campione di ciclismo, il primo visse dai quindici anni con una sola gamba a causa di un incidente sul lavoro e percorse in bicicletta (con una sola gamba) lunghissime tratte (Parigi, Belgio, Olanda, Danimarca, Finlandia, Lapponia, Russia e Polonia, poi raggiunse Alessandria d’Egitto fino al confine con il Sudan) e non contento aveva più volte fatto richiesta di essere arruolato e mandato al fronte per contribuire alla vittoria patria. Dopo alcuni rifiuti a causa della sua menomazione fisica, la sua richiesta accorata fu accolta e il giovane ciclista ebbe la possibilità di contribuire alla vittoria dell’Italia durante la Prima Guerra Mondiale. Per la sua caparbietà e forza d’animo ebbe la sua parte di azione e morì in battaglia insieme ai bersaglieri che lo avevono accolto come uno di loro: a guerra conclusa la sua memoria fu onorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare dal Re in persona.

Numerose sono le vie intitolate a pensatori meridionalisti, una di queste, via Pietro Giannone, ricorda lo storico e illuminista meridionale (1676-1748) originario di Ischitella in provincia di Foggia, il quale come tantissimi altri a quell’epoca si trasferì a Napoli per proseguire gli studi. Questa breve via del paese è un esempio concreto di problematica irrisolta, poiché ad oggi risulta a vicolo cieco quando invece dovrebbe unire la piazza Galilei alla via Colamonico, esattamente di fronte alla via Giovanni XXIII.

Dal passato al presente

Dalla memoria alla vita quotidiana il passo è brevissimo. Un’altra curiosità svelata in questo volume è il nome con cui veniva indicato un rione dell’attuale zona Sacro Cuore: per essere precisi nei pressi di via Acquaviva una piccola via ricorda il rione ‘del Noce’, così come si chiamava la contrada rurale all’epoca. Per restare sempre in tema di luoghi e memoria, il toponimo Caponuovo, sta a ricordare una località nota sin dall’antichità: «Così chiamato, si legge nella scheda dedicata, perché in questa zona, secondo quanto riportato dallo storico Alessandrelli, si riunirono nel 539 (d.C., ndr) i superstiti provenienti dai sei villaggi sparsi nel territorio cassanese (Melano, Conetto, S. Domenico, Madonna della Scala, S. Lorenzo e Lago Gemolo) dopo la distruzione avutasi con la guerra greco-gotica. Probabilmente vollero dargli questo nome proprio perché stavano costituendo una nuova comunità».

Per avviare alla conclusione questo racconto, propongo altre due note informative: una relativa alla via San Zenone, la seconda traversa a sinistra di via Collina S. Lucia verso la chiesetta dedicata alla santa patrona della vista, e l’altra alla via Riconciliazione dei cristiani ovvero la via che conduce alla foresta Mercadante (in ricordo non del compositore altamurano, ma di una famiglia di Altamura proprietaria di terre in quella zona e che da questo ricco casato prese il toponimo). Il primo (S. Zenone) viene ricordato perché le sue reliquie furono portate anche a Cassano, tra l'altro fu il primo patrono di Cassano delle Murge, e difatti «le sue reliquie si trovano in una nicchia all’esterno della cancellata del Crocifisso nella Chiesa Matrice». La seconda delle due vie (via Riconciliazione), ricorda un avvenimento storico, di cui avevo già contezza grazie allo sforzo di Tonino Giorgio, che in un bel libro, ricco di fotografie, raccontò l’incontro tra i rappresentanti delle chiese ortodosse e quella cattolica tenutosi presso l’Oasi S. Maria in zona Colle Sereno o Circito.

Per restare in tema di zone extraurbane, va detto che nel libro non vi è traccia di tutte quelle aree abitate fuori dal centro, aree che svettano sulle colline di Cassano verso Altamura e alcune ai margini della foresta, proprio perché la maggior parte di quelle aree furono edificate a partire dagli anni Sessanta. In effetti ad oggi, a parte il centro storico che pure ha molte criticità, le zone che necessitano di interventi mirati e urgenti, sono proprie quelle extraurbane, presso cui le persone che ci vivono non sono più i pochi villeggianti di alcuni decenni fa, ma una cospicua parte della globalità dei residenti di Cassano, se non erro circa 2mila persone che vivono in vie senza nome e con numerazioni difficili da spiegare. Su questo punto si sta incentrando l’attenzione di chi scrive.

