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mercoledì 12 febbraio 2014

Animali in cattività. Giraffa uccisa e data in pasto ai leoni in uno zoo di Copenaghen

Ricordo che da piccolino con i miei fratelli e i miei genitori andammo a vedere gli animali allo zoo di Fasano, in provincia di Bari. All'epoca non conoscevo cosa significasse la locuzione animale in cattività. Ma una cosa la ricordo bene, non mi divertii per niente. Indubbiamente è stata un'esperienza formativa, che in qualche modo lego anche alla vicenda dei circhi che prevedono spettacoli con animali ammaestrati, ma quella esperienza posso dire che è stata l'occasione per iniziare una lunga riflessione sulla vita dietro le sbarre degli animali cosiddetti esotici. Tutto ovviamente al solo scopo di produrre utili. La vita sofferente in gabbia di grandi carnivori o erbivori per divertire ignari bambini. Non credo affatto alla barzelletta della tutela delle specie. Le bestie rinchiuse soffrono. E questo dovrebbe bastare per cambiare questo sistema di sfruttamento della vita a scopo di lucro. Questa storia mi è tornata alla mente quando su RaiNesws24 ho ascoltato con apprensione la fine ingloriosa che è capitata alla giraffa Marius nello zoo di Copenaghen. La vita di questo giovane esemplare di giraffa si è interrotta bruscamente, con un colpo di pistola perché era il frutto di un accoppiamento tra consanguinei. Questa cosa avrebbe, secondo il direttore dello zoo, potuto creare problemi alla perpetuazione della specie. Ai responsabili di questa azione scellerata non è bastato uccidere la giraffa sotto gli occhi di decine di bambini visibilmente scossi dello spettacolo, costoro hanno fatto a pezzi il corpo senza vita dell'esemplare e l'hanno dato in pasto ai leoni presenti anch'essi nella struttura della capitale danese. Questa è la storia. L'Unione Europea ancora una volta compare come protagonista al negativo nella vicenda: la bestia stante alle norme comunitarie non poteva essere trasferita in altra struttura,  né tantomeno castrata.

Ovviamente in rete, com'era prevedibile, sono state create petizioni: segnalo  a proposito quella promossa da Rosella Sguerrini che vuol gridare al mondo «basta agli abusi sugli animali e sul potere dell'uomo di decidere sulla vita di poveri animali in cattività. Firmiamo perché sia fatta». Le email sono indirizzate al primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt e al direttore dello zoo di Copenaghen Bengt Holst. È importante precisare che la giovane giraffa non è stata soppressa con un’iniezione letale, perché in tal caso la sua carne sarebbe stata contaminata. La sua vita è finita non per la legge della natura, ma per quella dell’uomo. La sua colpa? Come detto, la sua colpa è stata quella di essere stata frutto di un rapporto endogamico (tra esemplari parenti). Questo principio è vietato dalle regole degli zoo europei: anche per questo sono state inutili le proposte fatte da altre strutture del Vecchio Continente che si erano offerte di adottarlo.

«A nessuno  si legge nel testo della petizione sulla piattaforma Firmiamo.it – è importato che l’animale godesse di ottima salute. Neanche per meritarsi la castrazione, altra opzione prevista per impedirgli di riprodursi. A nulla soprattutto sono valse le migliaia di firme raccolte in un petizione online con la quale si chiedeva di non uccidere il cucciolo. Bengt Holst, direttore scientifico dello zoo, ha spiegato che i geni di Marius sono già ben rappresentati tra le giraffe dello zoo».  

«Eliminarlo è necessario – ha detto alla BBC  per evitare la consanguineità nel gruppo e mantenere bene la popolazione delle giraffe. Se tutte le specie si riproducono bene, poi si deve accettare che ci sia un surplus di animali che non possono essere inclusi nella catena genetica senza causare problemi di consanguineità».

Per chi ha promosso la petizione quelle del direttore dello zoo sono «scuse per racimolare carne da dare ai felini affamati: bastava castrare il cucciolo e consentirgli di vivere la sua vita, anche se in cattività. Cosa ancora più grave è stato lo spettacolo dell'uccisione esposto anche ai bambini: davvero disgustoso! Diciamo basta agli abusi sugli animali e sul potere dell'uomo di decidere sulla vita di poveri animali in cattività».