Riflessioni al tempo presente

Una riflessione va fatta anche alla luce della cancel culture, azione collettiva di rimozione di statue e cancellazione di vie e piazze che ricordavano uomini dal passato discutibile: uno dei più interessanti che spicca nel ventaglio dei toponimi locali è la via Cristoforo Colombo, il viaggiatore al quale viene attribuita la “scoperta” delle Americhe, mentre per altri Colombo è colui che condusse i popoli colonialisti europei a conquistare delle terre abitate da popoli nativi, dei quali s’è fatto uno dei genocidi più nefasti dell’epoca moderna. Questo è un tema al quale bisognerebbe dar spazio nel dibattito pubblico, come già in altri paesi limitrofi, una revisione alla luce delle attuali conoscenza e cultura dovrebbe esser posta all’ordine del giorno, attuando con le dovute cautele un rinnovamento che conduca attraverso la toponomastica alla storia più recente, di cui non vi è traccia tra le vie e le piazze del paese: a parte due giardini, anzi tre, intitolati ai giudici Falcone e Borsellino nei pressi dell’ufficio postale; ai Martiri delle foibe nel quartiere Sacro Cuore (ex 167) e il più recente in ordine di tempo, nei pressi della scuola media, intitolato alla memoria di Norma Cossetto, giovane donna presunta vittima della violenza dei partigiani jugoslavi, tutta la toponomastica, o quasi, ricorda la Roma imperiale e alcuni suoi imperatori (nel centro storico Augusto e Traiano) le tre Guerre d’indipendenza che contribuirono a comporre il puzzle dell’Italia, la Prima e la Seconda guerra mondiale con i loro protagonisti: tutto o quasi il racconto si arresta al periodo post-bellico arrivando al massimo agli anni Settanta-Ottanta (piazza Aldo Moro n’è un esempio). Stesso ragionamento varrebbe per i toponimi che ricordano i letterati e i filosofi, i giornalisti e gli scrittori, i poeti e gli artisti e ancora gli uomini di scienza e dell’accademia: se dovessi dare un nome su due piedi, senza dubbio penserei ad una via intitolata a Pier Paolo Pasolini (uno dei grandi pensatori del secondo Novecento) o magari a Maria Montessori (del cui metodo pedagogico oggi si fa largo uso) o ancora a Nilde Iotti, componente dei 75 della Costituente e prima donna a ricoprire l'incarico di presidente della Camera dei deputati dal 1979 al 1992, ben 12 anni. 

Ma soprattutto aggiornare significherebbe bilanciare i toponimi a favore delle donne, su questo punto credo che sia una battaglia di civiltà che attraverso la memoria porti a un riequilibro della bilancia dell’apporto dei due sessi nella storia del Paese: l’Italia di oggi, anno 2022 alle soglie del 2023, anche se funestata da mali atavici, non è, e mai più sarà, quella dei decenni passati (e figuriamoci dei secoli passati), quindi anche le strade dovrebbero raccontare storie diverse. Questa è una pratica già adottata altrove, che nulla toglie al passato ma che arricchisce il presente marcando un passaggio storico: la consapevolezza del presente deve necessariamente fare i conti con i lasciti del passato per renderli calzanti, dove possibile, con un pensiero progressista che guarda già al domani.

martedì 8 giugno 2021

Storia. La questione giuliana nella strategia del maresciallo Tito nell'ottica della nuova Jugoslavia federale e popolare

di Vito Stano

Il dibattito italiano a proposito dell'esodo istriano e giuliano-dalmata, causato dagli esiti della guerra e, in particolare dagli episodi di giustizia sommaria (infoibamenti) oltre che dalla strategia, più o meno velata, della costituente Repubblica Federale di Jugoslavia di annettere i territori occupati durante le fasi della guerra di liberazione e assimilare le popolazioni presenti su quei territori, troppe volte è risultato monco: non che la parzialità delle ricostruzioni sia un fatto alieno, ma la volontà di dipingersi oggi come vittime di un disegno di annessione senza considerare, colpevolmente, le cause che condussero alla guerra e all'invasione dell'esercito fascista del Regno di Jugoslavia è quantomeno scorretto. Inoltre è, come dimostrato in più occasioni, un atteggiamento teso all'autoassoluzione senza riguardo alcuno per le vicende storiche occorse e le ricadute da queste causate. 

La vicenda delle foibe (e dell'esodo dai territori contesi) è un esempio di come la storia possa ancora scaldare gli animi senza risolvere i buchi neri creatisi (più o meno naturalmente) per poterci nascondere le responsabilità politiche e con esse le colpe collettive, come avvenuto in Italia (e agli italiani) a proposito delle esperienza in Etiopia, Eritrea e Libia e più recentemente, al principio del XX secolo, con le popolazioni 'alloglotte' del confine a nordest. A queste considerazioni approdo dopo la lettura di un agile libro dello storico Rosario Milano dell'Università di Bari. Il volume dal titolo La Gran Bretagna e la questione jugoslava. 1941-1947 non è il suo ultimo lavoro di ricerca, ma proprio da questo sforzo intellettuale voglio iniziare un percorso per scrivere di storia del Novecento, perché anche se dal titolo pare che gli argomenti siano particolari e specifici, dalla lettura (scorrevole come un romanzo storico) si deduce quanto questa storia parli anche di Italia e della diatriba che ebbe come centro nevralgico Trieste. Molto è stato scritto e molto altro è stato detto in contesti molte volte inopportuni, quello che però fa fatica a sedimentarsi sono le ragioni e le cause che hanno condotto i protagonisti della storia raccontata a prendere le decisioni che hanno cambiato il corso della storia del tempo. 

Com'è ovvio trattare il 'tema Trieste' significa mettere sul piatto la mai sopita questione istriana-giuliano-dalmata: nel volume infatti se ne parla in uno dei dieci capitoli. La questione giuliana e la nuova offensiva jugoslava in Grecia sintetizza, per quanto possibile, la complessità della vicenda che ebbe come protagonista il maresciallo Tito e la sua voglia di guadagnare territorio, in particolare attrverso gli sforzi diplomatici e tattici compiuti al fine di mettere in difficoltà le grandi potenze (Gran Bretagna in primis) in quel gioco di riassetto dei territori del continente europeo al quale, in realtà, sia Tito che Churchill erano impegnati già durante lo sforzo bellico. La capacità del maresciallo Tito fu di riuscire a compattare le diverse anime che componevano il variegato popolo jugoslavo e portarlo, attraverso l'uso delle armi, a liberarsi dal giogo nazista e dalla volontà dei collaborazionisti monarchici (cetnici) e filofascisti (ustascia) di eliminare i comunisti che costituivano l'esercito di liberazione jugoslavo. 

La storia con il passare del tempo va rivista ed eventualmente vanno apportati gli aggiornamenti frutto di nuove ricerche. Quello che si dimentica (specialmente in alcuni ambienti chiacchieroni) è che i libri di storia vanno letti e, in ogni caso, vanno evitate le strumentalizzazioni politiche, utili soltanto a inacidire il dibattito e a confodere gli spaesati elettori. Non foss'altro per evitare inutili screzi ai piani alti della diplomazia come già avvenuto nel recente passato tra Italia e Croazia.  

lunedì 10 febbraio 2014

Foibe. A dieci anni dalla Legge del 2004: la politica che vuol fare la storia da sè

«Il Giorno del Ricordo sia giorno di vera riflessione su quello che la storia ci ha consegnato. Spesso, però, non sempre siamo pronti a soffermarci, a pensare, su quello che è stato e su quello che è accaduto nel passato». Queste parole così generiche sono soltanto la premessa del messaggio che la sindaco di Cassano delle Murge Maria Pia Di Medio ha inviato alla stampa in occasione della Giornata del Ricordo, istituita con Legge 30 marzo 2004, n. 92. 

La ricorrenza di questa giornata è stata particolarmente sentita sin dal principio dalla giunta di destra che amministra Cassano delle Murge ormai da cinque anni meno tre mesi. A fare da portabandiera negli anni passati è stata l'assessore alla Cultura Pierpaola Sapienza, oggi in Fratelli d'Italia e ieri in Alleanza Nazionale e poi Partito della Libertà. Con l'assessore Sapienza negli anni scorsi ho imbastito in più occasioni un dialogo su queste tematiche storiche, constatando una legittima ignoranza sull'argomento. Quello che chiedevo alla Sapienza era cosa hai studiato? Quali e quanti libri hai letto sull'argomento? Le risposte ovviamente non erano confortanti. L'argomento in questione è stato l'oggetto della mia tesi di laurea e dei miei studi successivi e la decisione, accolta con favore dalla docente, era e resta esclusivamente frutto della volontà di comprendere meglio un periodo storico di cui all'epoca (2008-2009-2010) avevo appena sentito parlare. Curiosità, quindi, e voglia di ordinare una mole di nozioni disordinate e parecchio strumentalizzate dai partiti di destra e di sinistra. 

Oggi a dieci anni dall'istituzione della legge della Giornata commemorativa delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano, istriano, dalmata registro ancora, e se possibile anche più di ieri, una volontà di calcare la mano e strumentalizzare. I politici, come recita la norma devono promuovere la discussione e la conoscenza, non sono obbligati a inviare messaggi che evidenziano l'ignoranza palese rispetto a certi argomenti. Anzi se vogliamo essere precisi a Cassano delle Murge a parte i piagnistei durante la posa della corona dei fiori ai piedi della lapide posta nel giardinetto del quartiere Sacro Cuore e la banda non s'è fatto niente. Teodoro Santorsola e Silvio Missoni, amministratori della destra missina durante la Giunta Gentile, organizzarono degli pseudo convegni (poco più che dibattiti in realtà) durante i quali a parlare della vicenda delle foibe c'erano alcune personalità alquanto discutibili che in Friuli Venezia Giulia, e a Trieste in particolare, sono ben conosciuti per essere poco obiettivi, diciamo così. Ma dato che nel paesello murgiano sono sconosciuti tanto vale presentare un appartenente alla Decima Mas come professore di storia. Cose di poco conto se non fosse che ad ascoltare c'era un pubblico all'asciutto di queste storie e quindi l'opera di strumentalizzazione è compiuta.

Quest'anno invece del dialogo post-messaggio commemorativo con la Sapienza, mi è capitato di leggere il messaggio della sindaco Di Medio e devo ammettere che a momenti stentavo a credere a quello che leggevo. Un medico di base che parla a ruota libera di vicende storiche dalle nostri parti non è rarità, anzi. Ma leggere le affermazioni della sindaco-dottoressa è comunque formativo. Ti fa comprendere che non ci sono limiti alla tuttologia. Chiunque può parlare di qualsiasi cosa. I medici di storia senza aver mai messo piede in un archivio. E magari gli storici di urbanistica senza avere nessuno strumento per farlo, anzi meglio, gli storici che parlano di medicina. Potrebbe essere una nuova frontiera della conoscenza. Per la serie avanti tutta. A chi la spara più grossa.

Dopo la premessa la sindaco dunque va al sodo e afferma che «le nuove generazioni, a volte, poco sanno su quanto l'uomo è stato capace di distruggere in nome di una ideologia politica o religiosa. Nel caso dello sterminio degli ebrei, o nel caso delle Foibe comuniste degli uomini del Maresciallo Tito, la cattiveria umana, mista ad ideologia politica, è riuscita a cancellare persone anche non schierate ideologicamente. Il loro crimine era quello di appartenere ad un popolo, ad una Nazione». 