Emblematica la dichiarazione del direttore dello zoo di Copenaghen. Parlare di surplus è quanto di più squallido si possa fare. Abbattere un esemplare in salute per una ragione discutibile e giustificare l'azione con l'eccesso numerico della specie nella struttura. Se questo è un uomo, parafrasando Primo Levi, dovrebbe ricordare che la vita umana o animale che sia non può essere ridotta a codificazioni giuridiche o peggio ancora a definizioni economicistiche. La vita va rispettata sempre. Del resto la "formativa" lezione data ai bambini che hanno assistito al macabro spettacolo la dice lunga sulla necessità di rieducare gli adulti al rispetto del prossimo prima che siano loro a "educare" le nuove generazioni.  

12.02.2014
Vito Stano

martedì 5 novembre 2013

Bari. Seminario: operazioni di pace delle Nazioni Unite. La collaborazione tra ONU e EU

Le operazioni di pace e i processi di mediazione delle Nazioni Unite. La collaborazione tra ONU e EU. Di questo si parlerà a Bari giovedì 7 novembre alle ore 10,00 presso l'aula Vincenzo Starace all'interno del palazzo 'Pasquale Del Prete' in piazza Cesare Battisti. 

Milioni di persone ogni giorno vivono in pericolosi teatri di guerra. Molte sono le missioni di pace sparse per il mondo, che richiedono grande responsabilità, perseveranza e soprattutto diplomazia. Il tradizionale impegno internazionale in missioni di pace e umanitarie non riguarda più soltanto gli aspetti militari e di sicurezza, ma un insieme di attività volte al consolidamento della pace che vanno dall’ordine pubblico all’amministrazione civile, dallo Stato di diritto al controllo delle frontiere. Posta la stretta connessione esistente tra peacekeeping, peacebuilding e nationbuilding, l’Italia e l’UE sostengono con convinzione sia sul piano logistico e operativo sia sul piano della formazione che della dotazione finanziaria alle azioni di pace condotte o autorizzate dall’ONU.

Per parlarne l’Università di Bari Aldo Moro insieme al Centro di Informazione dell’Unione europea Europe Direct Puglia e al Centro di Documentazione Europea hanno organizzato un seminario sul tema. La relatrice sarà Letizia Rossano, funzionario dell’Ufficio di Coordinamento per le questioni umanitarie dell’ONU. A introdurre il tema saranno il professor Giovanni Cellamare e la professoressa Marina Castellaneta. 

mercoledì 25 settembre 2013

Carne destinata all’UE minaccia la sopravvivenza degli Indiani incontattati

Parojnai è uno dei tanti Ayoreo morti di malattia dopo il contatto forzato 
con gli esterni. © Survival
La Yaguarete Pora aderisce al Global Compact, un’iniziativa lanciata dalle Nazioni Unite per incoraggiare le compagnie ad agire in conformità con i principi che «sostengono e rispettano la protezioni dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale». Tuttavia, il suo lavoro mette in grave pericolo le vite degli Ayoreo incontattati che, oltretutto, non hanno difese immunitarie verso le malattie importate dall’esterno e rischiano di essere sterminati in caso di contatto con gli operai. In un recente rapporto consegnato all’ONU, la Yaguarete ha rivelato di aver già avviato allevamenti di bestiame nelle terre degli Ayoreo e di aver iniziato a esportare parte della carne in Europa. Il rapporto, però, non fa alcun riferimento alla presenza di gruppi incontattati nell’area. Per far spazio ad allevamenti di bestiame che producono carne per il mercato europeo, vengono abbattute le foreste in cui abitano gli ultimi gruppi di Indiani incontattati sopravvissuti in Paraguay. A confermarlo sono nuove immagini satellitari, che accusano la compagnia brasiliana Yaguarete Pora di abbattere la casa ancestrale degli Indiani Ayoreo, nel nord del paese. Alcuni Ayoreo sono tutt’oggi incontattati e sono costretti alla fuga continua davanti all’incalzare degli allevatori di bestiame che occupano gran parte della loro terra.