Questo l'affondo della dottoressa-sindaco. Quali libri avrà letto prima di formulare questa opinione? Deduco nessuno o al massimo qualche titolo pubblicato da qualche associazione delle vittime, che ovviamente racconta una versione di parte, famigliare si potrebbe dire. Non sarebbe stato più appropriato invitare un professore o un ricercatore dell'Università degli Studi Aldo Moro di Bari e in particolare del Dipartimento delle Società Mediterranee (già Facoltà di Scienze Politiche), che ha dato e continua a dare un importante contributo alla ricerca storica delle relazioni internazionali e del confine orientale, con particolare attenzione all'area adriatica? Dello stesso Dipartimento in questione diversi sono stati i ricercatori e professori invitati oggi in pubblici consessi per parlare delle vicende in questione e dei numerosi aspetti. Ma Cassano delle Murge si fa da sè. Ahinoi.  

La sindaco chiude il suo messaggio dichiarando che «tocca alle istituzioni (alla scuola ad esempio) fermarsi a riflettere ed è quello che auspico avvenga nella giornata del 10 febbraio in tutte le aule. Sappiamo davvero cosa sono state le Foibe? Sappiamo chi ha pagato con la vita per un folle disegno politico di una parte? Quando si ricordano i massacri dei titini verso gli italiani, leggo in giro ancora diverse valutazioni sui fatti, quasi un'opera "negazionista" che non fa bene al nostro essere italiani. Auspico dunque, nella Giornata del Ricordo, che questo sia sereno, autentico ed obiettivo. Sia momento di riflessione attenta su un altro dei crimini dell'umanità: il massacro di migliaia di italiani nelle fosse comuni iugoslave»

In chiusura la sindaco fa la domanda giusta: sappiamo davvero cosa sono le foibe? Credo che avrebbe bisogno di ripetizioni, perché dà dimostrazione di avere delle lacune in merito o perlomeno un po' di confusione. Per non parlare del sentirsi italiani. La sindaco dimentica che nel 1950 iniziò un percorso economico-industriale con gli accordi della CECA (Comunità Economica del Carbone e dell'Acciaio) che ha portato agli accordi di Maastricht e alla Costituzione europea di Lisbona. Quindi a parte il nazionalismo fuori tempo massimo, converrebbe alla sindaco limitarsi pedissequamente alla norma istitutiva della Giornata del Ricordo e cioè promuovere la conoscenza specialmente nelle scuole. Senza regalare opinioni parziali atte esclusivamente a orientare l'opinione pubblica. Dicasi strumentalizzazione. 

10.02.2014
Vito Stano 

martedì 28 gennaio 2014

Storia dell'impero fascista. Indro Montanelli e le gesta del XX Battaglione Eritreo

In queste settimane si parla di storia: Olocausto, Shoah, sterminio, genocidio, fascismo, nazismo, questi sono i termini che risuonano tra telegiornali e programmi di approfondimento del servizio pubblico. Personalmente non rinchiudo la storia al mese della Memoria o, a febbraio, a quello del Ricordo, ma mi impegno a saziare la mia sete di conoscenza durante tutto l'anno. E proprio perché il mio approccio è questo che dall'edicolante di sempre, l'eterno verde Guglielmo, soltanto qualche settimana fa ho avvistato e poi acquistato XX Battaglione Eritreo, il primo romanzo di Indro Montanelli. La pubblicazione del volume è curata dallo storico Angelo Del Boca, studioso di fama che con l'autore fino a prima che spirasse ha lottato a suon si documenti originali e ricostruzioni storiche. L'argomento di discussione era la campagna d'Africa che l'Impero fascista ha condotto durante la metà degli anni Trenta. Indro Montanelli, considerato il più grande giornalista italiano del Novecento, nelle fila dell'esercito italiano si arruolò volontario e dall'Abissinia, oltre a prender parte alle rincorse della prima linea, ebbe modo di scrivere numerosi articoli, alcuni testi per il teatro e anche alcuni romanzi. Il libro, pubblicato da Rizzoli, raccoglie il primo romanzo appunto e in appendice le lettere rimaste inedite che il giornalista e scrittore toscano inviava ai suoi genitori. Dal libro, interessante e retorico, come l'Era fascista imponeva e predicava, si evince sia la vita degli ufficiali italiani sia la brutalità delle azioni compiute dagli ascari, gli indigeni arruolati nelle fila dell'esercito imperiale. Retorica pura. Faticoso da leggere. Invece le lettere le ho trovate più interessanti, poiché emerge il vero interesse di Indro Montanelli, cioè la voglia di vedere pubblicati i suoi scritti. Dalle lettere ai genitori emerge anche la difficoltà di far comprendere che quanto si dice e si sente in Patria a volte non è propriamente corretto. Che le cose li giù (in Africa) vanno bene, la guerra in realtà è un'attesa logorante e un eterno camminare, smontare le tende da campo, rincorrere gli scioani (i nemici locali) e lasciare gli ascari a fare razzia. 

Da sempre la storia e la geografia sono le materie che prediligo, ma questo periodo ahimé non ho ancora avuto modo di approfondirlo. Il lavoro di Del Boca, permesso dalla famiglia Montanelli, è prezioso per due motivi: in primis perché scopriamo la vita precedente del padre nobile del giornalismo italiano; e in secondo luogo perché questo volume ha dato l'avvio alla conoscenza di un periodo storico, quello delle guerre coloniali, e delle nefandezze compiute in quelle terre lontane, del quale poco si parla e troppo si mistifica.

28.01.2014
Vito Stano     

martedì 24 dicembre 2013

Cultura. Passato e presente: memorie e storie comuniste in Terra di Bari e in Puglia

Il partito comunista italiano è stato un protagonista essenziale e imprescindibile della resistenza antifascista e della fondazione della repubblica democratica. Nell’assemblea Costituente i comunisti contribuirono in maniera determinante alla stesura della Costituzione che pone il lavoro e non la proprietà privata capitalistica a fondamento della repubblica. E sono stati determinanti – con la loro organizzazione capillare e radicata nel territorio – nelle lotte per la difesa della democrazia, per il riconoscimento e l’ampliamento dei diritti dei lavoratori, per l’emancipazione delle classi subalterne. Questo apporto fondamentale è oggi denegato. Le nuove generazioni ignorano la storia dei comunisti, le vecchie tendono a rimuoverla.

L’associazione “Marx XXI” – al pari dell’associazione “Futura umanità”, sorta con la finalità specifica di sottrarre alla rimozione la storia dei comunisti italiani – si propone, tra le altre sue attività, di recuperare la memoria storica dei comunisti. Proviamo a farlo proponendo un percorso che raccolga le testimonianze dirette di alcuni militanti (a partire dalla Terra di Bari e dalla Puglia e, ad un tempo, il lavoro storico degli studiosi,  per addentrarsi in una storia che molto può insegnare per risollevarsi e riscattarsi dalla miseria presente. Tutti coloro che sono interessati all’organizzazione di questo percorso di incontri sono invitati ad intervenire alla riunione di venerdì 27 dicembre, alle ore 18,00, presso la sede dell’associazione Marx XXI di Bari in strada privata Borrelli al civico 32 (di fronte al Piccolo Teatro, a qualche minuto dalla stazione e dal parcheggio dell’ex Rossani in C.so B. Croce). Per altre informazioni è possibile contattare Andrea Catone al numero 388.9226560.

Invece la presentazione con Luciano Canfora e Ugo Villani del libro 'La trappola. Il vero volto del maggioritario', prevista per venerdì 20 dicembre, è stata spostata a venerdì 10 gennaio alle ore 18,00. Sarà presentata per l'occasione, grazie all'Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico e all'interessamento di una delle sue collaboratrici, Milena Fiore, una delle "filmine" storiche, realizzate in economia e curate da Mino Argentieri, che il PCI proiettava tra il 1952 e il 1953 nelle sue sezioni e durante le iniziative di massa contro la "legge truffa" (durata 14'). A partecipare all'iniziativa di venerdì 10 gennaio con il loro contributo di idee e di proposte sono vivamente invitati i rappresentanti dei partiti e delle associazioni democratiche e antifasciste, a cominciare dall'ANPI, dei sindacati dei lavoratori, e i cittadini tutti che hanno a cuore la difesa e l'attuazione della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza.

mercoledì 11 dicembre 2013

La Gran Bretegna e la questione jugoslava. Rosario Milano presenta il suo libro

Chi mi conosce saprà di certo del mio amore per la Storia. Saprà anche, perché a volte mi capita di ripetermi (abitudine compulsiva mutuata dalla nonna), che mi sarebbe piaciuto fare un dottorato, ma che poi a causa del lavoro, che c'era e che ora manca, ho abbandonato gli studi specialistici e quindi, per adesso, anche l'idea di conseguire un dottorato di ricerca. 

Intanto per fortuna c'è qualcuno che, per quanto navighi in acque non calme, è riuscito comunque, grazie alla sua abnegazione, a portare a termine il dottorato di ricerca in Studi Storici, Geografici e delle Relazioni Internazionali, Storia dei Paesi del Mediterraneo - Storia delle Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’. Quel qualcuno è Rosario Milano, oggi cultore della materia (già dottore di ricerca). 

Rosario Milano ha, finalmente, dato alle stampe due sue fatiche, di cui martedì 17 dicembre a Gioia del Colle si terrà la presentazione. In questa occasione sarà presentato al pubblico il libro 'La Gran Bretagna e la questione jugoslava (1941-1947)edito da Adda (Bari, 2013). La serata avrà luogo presso il Mesalibre (ristorante spagnolo) in via Giovanni XXIII, n. 53 a di Gioia del Colle alle ore 18,00.

Per coloro che volessero fare un regalo inusuale a Natale o all'Epifania, a  questo indirizzo web è possibile acquistare una copia del libro. 

11.12.2013
V.S. 

sabato 2 novembre 2013

Cassano delle Murga. 4 novembre: cerimonia al parco della rimembranza

Dopodomani è il 4 novembre e la giornata come di consueto sarà dedicata al ricordo dei caduti di tutte le guerre. Cassano delle Murge si approccia a questa giornata con il parco della rimembranza rinnovato, di cui abbiamo scritto ieri. Di seguito il comunicato ricevuto dall'ufficio stampa del Comune. V.S.


dal Palazzo
Sarà ufficialmente inaugurata lunedì 4 novembre la rinata piazza Dante. Dopo i lavori di restauro, il giardino dedicato ai Caduti di tutte le guerre finalmente è fruibile dalla collettività. L'inaugurazione coincide con la festa delle forze armate e prevede una cerimonia pubblica oltre ad un'altra iniziativa che si terrà nel pomeriggio. Il programma di lunedì prossimo prevede alle 10,30 la Santa Messa in piazza Dante; quindi l'omaggio ai Caduti; il discorso del sindaco Maria Pia Di Medio e del rappresentante dell'associazione Combattenti e Reduci. A seguire le autorità presenti taglieranno ufficialmente il nastro che decreterà la riapertura del giardino di piazza Dante. 