Survival International ha scritto alla Commissione Europea sollecitando un’indagine sulle importazioni di carne prodotte dalla compagnia. Nel tentativo di rinverdire il suo lavoro e la sua immagine, la compagnia ha dichiarato «riserva naturale privata» alcune aree della sua terra. Tuttavia, quel territorio è proprietà ancestrale degli Ayoreo, che da più di vent’anni chiedono di vedere riconosciuti i propri diritti territoriali. Negli ultimi anni, molti degli Ayoreo che sono stati costretti ad uscire dalla foresta sono morti, e molti altri sono in fase terminale. In generale, le foreste del Paraguay vengono abbattute molto rapidamente per soddisfare le richieste di carne provenienti anche dai mercati africani, nordamericani e russi.

«La Yaguarete Pora sta scandalosamente ignorando i nobili principi che si era impegnata a rispettare, e le Nazioni Unite sembrano incapaci di intervenire» ha dichiarato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. «Non è la prima volta che la compagnia viene sorpresa a compiere questi atti: quand’è che il Paraguay smetterà di mettere in pericolo le vite degli Indiani?».

Nota ai redattori:

martedì 24 settembre 2013

Ilva: l'Unione Europea avvia procedimento di infrazione contro l'Italia

Avevamo dato notizia qualche giorno fa delle possibilità di una procedura d'infrazione che Bruxelles avrebbe potuto aprire nei confronti dell'Italia a causa dell'affaire Ilva di Taranto. 

Oggi si apprende dal sito internet del Corriere del Mezzogiorno che «la Commissione Ue si avvia ad aprire una procedura di infrazione contro l'Italia per l'Ilva di Taranto. Secondo fonti europee, il provvedimento, salvo un colpo di scena dell'ultimo momento, sarà ufficializzato già dopodomani. La documentazione arrivata dall'Italia nel fine settimana è stata infatti giudicata insufficiente. La proposta di messa in mora dell'Italia  primo passo della procedura d'infrazione  è stata preparata dai servizi del commissario Ue responsabile per l'Ambiente Janez Potocnik, sulla base delle direttive sulle emissioni degli impianti industriali (Ippc), e sulla Responsabilità ambientale. 

Il provvedimento arriva dopo un intenso scambio di lettere con le autorità italiane iniziato nel 2012. Nuovi documenti sono arrivati a Bruxelles anche negli ultimi giorni, per scongiurare l'iniziativa».   

24.09.2013
V.S.
 

lunedì 23 settembre 2013

Taranto: possibile infrazione europea per la questione Ilva di Taranto

In merito alle dichiarazioni riportate qualche giorno fa da varie agenzia stampa relative a una possibile infrazione della Commissione Europea nei confronti dell'Italia a causa della situazione dello stabilimento Ilva di Taranto, le associazioni PeaceLink e Fondo AntiDiossina, titolari della denuncia presso la Commissione Europea e interlocutrici dirette delle istituzioni europee sul caso Ilva, rilasceranno le debite considerazioni e interviste solo in seguito all'annuncio dell'avvenuta infrazione qualora dovesse essere confermata in sede di Collegio dei Commissari dell'Unione Europea che, come avanzato da una agenzia stampa internazionale, si terrà entro fine settembre 2013. 

23.09.2013
V.S.

giovedì 5 settembre 2013

Biocidi: nuovo regolamento. Da settembre nell'UE aumenta la sicurezza

Dal 1º settembre  è applicabile all’intera Unione europea un nuovo regolamento sui biocidi, che aumenterà sensibilmente la sicurezza e semplificherà la procedura di autorizzazione di biocidi utilizzati e immessi sul mercato dell'UE. I biocidi sono sostanze chimiche utilizzate per eliminare gli organismi nocivi come i parassiti e i germi (ossia muffe e batteri) e comprendono insettifughi, disinfettanti e prodotti chimici industriali, quali pitture antivegetative per navi e preservanti per vari materiali. Il nuovo regolamento sui biocidi n. 528/2012 consente di chiedere un'autorizzazione di biocidi per l’intero mercato dell'Unione, per immettervi direttamente i prodotti.

Le imprese hanno a disposizione due possibilità per chiedere l'autorizzazione a immettere i loro prodotti sul mercato: la prima, che sarà probabilmente utilizzata dalle grandi imprese, stabilisce che le società debbano presentare una domanda all'ECHA e che, se ritenuto sicuro, il prodotto possa essere venduto in tutta l'UE; la seconda può risultare più attraente per le numerose piccole e medie imprese in questo settore, in quanto stabilisce che le imprese presentino una domanda alle proprie autorità nazionali per vendere un prodotto nel loro paese. Se l'autorizzazione è concessa, esse possono successivamente immettere il prodotto sul mercato di altri Stati membri in conformità al principio di riconoscimento reciproco.