Nel pomeriggio dalle 17,00 nella sala consiliare, la giornata in onore delle forze armate e in suffragio dei Caduti di tutte le guerre proseguirà con la presentazione del libro ‘Il massacro della Divisione Acqui’ (Suma editore) di Vitoronzo Pastore, quindi la proiezione del film-documentario ‘Onora il padre’. Interverranno il professor Antonio Giordano (storico e scrittore), la professoressa Anna Maria Dimaggio (docente dell'IISS Colamonico-Chiarulli di Acquaviva), Gustavo Delgado (giornalista), Antonio Peragine (direttore editoriale del Corriere di Puglia e Lucania nel mondo), Michele Miulli (capitano dell'Arma dei Carabinieri), Italo Interesse (scrittore e giornalista del 'Quotidiano di Bari'). Saranno presenti: il Ten. Col. Donato Marasco (direttore del sacrario militare caduti d'Oltremare di Bari), Leonardo Massaro superstite di Cefalonia.

«Per noi quest'anno il 4 novembre assume un rilievo particolare – spiega il sindaco Maria Pia Di Medio – perché facciamo coincidere questo evento con la riapertura ufficiale di piazza Dante rimessa finalmente a nuovo e dove mancano solo alcuni dettagli. Già in questi giorni, con il giardino aperto, abbiamo potuto apprezzare come tantissime famiglie sono tornate a passeggiare in piazza Dante e a viverla come un tempo».

«Abbiamo curato ogni dettaglio del restauro per ridare dignità a questo luogo dall'alto valore simbolico per la presenza del monumento ai Caduti», aggiunge la Di Medio. «Spetta ai cassanesi, con la loro partecipazione, vivere piazza Dante in ogni momento e impedire la presenza di vandali», conclude il primo cittadino.

domenica 27 ottobre 2013

Acquaviva delle fonti. Cultura: due appuntamenti in ricordo di Antonio Lucarelli

Durante il mese di Novembre saranno presentati presso la sala Cesare Colafemmina (Palazzo de Mari – Acquaviva delle Fonti) i due testi dati alle stampe dall’amministrazione del Comune di Acquaviva delle Fonti durante lo scorso anno, in occasione del sessantesimo anniversario della morte di Antonio Lucarelli e dedicati alla figura del celeberrimo storico. 


Informazione pubblicitaria


Si tratta del volume ‘Antonio Lucarelli, tra ricerca storica e impegno civile’ scritto dal professor Francesco Liuzzi, e del testo illustrato ‘Il mio coinquilino Antonio Lucarelli’ opera di Arianna Operamolla.

Il primo appuntamento è previsto per giovedì 7 novembre alle ore 18,30, nel corso dell’incontro, dopo i saluti istituzionali, sarà possibile ascoltare gli interventi di Francesco Liuzzi, autore del testo, Ferdinando Pappalardo, docente presso l’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’ e Francesca Pietroforte, presidente del Consiglio Comunale.

Il secondo si terrà giovedì 21 novembre, alle 18,30, con gli interventi dell’illustratrice e autrice del testo Arianna Operamolla, dell’architetto Giovanni Fraccascia e di Francesca Pietroforte. Durante gli incontri saranno distribuite copie dei libri, che resteranno a disposizione dei cittadini presso la biblioteca comunale.

giovedì 25 luglio 2013

Tutti assolti: stasera presentazione del nuovo libro del professor Giordano

‘Tutti assolti’, edito dalla cassanese Messaggi Edizioni ed inserito nella collana Saggistica, è il nono volume scritto dallo storico e saggista cassanese. Il libro, quarta opera frutto del connubio tra Giordano e la Messaggi Edizioni (dopo ‘Nel nome di Maria’ del 2000, ‘Io sto con i Savoia’del 2001 e ‘Il bandito Servodio’ del 2010) verrà presentato giovedì prossimo, 25 luglio, nel corso della manifestazione ‘La Cultura della Murgia’ in piazza Moro alle ore 20.00. Modererà l’incontro il giornalista cassanese Gian Vito Cafaro. 

Dalla presentazione dell’avvocato Rocco Campanale: «Tutti assolti, un titolo emblematico che non solo riecheggia l’esito del giudizio a carico dei nostri sei concittadini, ma che racconta anche la catarsi di tanti illustri personaggi che, pur essendo contigui e parte attiva del regime fascista e beneficiari di prebende e onoreficenze, con la caduta dello stesso regime, si lanciarono in una corsa degna di un centometrista per assumere una nuova veste immacolata. 

Per questioni logistiche, belliche e storiche il Sud Italia non fu interessato dalla guerra fratricida che imperversò nel resto d’Italia, ma certamente vi furono tante vicende simili a quella narrata dal professor Antonio Giordano, che sono l’epilogo naturale della caduta di un regime».

giovedì 27 giugno 2013

Revisionismo e strumentalizzazione politica: no al monumento a Graziani

Le rete colpisce ancora, la campagna lanciata da Igiaba Scego su Change.org per chiedere al presidente della Regione Lazio Zingaretti di adottare una soluzione per rimuovere il sacrario militare alla memoria di Rodolfo Graziani, gerarca iscritto nella lista dei criminali di guerra dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra, ha raggiunto il suo obiettivo: a pochi giorni dal lancio della petizione e dopo oltre 13mila adesioni Zingaretti ha annunciato lo stop al sacrario.    