Inoltre, semplificando le procedure per l'autorizzazione dei prodotti, i requisiti in materia di dati e la condivisione di dati, l'industria di biocidi non solo potrà risparmiare circa 2,7 miliardi di euro in 10 anni, ma, grazie alla condivisione obbligatoria dei dati, le nuove disposizioni consentiranno di ridurre la sperimentazione animale, incoraggiando un'impostazione più flessibile ed intelligente della stessa.

A norma del nuovo regolamento, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche, l’Echa, fornirà il supporto tecnico e scientifico alla Commissione e agli Stati membri e formulerà pareri sull'approvazione delle sostanze attive e sull'autorizzazione di biocidi da parte dell'Unione. Il regolamento, adottato il 22 maggio 2012, abroga e sostituisce la precedente direttiva 98/8/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'immissione sul mercato dei biocidi, adottata nel 1998 con l'obiettivo di armonizzare il mercato europeo dei biocidi e delle loro sostanze attive e di fornire, al tempo stesso, un elevato livello di protezione per le persone, gli animali e l'ambiente.

Il nuovo regolamento è anche il primo atto legislativo che ha integrato la nuova definizione della Commissione di nanomateriali. Dopo la sua adozione, la Commissione europea ha adottato numerose misure di esecuzione in modo da consentirne la corretta applicazione dal 1 settembre.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina web della Commissione sui biocidi:
Pagina web dell'ECHA sui biocidi:
Pagina web sul nuovo regolamento:


(fonte Europe Direct Puglia)

lunedì 20 maggio 2013

Borghezio-Kyenge: 130mila firme per dire 'no' alle discriminazioni


Quando appena iscritto all'Università iniziai a sentir parlare in modo compiuto di Unione Europea e quindi di diritti uguali per tutti, di Corte di Strasburgo e dunque non soltanto di accordi economici ma anche di pari dignità, devo ammettere ne fui affascinato. In seguito, però, l'Ue è divenuta sinonimo di patto di stabilità, austerità, tagli alla spesa e, come ai tempi del G8 del 2001 a Genova, interruzione di quei diritti costituzionalmente garantiti e riconosciuti anche a Bruxelles. Fu allora che il mio ideale castello mitologico-istituzionale europeo iniziò a presentare delle crepe. Facendo un salto all'oggi, vediamo basiti quel che accade in Ungheria, dove un premier dichiaratamente fascista sta proseguendo le sue politiche antirom e antisemite, tanto da convincere il Congresso Ebraico Mondiale a programmare l'annuale assemblea a Budapest per accendere dei riflettori sulla questione dei diritti delle minoranze.      

E dunque «quando abbiamo lanciato la petizione così scrive Stefano Corradino su Charge.org  per esprimere la nostra solidarietà al neo ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge e per chiedere provvedimenti disciplinari nei confronti dell'europarlamentare Mario Borghezio, per le sue dichiarazioni razziste, non pensavamo di poter raccogliere oltre 130mila firme e di aprire un dibattito sulla rete che travalicasse i confini nazionali. Eppure è andata così: la petizione è prepotentemente sbarcata negli uffici dei parlamentari europei di varie nazioni, colpiti dalla indignazione diffusa in Italia nei confronti di un collega che aveva insultato, un ministro. Donna. Nera. 130mila firme che quindi non sono passate inosservate e hanno spinto alcuni gruppi parlamentari a partire dal 'Groupe de l'Alliance progressiste des Socialistes & Démocrate' a chiedere un incontro con noi, i promotori della petizione. Questo è stato possibile solo grazie alla tua firma. Per questa ragione martedì 21 maggio saremo a Strasburgo ad incontrare parlamentari europei di varie nazioni per consegnare loro le 130mila e chiedere di dissociarsi pubblicamente dalle frasi pronunciate dal collega leghista Borghezio. 

E lo chiederemo continua il promotore della petizione Stefano Corradino  anche al presidente del Parlamento europeo Martin Schultz. Poi incontreremo i giornalisti esteri per presentare il risultato della nostra petizione. Nostra, e cioè di tutti quelli che l'hanno firmata per esprimere la propria indignazione. Le dimissioni di Borghezio magari non arriveranno, perché il regolamento del Parlamento Europeo non le prevede, ma il palese dissenso di tanti europarlamentari nei confronti del collega leghista sarà per noi una sfolgorante vittoria!»