«In un momento così difficile della storia repubblicana  ha scritto Igiaba Scego  hai dato con la tua firma, con il tuo crederci fino in fondo, un segnale importante al paese. E tutti insieme abbiamo evitato che la nostra bella Italia diventasse lo zimbello del mondo. Io (come te del resto) mi sono sentita male per quel quel monumento dedicato al gerarca fascista. Non potevo tollerare un affronto simile alla mia regione, al mio paese e alla costituzione repubblicana. E dall'inaugurazione di questa oscenità che stavo male e che mi impegnavo in iniziative su iniziative per l'abbattimento del medesimo o riconversione. Poi un giorno ho lanciato questa petizione sulla piattaforma Change.org e subito una battaglia di pochi si è trasformata nella battaglia del paese. Ora la mia speranza è che questa vittoria possa far scattare qualcosa di bello e positivo nel nostro paese».

(fonte Charge.org)

sabato 27 aprile 2013

Dalle aule universitarie agli schermi tv: prof. Ennio Triggiani spiega l'Ue


La crisi economica sembra ad oggi l'unica preoccupazione, ma l'incrinatura politico-istituzionale che fa tremare l'Unione Europea non è meno grave; il problema è che la sua percezione non è così forte, forse soprattutto alle nostre latitudini. Molti cittadini italiani non guardano a Bruxelles come invece dovrebbero, anche a causa di una scarsa consapevolezza storica. 

Questa condizione, con la necessità di offrire migliori strumenti per facilitare la comprensione della nostra quotidianità ha convinto TgNorba24 a proporre un approfondimento settimanale a partire da domenica 28 aprile dal titolo 'Zoom Europa'. 

L'idea è frutto della collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi 'Aldo Moro' di Bari e lo sportello Europe Direct Puglia; ogni domenica saranno proposti servizi sul Parlamento europeo, sulla storia dell’integrazione dell’UE, oltre che sondaggi ai cittadini e interviste ad esperti ed europarlamentari. A fare da guida in questo viaggio, condotto dal giornalista Maurizio Marangelli, sarà il professor di Diritto dell'Unione Europea Ennio Triggiani. 

'Zoom Europa' andrà in onda ogni domenica alle 17,00 sulla rete all news del gruppo Norba al canale 180 del digitale terrestre e 510 di Sky.

27.04.2013
Vito Stano

venerdì 12 aprile 2013

Bari murattiana: nel bicentenario del borgo tra architettura e fotografia


La storia di Bari passa dal recupero della memoria urbanistica: centro murattiano, porto, stazione ferroviaria e della contestuale caotica espansione della città, questi i nodi nevralgici dello sviluppo urbanistico-architettonico della città levantina.

La fotografia è uno strumento utilissimo per ricostruire la storia delle città e proprio in questi giorni nei quali il salotto cittadino barese è movimentato dalla musica andalusa a galiziana per le giornate di promozione turistica della Spagna,  la Galleria Spazio Giovani, sulla muraglia che guarda sul lungomare in via Venezia al civico 41, sabato 13 aprile alle 19,00 si terrà una conversazione dal titolo 'Murat senza filtro. 1813-2013 duecento anni di architettura al centro di Bari' nell’ambito dell’evento 'Fotografare la città. Le trasformazioni delquartiere Murat, un percorso tra arte e storia' con l’architetto Antonio Labalestra, che è autore di saggi, articoli e recensioni dedicati principalmente al rapporto tra arte e architettura e tra storia, teoria e progetto, con pubblicazioni autonome e su riviste italiane di settore, tra queste: XY dimensioni del disegnoSegnoL’Industria delle CostruzioniPaesaggio UrbanoDisegnare idee immagini e Progetti

Al termine della comunicazione, durante la cerimonia di chiusura dell’evento, saranno premiati i lavori giudicati più interessanti tra i partecipanti alla mostra 'Fotografare la cittàraccontare la cittàLe trasformazioni del quartiere Muratun percorso tra arte e storia' a cura dell’associazione Camera 231. Per l'occasione saranno percorsi gli aspetti storici relativi e le mutazioni occorse nel quartiere murattiano fondato nel 1813, che si estende da corso Vittorio Emanuele fino via Quintino Sella, da corso Cavour fino alla Stazione Ferroviaria. 

Una narrazione che riprende il percorso proposto dalla curatrice Caterina Rinaldo tra «le corti silenziose dei palazzi signorili, simili a quinte di teatro, su cui si aprono lucernai dimenticati tra il nuovo che avanza e il vecchio che resiste; come le ardite sperimentazioni di Vittorio Chiaia o le raffinate architetture di Vito Sangirardi; di come l’esuberante eclettismo di Ettore Bernich o le lunghe prospettive che si aprono verso la città moderna, ricordando l’ambizione che accompagnò, nel 1813, la nascita del nuovo quartiere e le decisioni che, a partire dal 1955, ne decretarono l’inizio della distruzione».

12.04.2013
Vito Stano

domenica 10 febbraio 2013

Tra storia e attualità: i seminari dell'associazione Marx XXI a Bari


La cultura è il motore della crescita socio-politica: l'associazione politico-culturale Marx XXI di Bari ha organizzato dei seminari di studio e riflessione critica relativi al  ventennio italiano 1989-2012. Di seguito il calendario dei seminari che si terranno presso la sede della biblioteca a Bari in via Borrelli 32 (di fronte al Piccolo teatro, a pochi passi da Storie e dal parcheggio dell’ex caserma Rossani di via B. Croce): lunedì 11 febbraio, alle ore 18,30 Giovanni de Francesco, avvocato del lavoro Diritto del lavoro: riforma o abolizione? Lunedì 18 febbraio, alle ore 18,30 Gaetano Bucci, docente di Diritto Pubblico, Università di Bari La trappola della sovranazionalità. Italia e UE da Maastricht al Fiscal Compact. Lunedì 25 febbraio, alle ore 18,30 Andrea Catone, associazione Marx XXI La demolizione della Costituzione del 1948. Lunedì 4 marzo, alle ore 17,00 Guglielmo Forges Davanzati, Università di Lecce Le politiche di austerità: un’analisi critica.

Lunedì 11 marzo, alle ore 18,30 Augusto Ponzio, Università di Bari Le ideologie del ventennio. Lunedì 18 marzo, alle ore 18,30 Margherita Ciervo, Università di Foggia; Contratto mondiale dell’acqua La lotta per i beni comuni. Gaetano Colantuono, docente nei licei; Ivan Scarcelli, Università di Bari Dalla pantera ai NoTav. I movimenti degli anni 1990-2010. Lunedì 25 marzo, alle ore 18,30 Tonino Camuso, Osservatorio sui Balcani di Brindisi e responsabile redazione di “Puglia antagonista” L'Italia in guerra. Italia e NATO. Dalla prima guerra del Golfo alle missioni umanitarie”, passando per i bombardamenti su Belgrado. Lunedì 8 aprile, alle ore 18,30 Nico Perrone, Università di Bari Privatizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico

A seguire sono previsti i seminari: Le politiche neoliberiste nella scuola e nell'universitàIl ruolo delle mafie nella società italiana

INFO: marx21bari@libero.it - 3889226560

martedì 5 febbraio 2013

Foibe giuliane: in attesa dell'annuale retorica sui buoni italiani


E come ogni anno ci siamo quasi: la giornata del Ricordo delle vittime delle foibe giuliane. Il 10 febbraio da qualche anno (cinque se non erro) a Cassano delle Murge si organizzano incontri, pseudo convegni, commemorazioni di carattere revisionista, con spiccato accento nazional-patriottico molto caro alla destra missina, figlia della cultura dell'intolleranza e dell'odio del regime fascista. Potrebbe essere facile sbrogliare il nodo della "questione foibe" se soltanto se ne avesse la volontà, ma a quanto pare l'unica volontà che è stata palesata dalle due amministrazioni succedutesi a Cassano delle Murge e in particolare dai due assessori alla Cultura delle ultime due consigliature (Silvio Missoni e Pierpaola Sapienza, entrambi di provenienza Alleanza Nazionale) è quella di ripulire il vestito vecchio dei nonni e padri politico-ideologici. L'amministrazione Di Medio però si è distinta dalla precedente per aver intitolato, non appena eletti, un parco giochi nella zona Sacra Cuore (conosciuta come zona 167) ai  «martiri delle foibe». In quella zona popolare forse pochi sanno cosa sono le foibe e chi ha subito il detto martirio. Forse sarebbe stato più corretto intitolare quel parco alla memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi in due distinti attentati da Cosa nostra: non vi è dubbio che l'apposizione di una targa alla memoria di due servitori dello Stato in una zona popolare, in cui risiedono e che per anni è stata il covo di noti soggetti atti a delinquere, avrebbe avuto un significato più coerente. 


Del resto nei tanti incontri (memorabili quelli organizzati da Missoni e Santorsola in sala consiliare) gli esperti e i presunti storici, chiamati a fare la lezione agli ignari residenti di Cassano delle Murge, erano tutti parte in causa (figli di cosiddetti "esuli" e addirittura repubblichini appartenenti alla X Mas). Mai uno storico (Pupo, Valdevit, Pallante) o un pubblicista (Oliva, Sessi, Giraudo) perché non sarebbe funzionale alla tesi che vuole la destra post-missina (capeggiata dagli onorevoli Fini e Menia) impegnata a sdoganare il peggio della storia nazionale (fascismo e Mussolini inclusi) tentando di far passare anche per legge l'equiparazione dei repubblichini fascisti ai partigiani. La strumentalizzazione politica della storia (messa in moto proprio dalla destra post-fascista in tutto il lungo dopoguerra italiano) viene innalzata da qualche anno a supremo male dai militanti di destra, dimentichi di aver generato con le loro iniziative emozionali e retoriche soltanto confusione. La memoria dei defunti (che non potranno essere mai equiparati per le gesta compiute in vita, in quanto i primi carnefici e e i secondi vittime) è possibile comunque coltivarla grazie alla comprensione storica e non alla continuata e costante strumentalizzazione politica.


A questo proposito segnaliamo una iniziativa organizzata per mercoledì  alle 11,00 presso l'Ateneo barese, nell'aula IV al secondo piano. All'incontro-dibattito sulla "questione foibe". interverranno Student* In Lotta, Andrea Catone, Marco delle Rose.
Nell'aula V alle 16,30 è stato organizzato un approfondimento sui crimini fascisti nei Balcani con proiezione di Fascist Legacy.

05.02.2013
Vito Stano