Io sono sempre più convinto che se l'Europa vuol ancora essere considerata il baluardo dei diritti, deve dare a livello istituzionale uno scatto di reni, per usare le tanto in voga metafore calcistiche care ai ministri pidiellini del governo Letta, che segni il limite del sopruso e dell'offesa e separi nettamente l'oscurantismo razzista e populista dall'Unione Europea dei diritti e non solo dall'Unione Europea della libera circolazione delle merci e dei denari.

20.05.2013
Vito Stano 

venerdì 3 maggio 2013

L'Unione Europea mette al bando per due anni i pesticidi ammazza-api


Dalla comunità di Avaaz.org apprendiamo che l'Europa ha appena messo al bando i pesticidi ammazza-api. Mega-aziende come Bayer si sono scagliate con tutte le loro forze contro questa decisione, ma una grande mobilitazione della scienza e delle istituzioni ha permesso di vincere la contesa. 

Vanessa Amaral-Rogers dell'organizzazione per la conservazione delle specie Buglife, ha detto: «è stato un voto dal risultato incerto fino all'ultimo ma, grazie a un'enorme mobilitazione dei membri di Avaaz, degli apicoltori e di molti altri, abbiamo vinto! Non ho alcun dubbio sul fatto che i fiumi di chiamate e email ai ministri, le iniziative a Londra, Bruxelles e Colonia, e la gigantesca petizione firmata da 2,6 milioni di persone hanno reso possibile questo risultato. Grazie ad Avaaz e a tutti quelli che hanno lavorato così duramente per salvare le api! ». 

Le api sono fondamentali per la produzione di circa due terzi di tutto il nostro cibo: per questo non appena gli scienziati hanno cominciato a notare che silenziosamente stavano morendo a un tasso terrificante e senza precedenti, Avaaz è entrata in azione. La vittoria è il risultato di due anni durante i quali i ministri stati letteralmente sommersi di messaggi. Nel gennaio del 2011, un milione di persone hanno firmato la richiesta indirizzata alla Repubblica franciese di mantenere il bando sui mortali pesticidi neonicotinoidi. I membri di Avaaz e gli apicoltori hanno incontrato il Ministro francese dell'Agricotura e hanno riempito l'etere facendo pressione affinché si opponesse all'aggressivo lobbying dell'industria e mantenesse il bando, mandando un forte segnale agli altri Paesi europei. La Bayer si è trovata di fronte ad Avaaz e ai suoi alleati che hanno portato la protesta alle sue ultime tre assemblee annuali. I manager e gli investitori del gigante dei pesticidi sono stati accolti da apicoltori, ronzii assordanti ed enormi striscioni con oltre 1 milione di persone che chiedevano loro di sospendere l'uso dei neonicotinoidi finché gli scienziati non avessero verificato il loro effetto sulle api. 

Avaaz ha perfino tenuto una presentazione all'interno di uno dei loro incontri, ma la Bayer ha detto no. A gennaio l'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare ha rilevato che tre pesticidi mettono a rischio in modo inaccettabile le api, così Avaaz è entrata in azione per assicurare che i politici europei rispondessero ai loro esperti scientifici. La petizione è cresciuta velocemente fino a raggiungere 2 milioni di firme. Dopo molte discussioni con i funzionari dell'UE, Avaaz ha consegnato la richiesta proprio nella sede dell'UE a Bruxelles. Quello stesso stesso giorno la Commissione ha proposto una messa al bando per due anni dei pesticidi in questione. 

La battaglia per salvare le api ha cominciato a diventare incandescente tra febbraio e marzo e in tutta l'UE i membri di Avaaz sono entrati in azione mentre tutti i 27 stati dell'UE stavano per decidere se approvare o bocciare la proposta. Non appena i giganti dell'agricoltura, Regno Unito e Germania, hanno dichiarato che non avrebbero votato sì, Avaaz ha pubblicato sondaggi che mostravano l'esistenza di un'enorme maggioranza di inglesi e tedeschi a favore della messa al bando. I membri di Avaaz hanno mandato quasi mezzo milione di email ai ministri UE dell'Agricoltura. Evidentemente preoccupato di avere a che fare con i cittadini, invece che con i soliti lobbyisti dell'industria, il ministro britannico Owen Paterson si è lamentato di un 'cyber-attacco'. 

E poi arriva Bernie: l'ape di Avaaz di sei metri a Bruxelles. Una modalità inusuale per consegnare la petizione mentre i negoziati entravano nelle fasi finali. I giornalisti si affollano attorno a Bernie: tutto ciò ha contribuito anche a spingere il Ministro spagnolo a valutare i risultati scientifici in modo più approfondito e a fargli cambiare posizione. Ma la maggioranza necessaria per la messa al bando ancora non c'era. 

Ad aprile la proposta per salvare le api viene mandata a una commissione d'appello, dando la speranza di poter far cambiare posizione ad altri Paesi. Nel rush finale Avaaz si ha fatto squadra con altri gruppi, tra cui la Fondazione per la Giustizia Ambientale, gli Amici della Terra e la Rete d'Azione sui Pesticidi, oltre ad apicoltri e famosi stilisti di moda amanti delle api, per organizzare un'azione fuori dal Parlamento inglese. In Germania, gli apicoltori invece hanno lanciano loro stessi una petizione rivolta al governo, firmata da oltre 150mila tedeschi in soli due giorni che è stata consegnata a Colonia poco dopo. 

Intanto le aziende di pesticidi compravano spazi pubblicitari per catturare l'attenzione dei burocrati e compravano spazi radio suggerendo altre misure alternative, come piantare fiori di campo. Ma la loro strategia propagandistica è stata ignorata: prima la Bulgaria e poi la Germania hanno cambiato posizione e, dunque, la battaglia delle api si può dichiarare conclusa con successo; metà dei paesi UE, appunto, hanno votato a favore della messa al bando.

Senza dubbio l'enorme petizione di Avaaz e le sue campagne creative hanno contribuito a far fare il salto di qualità, sostenendo il nostro lavoro e quello di altre ONG». Giusto il tempo di festeggiare e la messa al bando da parte dell'UE dovrà essere riconfermata, poiché la sua durata è di soli due anni. 

03.05.2013
V.S.

sabato 27 aprile 2013

Dalle aule universitarie agli schermi tv: prof. Ennio Triggiani spiega l'Ue


La crisi economica sembra ad oggi l'unica preoccupazione, ma l'incrinatura politico-istituzionale che fa tremare l'Unione Europea non è meno grave; il problema è che la sua percezione non è così forte, forse soprattutto alle nostre latitudini. Molti cittadini italiani non guardano a Bruxelles come invece dovrebbero, anche a causa di una scarsa consapevolezza storica. 

Questa condizione, con la necessità di offrire migliori strumenti per facilitare la comprensione della nostra quotidianità ha convinto TgNorba24 a proporre un approfondimento settimanale a partire da domenica 28 aprile dal titolo 'Zoom Europa'. 

L'idea è frutto della collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi 'Aldo Moro' di Bari e lo sportello Europe Direct Puglia; ogni domenica saranno proposti servizi sul Parlamento europeo, sulla storia dell’integrazione dell’UE, oltre che sondaggi ai cittadini e interviste ad esperti ed europarlamentari. A fare da guida in questo viaggio, condotto dal giornalista Maurizio Marangelli, sarà il professor di Diritto dell'Unione Europea Ennio Triggiani. 

'Zoom Europa' andrà in onda ogni domenica alle 17,00 sulla rete all news del gruppo Norba al canale 180 del digitale terrestre e 510 di Sky.

27.04.2013
Vito Stano

martedì 26 marzo 2013

Assistenza umanitaria e prevenzione dei disastri: seminario a Bari


Foto google.com
Le politiche dell’Unione Europea in materia di assistenza umanitaria e prevenzione dei disastri. Di questo si parlerà in un seminario a Bari domani 27 marzo alle 8,30. L’Unione europea è il principale donatore internazionale e in questa veste gode di una posizione unica per far fronte alle sfide globali legate all’assistenza umanitaria e alla prevenzione dei disastri. Affinché gli aiuti vadano a beneficio di coloro che ne hanno più bisogno, dando priorità a determinati settori e ai paesi più poveri, con l’avvicinarsi del 2015 e del termine per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, l’Unione, insieme a tutti gli altri donatori, dovrà potenziare gli sforzi attraverso un programma di cambiamento e una politica di sviluppo più mirata. I due elementi costitutivi del programma di cambiamento sono, da un lato, i diritti umani, la democrazia e il buon governo e, dall’altro, la crescita sostenibile e inclusiva, stimolata attraverso un maggiore impulso a favore dell’inclusione sociale e dello sviluppo umano, del lavoro dignitoso, del commercio e dell’integrazione regionale, dell’agricoltura sostenibile, dell’approvvigionamento energetico e dell’accesso all’energia

Per parlarne l’Università di Bari Aldo Moro, insieme al Centro di Informazione dell’Unione europea Europe Direct Puglia e al Centro di Documentazione Europea, organizzano un seminario sul temaRelatrice Letizia Rossano, funzionario dell’Ufficio di Coordinamento per le questioni umanitarie dell’Onu. 
Il seminario si terrà nell’aula Starace dell’Università di Bari (II piano Piazza Casare Battisti, 1) mercoledì 27 marzo con inizio alle ore 8,30.

martedì 12 marzo 2013

Stop ai test cosmetici sugli animali: da lunedì 11 marzo banditi nell'UE


Da lunedì arriva in tutti i Paesi europei il divieto di testare i prodotti cosmetici sugli animali. Una scelta di civiltà e di ragionevolezza, perché le alternative ci sono.

Una data da ricordare: da lunedì 11 marzo entra finalmente in vigore il divieto, totale e per tutto il territorio comunitario, di testare ingredienti e prodotti cosmetici su animali, e di commercializzarli.

Il divieto imposto nell’Unione Europea è una pagina importante a livello mondiale per il superamento dei tanti, troppi, e troppo spesso inutili esperimenti fatti sulla pelle degli animali. Finalmente le aziende cosmetiche utilizzeranno  altri metodi per testare i vari prodotti. Questa è la dimostrazione, per tutti i settori che continuano, invece, a utilizzare lo strumento della sperimentazione sugli animali, che si può fare diversamente.

Sono ancora troppi in tutto il mondo gli animali inutilmente usati come cavie da laboratorio, senza con ciò garantire maggiore sicurezza per salute, animali e ambiente. L'augurio pertanto è che il divieto imposto dall’UE alle imprese cosmetiche, settore all'avanguardia nella ricerca senza utilizzo di animali, apra una profonda riflessione anche negli altri Paesi, negli altri settori economici e ancor più nel mondo della ricerca affinché si capisca ciò che i cittadini chiedono loro: ossia maggiore rispetto per gli animali e garanzia di solidità e ripetibilità di nuove conoscenze, cosa che la sperimentazione animale sempre più spesso non offre. L’Europa lo ha capito, ora spetta agli altri Paesi rompere questo tabù e perseguire la strada dell'innovazione.

venerdì 1 marzo 2013

Un mondo come piace a te: campagna della Commissione europea


In Europa non mancano le idee. È giunto il momento di premiarle. È indetto l’11 febbraio 2013 e resterà aperto per tre mesi, il concorso Un mondo come piace a te, la nuova campagna promossa dalla Commissione europea per sensibilizzare al problema del clima.

Il concorso vuole essere un invito alle menti creative e innovative di tutta Europa a presentare le loro iniziative a basse emissioni, in modo che possano essere valutate e servire da esempio per altri e contribuire alla creazione di un mondo come piace a noi, con il clima che vogliamo.

Può partecipare qualsiasi tipo di progetto, piccolo o grande, che contribuisca a ridurre o evitare le emissioni di CO2 e a migliorare la qualità della vita delle persone, purché siano iniziative tra le più originali e pionieristiche con un impatto concreto e tangibile.

I progetti vanno presentati per una delle seguenti cinque categorie: edilizia e ambienti di vita; acquisti e alimentazione; recupero e riciclaggio; viaggi e trasporti; produzione innovativa.

Soprattutto i progetti devono essere un esempio ed indicare agli altri come costruire un mondo come piace a noi, con il clima che vogliamo, nonché indurre le persone ad adottare stili di vita a basse emissioni.
Per presentare il proprio progetto e avere informazioni sul concorso vai al sito http://world-you-like.europa.eu/it.
Per ulteriori informazioni si può scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: eu-climate-action@worldyoulike.eu.